Il punto di non ritorno e una nuova rivoluzione all’orizzonte: hanno inevitabilmente creato una rottura che sarà difficile incollare le parole di Boban, che di fatto hanno ufficializzato una crisi tra le due anime del Milan, quella sportiva con il croato, Maldini e Massara, e quella gestionale di Gazidis, uomo di fiducia di Elliott. 

Milan, società a due teste

Problemi non emersi certamente negli ultimi giorni, ma deflagrati con lo sfogo del Cfo milanista, che lamentava il poco rispetto di Gazidis nell’aver contattato Rangnick per la panchina rossonera non interpellando la parte sportiva della dirigenza. Il tutto seguito dal rumoroso silenzio di Elliot: a trarre le conclusioni questa mattina è la Gazzetta dello Sport, secondo cui si potrebbe considerare conclusa l’avventura da dirigente di Boban, e con lui di Paolo Maldini e Massara. Il futuro si chiama Rangnick per la panchina, e dietro la scrivania Hendrik Almstadt, dirigente arrivato a gennaio voluto da Gazidis, e principale sponsor del tecnico ex Lipsia. Salda la posizione anche dell’attuale capo dello scouting Moncada. Un nuovo anno zero, l’ennesimo, all’orizzonte per i rossoneri.

Ibrahimovic, Donnarumma, Rebic: quale futuro?

In tutto questo diventano ancora più spinosi i casi di mercato in via Aldo Rossi: il rinnovo di Ibrahimovic, ad esempio. Lo svedese senza Boban potrebbe decidere di non proseguire al Milan, e altresì secondo la rosea potrebbe essere il nuovo stato maggiore milanista a decidere di non puntare più sul giocatore, per età e per ingaggio. C’è poi la questione Donnarumma: chi si interfaccerà con Raiola per evitare, di qui a gennaio, il rischio di perdere a zero il più grande patrimonio tecnico ed economico della rosa? Chi tratterà con l’Eintracht il riscatto di Rebic, la cui cifra è destinata a salire con il passare delle settimane anche alla luce del grande momento attraversato dal croato? Tutte domande a cui rispondere in futuro: un futuro di cui, tutti gli indizi sembrano andare in una sola direzione, non faranno parte Boban e Maldini.