Una vera e propria piaga del calcio mondiale, che purtroppo ancora oggi non è stata debellata del tutto dentro e fuori dagli stadi e non solo: il razzismo.

Il caso Benatia che ha sentito un'offesa razzista durante l'intervista post derby di Torino e quello di Muntari del Pescara che ha abbandonato il campo a Cagliari, purtroppo sono solo gli ultimi episodi nel campionato di Serie A.

La scorsa stagione infatti, già durante Lazio-Napoli, l'arbitro Irrati interruppe la gara per frasi irriguardose contro il centrale difensivo partenopeo Koulibaly.

Nel 2013 poi, lo sfortunato protagonista fu Kevin Prince Boateng, che durante un'amichevole tra la Pro Patria ed il Milan, si fermò improvvisamente e calciò la palla verso un settore occupato da alcuni tifosi locali che lo stavano offendendo, per poi abbandonare il campo insieme alla squadra.

Arriviamo al campionato 2010/2011 con la sfida Cagliari-Inter: allo stadio Sant'Elia si rischia di non giocare per i fischi a Samuel Eto'o ad inizio partita e durante il riscaldamento.

L'arbitro Tagliavento chiama in mezzo al campo i capitani, poi chiede al quarto uomo di far intervenire lo speaker dello stadio e parte l'annuncio: "In caso di ulteriori cori razzisti la partita sarà sospesa".

Il camerunese scuote la testa, ma poi segnerà un goal capolavoro e si prenderà la rivincita, rispondendo ai suoi detrattori con un'ironica danza della scimmia nell'esultanza.

Eto'o aveva polemicamente esultato alla stessa maniera già in Spagna, sul campo del Saragozza, dopo un goal segnato con la maglia del Barcellona in risposta al razzismo del pubblico della squadra avversaria.  

Nella stagione 2005/2006 invece, durante Messina-Inter in serie A, il difensore dei siciliani Zoro prese la palla e minacciò di abbandonare l'incontro a causa di fischi e insulti sempre a sfondo razzista, ma alla fine fu convinto da compagni e avversari, con Adriano in testa, a concludere la gara.

Tornando ai primi anni del 2000, davvero eclatante fu la vicenda Akeem Omolade, attaccante in forza al Treviso, che entra in campo dalla panchina, in casa nel match contro il Pescara.

La curva del Treviso lo ricopre di fischi, un episodio che colpisce i compagni di squadra, tanto da indurli nella seguente gara interna contro il Genoa, a scendere in campo col volto dipinto di nero: i titolari, i giocatori della panchina e l’allenatore.

Omolade fece il suo ingresso nel corso della ripresa e riuscì anche a realizzare un goal, prendendosi così una grande rivincita verso coloro che lo avevano ingiuriato precedentemente.

Il calcio italiano era stato macchiato già negli anni '80 da una vicenda spiacevole, infatti nell'estate del 1989 ad Udine, ci fu il caso dell'attaccante israeliano Rosenthal, prima ingaggiato e poi rispedito al mittente, dopo lettere minatorie giunte al club friulano, oltre a svastiche e scritte sui muri che inneggiavano ai forni del nazismo.