Se avesse potuto immaginare, per l’addio a quella che si annunciava come la parte più importante della sua storia di calciatore, un momento, un contesto e un’aria attorno alla squadra, difficilmente avrebbe immaginato di dare l’addio in un momento simile. Con il rapporto tra squadra e tifoseria ai minimi storici, in una partita pleonastica da tutti i punti di vista, al termine di novanta minuti senza nulla da raccontare, in un ambiente con la lampadina spenta da tempo. Difficilmente avrebbe immaginato, soprattutto, arrivando nella squadra campione del Mondo solo un anno e mezzo prima, di lasciarla senza neanche un trofeo alzato al cielo.

Cinque anni sanno essere brevi, cinque anni sanno essere lunghissimi, in casi come quello di Rodrigo Palacio. Specie se alla perenne ricerca di qualcosa che non arriva, e sarà sempre più complicato far arrivare. Nella giornata che passerà alla storia per l’addio alla Roma di Francesco Totti, un altro saluto, più silenzioso, più sottotono, si consumerà nell’aria surreale di un Meazza semivuoto, e con l’atmosfera elettrica.

Cinque stagioni, 166 partite (che, con tutta probabilità, diventeranno 167 con la passerella finale di domenica) e 58 reti per il Trenza in nerazzurro: meno di una ogni tre partite, a testimoniare che l’ex Boca, il suo dovere da seconda punta, l’avrebbe anche fatto. Niente è stato più lo stesso dopo il 2014: nelle prime due stagioni all’Inter, Palacio aveva realizzato rispettivamente 22 e 19 reti, poi il vistoso calo: 8 in campionato nel 2014/15, 2 lo scorso anno, in questo (12 presenze) non ha ancora segnato.

Dopo l’infortunio non sono mai stato più al 100%, ho perso tanta velocità, movimenti negli spazi piccoli, sono cambiato anche nel modo di giocare e nei movimenti”, aveva detto Palacio a dicembre. "Nell’ultimo anno e mezzo ho giocato poco e mi è mancato il ritmo partita, non è facile, ma ho compagni forti comunque che meritano di giocare. Ho avuto la possibilità di giocare due partite di seguito, ma mi manca il ritmo partita, non posso giocare come vorrei”.

166 partite in nerazzurro, e neanche una volta Palacio ha vestito la maglia dell’Inter sentendo la musichetta della Champions League. Un cruccio nel cruccio, chiaramente per responsabilità tutt’altro che sue: nelle 5 stagioni del Trenza in nerazzurro, l’Inter non si è mai piazzata sopra il quarto posto

Neanche un trofeo a Milano, e non andarci nemmeno vicino. Probabilmente immaginava (e sicuramente meritava) qualcosa di diverso un protagonista silenzioso, disciplinato, mai sopra le righe, in un ambiente in cui non è sempre facile esserlo. Qualcosa di diverso dal surreale silenzio che saluterà al Meazza, dopo 5 anni, un argentino triste, ma che probabilmente in nerazzurro ha sbagliato meno di tutti. Forse solo il momento.