Duecentoquattro minuti giocati, su trentadue gare a disposizione, ed essere già nella storia. Col gol al Genoa di domenica scorsa, che ha salvato la Lazio dalla sconfitta, Luis Alberto è il primo giocatore spagnolo a segnare un gol in campionato in 117 anni di vita della società Lazio. In una manciata di minuti di match, l'andaluso è riuscito dove Mister 90 miliardi Mendieta e il blaugrana Ivan de la Peña - sulla cresta dell'onda quando sbarcò a Roma nel '98 - erano mai riusciti: lasciare un centro in Serie A con la maglia biancoceleste. 

Entrato al posto di Parolo all'81', ha lasciato - a freddo e soprattutto per il Genoa - una zampata in contropiede, che testimonia un ambientamento col nostro calcio che ha già superato la sua fase più complicata. Tanto che nel post gara, il tecnico Inzaghi ha ammesso: "In questi primi sei mesi ha pagato lo scotto del nuovo campionato. Adesso, però, tutte le volte mi mette in difficoltà e mi lascia dei dubbi". L'andaluso quindi, da acquisto "non sense", è diventato l'arma in più di Inzaghi in questa coda di campionato e con una finale di Coppa da giocare. E il giocatore lo sa, ne è convinto, scalpita per giocare, ma questo non solo da ora. 

Festeggiato da Patric e Keita dopo la rete a Marassi, Luis Alberto è il primo spagnolo a segnare in Serie A con la Lazio (Getty)

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In una Lazio che conta non più di dodici-tredici titolari a disposizione di Inzaghi, Luis Alberto ha ora il diritto di entrare in concorrenza con i centrocampisti di sinistra e gli esterni finora inamovibili o quasi a disposizione di Inzaghi. Per esempio, vista la predisposizione mancina, potrebbe ridare fiato a Lulic che finora ha marcato 27 presenze. E' infatti il bosniaco il primo concorrente che lo spagnolo deve e potrebbe scalzare, con una facilità relativa. Gli altri sono il più quotato Milinkovic Savic impiegato, in queste 29 presenze in A, anche più avanzato, dietro le punte ma sulla destra; infine Keita. Seppur col ruolo incollato addosso del subentrante atto a spaccare la partita, difficilmente Inzaghi lo arretrerà a seconda scelta per cambiare volto alla gara. A meno che - come a Genova - non tolga un interno come Parolo e faccia entrare sia lo spagnolo che il senegalese in campo. Ecco, quest'ultimo tipo di impiego potrebbe diventare quello dell'esterno in questo finale di campionato. 

In ogni caso, per conquistare un gradino nella gerarchia dei titolari, l'andaluso ci ha messo molti mesi. Arrivato in estate in sordina, il diesse Tare lo aveva portato nella Capitale come sostituto di Candreva ceduto all'Inter. Pagato circa 5 milioni al Liverpool che ne deteneva il cartellino, Luis Alberto si è palesato subito come grosso equivoco tattico. Il giocatore è infatti un trequartista "naturale", non estremamente duttile di ruolo. Sull'adattamento ai ritmi nel nostro campionato, ha poi gravato una condizione atletica precaria. Ecco perchè spesso Inzaghi non lo portava in panchina. Dopo 13 minuti col Milan a settembre scorso e 14 col Bologna a ottobre,  la gastroenterite e un problema agli adduttori lo hanno bloccato per un mese e mezzo. L'esterno ha quindi rivisto la panchina non prima del 18 dicembre contro la Fiorentina. 

Mentre per Keita partire dalla panchina è stata una condizione inevitabile, per Luis Alberto ha rappresentato il massimo dell'impronta che poteva lasciare nelle gare di campionato (Getty)

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La prima partita da titolare è stata contro il Crotone, nel tridente formato assieme a Immobile e Keita, il 9 gennaio. Inzaghi lo ha schierato causa le assenza del senegalese, Felipe Anderson e Lulic. L'ex Deportivo ha ripagato abbastanza bene la fiducia concessa, anche se è apparso con una tenuta fisica da migliorare. Si sono poi susseguite alcune voci di mal di pancia da parte dell'esterno sull'impiego ridotto in campo. Dopo aver giocato nel turno successivo ancora titolare contro l'Atalanta ma solo per 55 minuti, la frizione con l'allenatore pare sia arrivata all'apice nello spogliatoio biancoceleste, dopo il 6 a 2 al Pescara, alla 23esima giornata, Prima lo spagnolo si era seduto in panchina contro la Juventus ed aveva giocato un quarto d'ora all'Olimpico contro il Chievo. Non aver trovato spazio in una partita facile per la Lazio, lo aveva portato al massimo della frustrazione. Inzaghi ha avuto bisogno del polso fermo e l'andaluso di pazienza, per arrivare ad avere un momento di gloria in un ritaglio di partita, per mettere in crisi le prossime scelte del mister. Pensare che l'esterno era convinto che per arrivare a questo punto ci volesse semplicemente più spazio. In realtà c'è stato bisogno di una rete decisiva per il pareggio al 91esimo e - addirittura - di entrare nella storia del club romano.