IL TORNEO - La stagione 1989/90 di serie A vide trionfare il Napoli di Maradona, che conquistò il secondo scudetto a distanza di tre anni dal primo.

Grande protagonista del trionfo fu ovviamente Diego Armando Maradona, che in quel campionato realizzò 16 gol e che regalò l'ennesima gioia ai tifosi azzurri, dopo il primo scudetto (1986-87), la Coppa Italia (1986-87) e la Coppa Uefa (1988-89).

Di lì a pochi mesi, nel settembre del 1990, sarebbe arrivata poi anche la Supercoppa Italiana con una incredibile cinquina alla Juve al San Paolo: 5-1 con doppiette di Silenzi e Careca e gol di Crippa, la rete bianconera di Roberto Baggio.  

LA PARTITA - Un derby non emozionante nel primo tempo, l'unico brivido lo offre al 43' Rizzitelli, su splendido assist di Voeller. Il tedesco solo contro tre, serve al centro il compagno, che centra un cartellone pubblicitario.

Impresa da nulla per mister 10 miliardi, meno bene invece la ripresa, disturbata da ben tre episodi: l'espulsione di Amarildo, vera svolta del match ed i due goal che decidono il derby capitolino.

L'espulsione di Amarildo, già ammonito dall'ottimo D'Elia, avviene al 51', per una poco cristiana testata all'ex Manfredonia.

Il brasiliano non è nuovo a questi numeri, religiosissimo durante la settimana (aveva perfino regalato alla vigilia una Bibbia a Tempestilli), conserva un modo singolare di santificare le feste.

In ogni caso, la Lazio mostra il meglio di sé proprio in 10, tanto da giungere al vantaggio al 64', con la firma di Bertoni, punta all'occorrenza ma il merito è tutto di Ruben Sosa, autore di una strepitosa azione interrotta soltanto dall'uscita irregolare di Cervone e che avrebbe fruttato il rigore.

Due minuti più tardi la Roma pareggia con un gol di Voeller, ma il tedesco è in fuorigioco. La Lazio ha in mano una vittoria, da arrotondare magari in contropiede, ma è a questo punto della storia che spunta il post-allenatore, nella figura di Materazzi.

Il tecnico toglie Sosa, il migliore dei biancocelesti, inserendo Beruatto e prediligendo così la copertura invece di azzardare.

Radice dal suo canto ringrazia e si affida negli ultimi venti minuti ad un reduce del calcio mondiale: il mito Bruno Conti.

E' un assedio giallorosso ed arriva il pareggio all'83' su colpo di testa di Giannini: è un premio per il regista della Roma e della nazionale azzurra.

IL TABELLINO

ROMA - LAZIO 1-1 (0-0)

Marcatori: 65' Bertonni L, 83' Giannini R.

ROMA: Cervone, Tempestilli (54' Gerolin), Nela, Manfredonia, Berthold (70' Conti); Comi, Desideri, Di Mauro, Voeller, Giannini, Rizzitelli. A disp.: Tancredi, Cucciari, Baldieri. All. Radice.

LAZIO: Fiori, Bergodi, Sergio, G. Pin, Gregucci, Soldà, Di Canio (81' Troglio), Icardi, Amarildo, Bertoni, Sosa (68' Beruatto). A disp.: Orsi, Piscedda, Nardecchia, Marcheggiani. All. Materazzi.

Arbitro: D'Elia (Salerno).

IL PROTAGONISTA - Con il suo goal nel finale, "il principe" firmò il pareggio giallorosso in quel derby del Flaminio, meritandosi di fatto i galloni da protagonista. 

Legato alla Roma quasi a vita, esordendo nel 1982 e indossando per anni la fascia di capitano sino al 1996, quando Giannini decide di lasciare la Roma per andare a giocare in Austria nello Sturm Graz.

La stagione successiva fa il ritorno in Italia trasferendosi al Napoli, voluto fortemente dal tecnico Carletto Mazzone.

Una volta dimessosi Mazzone, Giannini decide di rescindere il contratto con i partenopei accasandosi al Lecce, dove concluderà la stagione 1997/1998, l’anno successivo contribuirà al ritorno dei salentini nella massima serie e chiudendo con il calcio giocato a 35 anni.  

L'EREDE - Nella Roma di Spalletti è sicuramente quello di Strootman il profilo più vicino a quello di Giuseppe Giannini.

Il vizio del goal e la personalità forte sono i due aspetti principali che accomunano questi due ottimi centrocampisti, il presente ed il passato della Roma.