Estate 1944. Sangue e Guerra Civile, uno dei periodi più bui della Storia Italiana. Il Paese è in piena Seconda Guerra Mondiale e si trova "virtualmente" spaccato in due: al nord la Repubblica Sociale Italiana con capitale a Salò, sotto il diretto controllo del regime nazista e di Benito Mussolini, liberato nel settembre dell'anno prima dalla prigionia sul Gran Sasso; al sud prosegue la marcia di liberazione degli alleati e del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), che nel giugno 1944 vede la riconquista di Roma e la rinascita del Regno d'Italia.

SHOW MUST GO ON - E il calcio? Anche in tempo di guerra il pallone non si ferma mai. Nella stagione 43-44 si disputa, infatti, il Campionato Alta Italia, con 64 squadre provenienti dal centro-nord Italia, nei territori dell'allora Repubblica di Salò. Nonostante un campionato "monco", non mancano i club blasonati: c'è la Juve, c'è l'Ambrosiana Inter, il Milan e c'è soprattutto il Grande Torino, campione d'Italia uscente, una delle squadre di calcio più forti di tutti i tempi, che però sta per perdere il titolo contro un outsider: La Spezia, o meglio la squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia, la cui impresa di quel lontano 16 luglio 1944 è oggetto del Memento di oggi.

LA VICENDA - Uomini al fronte, giovani a combattere, strade crollate, bombardamenti a tappeto e incursioni nemiche rendono arduo il compito della Federcalcio (trasferitasi a quel tempo a Milano) di organizzato un campionato italiano. Si opta così per il già citato Campionato Alta Italia con una formula molto particolare: gironi regionali, divisi in tre fasi, con tre finaliste a darsi battaglia per il tricolore. Reperire giocatori per le squadre è compito arduo e si fa spesso affidamento a grandi aziende (Fiat Torino) o alle forze dell'ordine: è questo il caso di La Spezia, dove il dirigente Semorile stringe un accordo con il comandante dei Vigili del Fuoco locale per reclutare calciatori da ogni Paese e arruolarli come ausiliari, tenendoli così al riparo dalla chiamata alle armi. Nasce così il 42° Corpo dei Vigili del Fuoco di La Spezia, pronto a giocarsi le proprie chances nella divisione regionale emiliana (quella piemontese, seppure più vicina, era più pericolosa da raggiungere).

UN CAMMINO NETTO - Lo Spezia si mostra subito molto forte, sotto la guida sapiente dell'allenatore Ottavio Barbieri, già tricolore con la maglia del Genoa e giocatore della Nazionale. Il suo "mezzo-sistema" e l'introduzione del "libero" imparata negli anni del Genoa dal suo maestro Garbutt, permettono ai liguri di conquistare prima il proprio girone con 13 punti (battendo anche il Parma), poi il girone B di semifinale e infine il gruppo di qualificazione finale, vincendo la gara decisiva di andata contro il Bologna per 2-0 a tavolino, causa proteste furiose dei tifosi felsinei per un gol in presunto fuorigioco (il ritorno sarà disertato dai bolognesi). Si spalancano, così, le porte delle finali.

FASE FINALE - Restano tre squadre a giocarsi il tricolore: La Spezia, il Venezia e il Grande Torino di Vittorio Pozzo. Tutti i pronostici sono per i piemontesi, con una squadra ricca di campioni, tra cui: Valentino Mazzola, Ezio Loik, Franco Ossola e Silvio Piola appena acquistato dalla Lazio e miglior marcatore in stagione. La gara decisiva è proprio quella tra La Spezia e il Torino, all'Arena di Milano, il 16 luglio 1944 e qui accade il miracolo: la tattica di Barbieri ha la meglio sulla tecnica torinese, grazie alla gabbia creata ad hoc su Mazzola e il vantaggio dei liguri di Angelini al minuto 17. Dopo venti minuti Piola riesce a trovare il pari con un colpo di testa dei suoi, ma la gioia è di breve durata. Al 45° Costa crossa al centro ancora per Angelini, che riporta avanti lo Spezia con un 2-1 che resisterà fino al 90°. I sogni del toro si stampano sulla traversa colpita da Mazzola, poi l'arbitro fischia. E' finita: I Vigili del Fuoco di La Spezia sono campioni d'Italia!

UN TITOLO CONTROVERSO - Eppure ci vorranno ben 58 anni prima che il titolo le sia riconosciuto a livello nazionale, visto l'allora Federazione optò per l'assegnazione di una semplice Coppa Federale. Nel 2002 la FIGC, sotto pressione della comunità ligure e di molti esperti, concesse allo Spezia il titolo di campione d'Italia onorifico (ma non riconosciuto nell'albo d'oro), con la possibilità di ricordare quell'impresa con un simbolo grafico sulle divise della squadra, presente ancora oggi: uno stemma tricolore con al centro, in nero, la Coppa. Una coppa vinta da quei vigili "ausiliari", uomini scampati alla guerra e alla fame per uno scopo:
entrare nell'olimpo dei più grandi.