Riceviamo e pubblichiamo, da parte uno dei nostri utenti, questa splendida lettera-ricordo dedicata a Francesco Totti, che ieri ha salutato Roma e la Roma in un ambiente commosso e commovente. Pur non essendo un vero e proprio fantaracconto, abbiamo deciso comunque di includerlo in questa categoria.

Lo so, Francé, non è facile. Non è facile abbandonare, smettere. È vero, ormai c’hai ’na certa età, ma forse non siamo ancora pronti. Non è facile neppure per noi. Che famo da lunedì? Lascerai inevitabilmente un vuoto in tutti quelli che ti stimano da sempre, me compreso.

Da laziale sono sempre stato combattuto, non è mai stata ‘na passeggiata esprimere i sentimenti contrastanti che suscitavi in me. Sei sempre stato come la donna più bella del paese: insopportabile, odiosa, ma pur sempre bellissima. Staresti ore a guardarla. Una bella donna da 250 goal in Serie A.

Ti ho amato e ti ho odiato. “Odi et amo” diceva qualcuno, ma chi sono io per esprimermi in latino, quando sulla scrivania ho ancora il libro “Tutte le barzellette su Totti”? Mi riporta indietro nel tempo e mi fa ancora sorridere.

Me lo ricordo il 2000, avevo 8 anni e la mia Lazio diventava campione d’Italia (quanto tempo è passato? mi sa che c’erano ancora i dinosauri). E ricordo quell’Europeo, specialmente i rigori contro gli uomini in arancione e ‘sto regazzino di 23 anni che beffa col cucchiaio van der Sar. “Questo è pazzo” pensai. All’epoca non bestemmiavo.

L’anno dopo l’avete vinto voi lo scudetto. Iniziavo ad odiarvi.

E la nazionale del 2002? Quanto eravate forti? E perché non l’avete vinto il Mondiale? Ah, già, la Corea. Che poi ‘ndo se trova di preciso ‘sta Corea? Però di sicuro sapevamo tutti dove trovare la mamma dell’arbitro Moreno.

Con la nazionale ti ho sempre ammirato, eri un vero fuoriclasse. Sempre protagonista, anche in negativo. Come all’Europeo 2004, quello del biscotto e di Cassano che piange. Mi ricordo di te: ti presenti con le treccine e sputi in faccia a Poulsen che ti provoca. Una vera vergogna. Le treccine intendo.

Francé, menomale che i Mondiali di 2 anni dopo sono andati come sono andati. Che belli i tuoi colpi al volo, i tuoi assist. Tu e Pirlo ad illuminare il campo. Perrotta sembrava Gullit. Prima del rigore contro l’Australia, ero più teso di quando alle medie provai a rivolge la parola alla più figa della scuola. Il rigore però è andato bene.

Quanti goal decisivi che hai fatto. E quanto so stati belli. Quel sinistro al volo contro la Sampdoria lo potevi inventà solo te. Ho provato a farlo uguale su Fifa, ma il giocatore s’è fermato e m’ha detto “Nun è cosa”.

Eppure non dovrei parlare così bene di te. Mi hai dato delle forti pugnalate, 11 ad essere precisi, come gli 11 goal nel derby. Ma contro Totti c’è poco da fare. Se c’è una cosa che purtroppo devo invidiare a quelli della mia generazione che tifano Roma, è l’aver avuto come capitano un campione come te. Nel 2006 a Berlino il loro capitano regalava magie in campo, mentre il mio si presentava ai microfoni ‘mbriaco perso.

Ma ormai è roba vecchia, domenica ti toglierai le scarpette e ci saluterai. Il bambino che ero c’ha più anni di quanti ne avevi tu il giorno del cucchiaio all’Olanda. E ormai tu vai verso i 41, anche se in campo corri più di Djordjevic.

E allora ciao, vai: finalmente smetterai di segnare alla mia squadra e io smetterò di odiarti. Ma mai di volerti bene.

Tommaso

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