Cacciato a calci. Anzi: nemmeno e quindi magari. Quando non è sufficiente una faccia da prendere a schiaffi, scatta la voglia di direzionare il colpo più in basso, quello sul quale si è seduti. Sì, perchè il talento è questione di culo perchè ci nasci, ma poi è anche una pianta. Non grassa - anche se hai le spine - e che ha bisogno di poca costanza e di poca acqua, ma una vite. E quella per arrivare ai grappoli e al vino, ha bisogno di cure, altrimenti non bevi, resti disidratato per aver perso l'ennesimo brindisi. Ravel Morrison è arrivato a 24 anni, fatto solo di bollicine, senza capire che di anidride carbonica, che rappresentano la tecnica, non si vive; che manca l'ossigeno del lavoro, di tutti gli allenamenti saltati, tutte le opportunità buttate al vento.

Il Queens Park Rangers, è stata l'ennesima società che gli ha dato fiducia e poi lo ha scaricato, in via ufficiale, a causa di una professionalità mai messa in pratica. Il club inglese non lo riscatterà e nelle prossime settimane tornerà alla Lazio, in un contesto diverso, nuovo e ancora non suo. Morrison non fa parte di nessun luogo, non ha paese, non ha città, non appartiene a nessun ambiente e dimensione. Se non quella, paradossalmente astratta, fatta di otto presenze alla Lazio in due anni e rotti, quella delle speranze del genio calcistico di cui tutti hanno fame, delle Nazioni che hanno bisogno del nuovo trequartista Messia, meglio se dotato di fantasia futurista. 

La realtà di calciatore del ragazzo inglese, amore rinnegato di Ferguson, gemello diverso di Pogba alle giovanili delle United, è rimasto fermo al maggio del 2011, alla vittoria della Youth League. La realtà quotidiana, invece, non si è staccata da Wythenshawe, zona a sud di Manchester, dove è nato. Ritenuta una delle più pericolose della grande città, nel 2007 Il New York Times, la definì: an "extreme pocket of social deprivation and alienation", una "sacca estrema di privazione sociale e alienazione". Lo United ha sempre pescato nelle periferie ragazzi con problemi familiari, economici e di socializzazione. Sono i casi di Ryan Giggs, abbandonato dal padre o di David Beckam che in casa non se la passava meglio, un po' come Scholes e Rio Ferdinand che è cresciuto in uno dei quartieri più poveri della città. Il calcio vissuto come riscatto sociale, quindi, ma così non è andata per tutti, non è andata per Morrison. Phil Brogan è stato l'osservatore dei Red Devils che per primo ha visto Ravel giocare sull'asfalto nel 2001 a otto anni, "con un pallone immaginario". Un collega gli spiegò che se lo voleva davvero, avrebbe dovuto cogliere l'occasione al volo, tenerlo occupato altrimenti sarebbe scappato, perchè il primo problema di Ravel è la noia e lo è tutt'ora. Secondo Brogan Ravel va gestito come un'artista e seppur Ferguson nella sua biografia parla di un ragazzo assalito dai suoi demoni interiori dovuti al contesto familiare e cittadino in cui è cresciuto, l'osservatore dello United non è della stessa opinione: nessuna oscurità di sorta, solo un cordone ombelicale con l'ambiente inquinato che lo ha cresciuto, contesti e persone che lo circondano. Il problema di Morrison quindi, non è dentro, è sempre stato fuori. 
Ibrahimovic, pure quando nei primi allenamenti di Fabio Capello alla Juventus, lo torchiava con la ripetizione estenuante della conclusioni in porta perchè "Ti tirerò fuori l'Ajax a legnate", ha sempre fieramente sostenuto che "Si può far uscire il ragazzo dal ghetto, ma non il ghetto dal ragazzo". Morrison abita però in un non luogo e ciò che ha combinato in Inghilterra riesce a protrarlo in maniera meno appariscente ovunque vada. 

Viene descritto come una persona gentile ed educata ma che si fa prendere molto dall'impeto del momento. E' accaduto con la famiglia, quando a 15 anni ha avuto un litigio particolarmente violento con la madre. Anche i rapporti col padre erano pessimi, tanto da rinnegarne il cognome e portare sulle maglie il solo nome di battesimo. Nel corso degli anni la sua aggressività si è manifestata con la fidanzata, la madre della stessa, il possesso di coltelli. Morrison davanti ad un tribunale ci è finito spesso e l'ha sempre sfangata in modo brillante, quasi al pari di quei scavetti in rete, che chi ha assistito agli allenamenti, giura pure gli si siano inumiditi gli occhi. 

Dopo aver lasciato lo United, è stato prestato e rimbalzato come il fragile "Santos" si comporta sopra l'asfalto rovente d'estate: Birmingham, West Ham, QPR, Cardiff, fino a trovarsi svincolato nel 2015. La Lazio aveva capito già di trovarsi davanti ad un qualcosa da "lisciare" prima con cura e con le carote e infine da trattare tatticamente e disciplinarmente a bastonate. Gli sforzi sono stati vani e il diesse Tare si trova adesso con un pallone di pura plastica che scotta, gonfiato dal sole, dalle troppe occasioni concesse. Eppure l'inglese, non ha nessun rimpianto, nemmeno per l'esperienza allo United: "Alex Ferguson mi ha dato troppe occasioni", ha spiegato una volta ad una testata britannica - Io non credo che avrebbero dato a qualsiasi altro giocatore la quantità di opportunità che hanno riservato a me. Posso solo incolpare me stesso e non cercare scuse". 

Ci ha provato spesso a mettersi i panni del giocatore professionista, tanto che a gennaio scorso ha risposto così all'ex  West Ham e City, Trevor Sinclair: 

Tuttavia non è servito a incrementare le 5 presenze totali in Championship. Ravel resta e resterà in ogni caso un rimpianto per chi ci ha creduto, per chi ha pensato ad un redenzione che non avverrà mai, per coloro che vedono negli errori della giovinezza l'immaturità dell'età, quando non rappresentano altro che componenti del proprio essere: 

"Diventare un nuovo "Hajime" - scrive Murakami Haruki  in "A sud del confine, a ovest del sole" - mi avrebbe permesso di rivedere gli errori del passato. All'inizio mi sembrava possibile, ma alla fine mi resi conto che dovunque andassi sarei rimasto sempre lo stesso. Ripetei gli identici errori del passato, feci soffrire altre persone e feci del male anche a me stesso (...) Avevo appena compiuto vent'anni quando arrivai improvvisamente alla conclusione che non sarei mai diventato una persona degna di fiducia. Commisi diversi sbagli. O forse, più che sbagli, erano una parte imprescindibile di me". 

Difficile che quest'estate Morrison attiri altre chance su di sè, ammesso le voglia e le cerchi. Ancor più difficile che nel momento in cui queste si concretizzeranno e lui batterà ancora la bocca per terra, troverà un dentista pronto a rimettergli quei denti marci che tanto hanno stupito nel 2013 l'ex tecnico del West Ham, Sam Allardyce, che sconsolato capì subito, all'epoca, di avere davanti un ragazzo incapace di prendersi cura di se stesso. 

Fonti: 

SoFoot
BleacherReport
Twitter
The Guardian