E allora no, non andrà come avevo non pronosticato, ma immaginato, qualche tempo fa. Donnarumma non andrà al Real Madrid - almeno per il momento - e resterà al Milan. Ancora per una stagione, come minimo, visto che dopo il doppio summit di Pompei tra la famiglia di Gigio e Montella, e quello di Casa Milan tra Fassone (non Mirabelli, che ormai ha tagliato i ponti con il vecchio Mino) e la famiglia Raiola, è arrivata la fumata bianca, che verrà resa anche ufficiale entro le prossime 48-72 ore. Forse qualcosina in più, visto che il buon Gigio ha pensato di bene di continuare a far parlare di sé, andandosene in vacanza a Ibiza con il jet privato di Raiola invece di sostenere gli esami di stato. A proposito: che diamine. Un caso nazionale, purtroppo, in un Paese che invece di pensare ai problemi reali preferisce andare a scomodare il proprio Ministro dell'istruzione - che di lezioni, in verità, non so quanto potrebbe darne, visti i suoi, di precedenti scolastici - e la Preside (peraltro, interista, come evidente dal suo profilo facebook) della commissione d'esame d'un 18enne che a breve sarà il più ricco d'Italia, se non del mondo. E che coi libri, legittimamente, non avrà mai niente a che fare. I talenti, d'altra parte, non si ricevono né a scuola né all'università. A maggior ragione se il Paese in cui entrambe vanno alla deriva da almeno un ventennio è lo stesso che non offre alcuna vivace e gratificante possibilità professionale ai suoi ragazzi. Gigio non si diplomerà quest'anno, e presumibilmente neanche il prossimo, visto che di questi tempi saremo già in pieni Mondiali di Russia. Un traguardo che, a meno di gravi infortuni che nessuno gli augura, Donnarumma merita ed affronterà con vigore, per l'ultima volta da vice Buffon. Poi, tra un anno, probabilmente Juventus, PSG e Real Madrid torneranno a bussare alla porta di Mirabelli; Raiola ricomincerà la sua tiritera, ma a quel punto quantomeno il suo sacrificio, ormai scritto, porterà nelle casse rossonere 75 milioni, quelli previsti dalla clausola. Ed a proposito di cifre, non ci si meravigli dell'aumento di un milione (più uno, quello che verrà garantito al netto ad Antonio Donnarumma, per tornare al Milan e fare da terzo) rispetto all'ingaggio che percepirà Gigio: a Raiola Fassone ha concesso poco e niente, tant'è che le commissioni si fermeranno, come di tradizione, sul 5% dell'ingaggio del proprio assistito. E sarà Donnarumma a pagarle, non il Milan. E non, come accaduto in passato, con le società alle prese con le manie di protagonismo (e di rigonfiamento del conto in banca) di spietati uomini d'affari. Niente eccezioni, niente trucchi, niente giochetti. Il contratto di Donnarumma è passato da 5 a 6 netti proprio per avvicinarsi maggiormente alle pretese folli del noto procuratore, che ovviamente andrà a percepire una percentuale superiore. Operazione complessiva, calcolatrice alla mano, da 56 milioni per la società rossonera: 12 lordi per 4 anni a Gigio (totale, 48) e 2, sempre lordi, sempre per 4 anni, per Antonio (totale, 8). Se tra un anno il calciatore verrà venduto, quindi, il Milan ne guadagnerà - calcoli della massaia - 75 meno 12. Poco più di 60. Se l'avesse venduto oggi, invece, nessun ne avrebbe pagati più di 35, nella migliore delle ipotesi. Almeno metà sarebbero serviti per prendere un suo degno sostituto e pagargli l'ingaggio al lordo. A salvarsi, quindi, sono stati solo in due: il Milan e Antonio Donnarumma, il nuovo terzo portiere più pagato del campionato. 

Il club non si è piegato alle pretese folli di portiere e procuratore, ha lavorato sotto traccia, e con estrema diplomazia, per mettere spalle al muro Raiola, e proponendo l'ingaggio al fratello, che agirà oltre che da suo terzo portiere anche da tutor, ha convinto la famiglia, che non può non essere decisiva, nella scelta del futuro di non uno, ma due figli. A perdere, però, sono stati Gigio e Mino. A metterli uno di fianco all'altro con l'immaginazione (visto che non si sono mai fatti fotografare insieme) verrebbe quasi da pensare a Stanlio e Ollio, in versione spietata. Mino aveva concordato con il PSG un contratto da oltre il doppio, rispetto a quanto percepirà a Milano, e dalla sua si sarebbe messo in tasca delle commissioni sicuramente superiori. Gigio, dalla sua, dal primo minuto della prima amichevole inizierà ad avere sulle spalle, inevitabilmente, delle pressioni assurde: quelle, peculiari, del terzo giocatore più pagato della Serie A, che non solo ha rotto con la propria tifoseria, ma che l'ha anche illusa, prima di tornare sui suoi passi. Paradossalmente, a livello affettivo, forse il prematuro addio sarebbe stato meglio digerito: ma sotto sotto ognuno dei tifosi rossoneri vuole il bene del Milan, non di Donnarumma, Montella, Suso, Bonaventura e Calhanoglu. Per questo la sua conferma serve a garantire un'eccellenza tra i pali. E questo non può che andar bene, nell'ottica della ricostituzione d'una squadra per 7-8 undicesimi come quella messa in atto dalla nuova dirigenza. Che - cosa non secondaria - si ritrova anche così in casa, quasi dal nulla, ben due prodotti del proprio settore giovanile, utilissimi peraltro nella composizione della rosa e delle liste europea e italiana. Perdono Mino e Gigio, vincono Antonio e il Milan, pareggia la tifoseria. Erano in cinque a giocare questa afosa e tediante partita estiva, ed in cinque ora si ritroveranno, a braccetto, a confrontarsi sul campo. Se gli obiettivi saranno comuni, la storia sarà a lieto fine, almeno a breve termine. Poi, a giugno prossimo, la telenovela ricomincerà. Ed a quel punto i vinti proveranno a ribaltare i ruoli, ed i vincitori tenteranno di confermarsi. L'unica cosa importante, in ogni caso, è che la tifoseria, dopo un travagliato pareggio, ritrovi la vittoria. Se la meriterebbe davvero, dopo tutto questo tempo.