L'addio di Totti al calcio, le è costato lacrime di commozione. L'amore per la Roma è stato folgorante. Quello per la professione è maturato con costanza negli anni e nei progetti iniziali non avrebbe dovuto investire il calcio, ma è andata diversamente, soprattutto con "Roma Tv". Il colpo di fulmine è stato però tutto per la radio. Francesca Brienza non è solo un volto ormai notissimo a livello nazionale, come conduttrice e presentatrice tv, ma anche una donna molto sanguigna che mette davanti ad un paradosso: la confessione esplicita delle emozioni e l'iper-protezione della sua vita privata.
Nell'intervista rilasciata in esclusiva a Fantagazzetta, non solo di Roma e di mercato si è parlato, c'è stato anche lo spazio per affrontare un argomento fatto di molte spine: la discriminazione delle giornaliste in ambiti prettamente maschili.
Infine, un appassionato consiglio ai fantallenatori. 

Com’è nato il tuo amore per la Roma? Quale il tuo primo ricordo legato alla squadra e quale il tuo primo giocatore preferito?
"Non c'è stato un giorno preciso in cui ricordi di essere diventata romanista, o di aver pensato: "Ecco, questa è la squadra per cui voglio tifare". Molto più semplicemente, credo di esserci nata. I colori della Roma e della città di Roma hanno sempre avuto risalto ai miei occhi: il privilegio di aver avuto come capitano Francesco Totti, poi, ha reso tutto ancor più imprescindibile. La Roma è l'unica squadra per la quale, da romana, avrei mai potuto tifare".

L’amore per il giornalismo sportivo invece quando è nato? A braccetto con quello della squadra?

"Sono diventata giornalista scrivendo di tutt'altro. In realtà, prima di ricevere la proposta di conduzione sul canale ufficiale della Roma, non avevo intenzione di investire sulla mia passione. Ammetto, tuttavia, che con gli anni ne ho tratto gratificazioni e autentico piacere. Penso anche, però, che il giornalismo calcistico, soprattutto in forma web, sia ormai contrassegnato da troppe opinioni e poche notizie fondate".

La tua gavetta. Come ti sei fatta le ossa? Quale l’esperienza che ti ha formato di più?

"Ho iniziato con le serate di piazza, partendo da un centinaio di presenti ed arrivando persino a cinquemila unità. Ho lavorato in radio per tre stagioni fino ad approdare in tv, a soli 23 anni, per condurre un reality su un canale del digitale terrestre. Esperienza dopo esperienza, eccoci qua! Quella che però serbo nel cuore è “Ti Lascio Una Canzone”, quando, come una Biancaneve con i suoi nanetti canterini, ho condotto il tour estivo del programma in America".

Francesca Brienza, conduttrice e volto da anni noto a livello nazionale e che viene spesso soprannominata "la Brienzina" (credits: Francesca Brienza)

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Malelingue per i tuoi risultati professionali: ci sono state? Ti fanno rabbia o hai imparato a conviverci?

"Le malelingue esistono in qualsiasi contesto di lavoro: pertanto,immagino di non essere stata risparmiata, sebbene alle mie orecchie non siano ancora giunte osservazioni così spiacevoli da preoccuparmene. Solitamente tendo a non dar peso alle illazioni o a chi trancia giudizi senza conoscere persona o fatti. Per quanto mi riguarda, posso ancora camminare a testa alta e voltarmi indietro ad osservare il mio percorso professionale senza nulla di cui vergognarmi".

In un ambito di lavoro prettamente maschile, ti sei mai sentita discriminata in quanto donna? Se sì e senza dettagli, ci puoi raccontare un episodio?

"Potrei mentire dicendo che ormai i tempi sono maturati e che noi “donne nel calcio” abbiamo finalmente guadagnato grande credibilità. Ma non è così. Dal posto di lavoro al bar con gli amici, mi capita ancora oggi di essere guardata con stupore se faccio un commento calcistico ineccepibile! Nel mio piccolo, ho combattuto la discriminazione di colleghi maschi scettici con applicazione e tanto studio, cercando sistematicamente di colmare le lacune che emergevano su un determinato argomento  - in realtà non si smette mai di imparare. Forse le cose cambieranno davvero quando non sarà più così raro vedere delle professioniste, anche a bordocampo, intente a commentare un allenamento in pieno svolgimento! Per ora, le giornaliste trovano più spazio sulla carta stampata che non nelle trasmissioni televisive, dove la maggior parte delle volte veniamo considerate un bel complemento d'arredo. Vale anche per chi le conduce".

Da quando hai reso pubblica la tua relazione con Garcia, non hanno fatto altro che chiamarti “Lady Garcia”. Che reazioni ti provoca?

"Nessuna in particolare, se il fine ultimo non è quello di “annullare” l'esistenza di Francesca Brienza. Diciamo che lo trovo stonato: sono romana, non inglese. Al massimo posso essere "Sora Garcia" (ride, ndr)".

Sei molto popolare e allo stesso tempo appari molto riservata. Come riesci a far restare “segreta” la tua vita privata? E’ faticoso?
"Semplice, non facendone argomento da salotto! Battuta a parte, sui miei “social” cerco di raccontare me stessa, perché credo che chi mi segue abbia interesse alle mie attività, non alla mia vita privata".

Com’è Francesca fuori dal lavoro? Quali pregi ritieni essere i tuoi punti di forza e quali i difetti che vorresti smussare?
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Ho tante passioni che cerco di coltivare quando posso. Prima fra tutte, viaggiare. Non sono una fanatica di diamanti e perle, tanto per intenderci: per rendermi felice basta portarmi in un posto che non ho mai visitato prima. Trascorro anche molto tempo tra le pagine dei libri che acquisto e, ultimamente, lavorando meno rispetto a quando ero in diretta ogni giorno, mi sto addentrando molto di più nei meandri della cucina. Però quando gioca la Roma, pizza, eh!".

In un’intervista di un po’ di tempo fa, hai scherzato sul vederti “cicciotta” e “cozza”. Al di là del fatto che obiettivamente sei una bella ragazza, che donna vedi quando ti specchi?

"Ahah! Quella è stata una battuta extra che però Luca Telese, con cui ho fatto l'intervista, ha voluto inserire ugualmente giudicandola spassosa. Mi specchiavo molto di più a 20 anni. Ora lo faccio con moderazione e, di norma, per verificare se il trucco è a posto o se indosso bene un vestito. Oggi vedo una donna con addosso il peso delle responsabilità. L'educazione che ho ricevuto mi ha insegnato a conviverci molto presto, ma dopo i 25 anni la presa di coscienza è stata di gran lunga maggiore".

Che rapporto hai con i social e i tuoi fan?
"Sono entrata nel mondo social alquanto tardi, in verità. Per molto tempo mi sono affidata solo a Facebook, mentre sono attiva su Instagram solo da qualche anno. La filosofia della condivisione mi piace parecchio. Sebbene ritenga che il social, in diversi casi, abbia accorciato le distanze, non si può nascondere che non siamo stati così bravi da salvaguardarlo dall'onda negativa che, come accade per tutte le cose che nascono pure, lo ha inevitabilmente colpito. Con i fan, in particolar modo con quelli di Instagram  - molti più educati degli iscritti su Facebook e Twitter, dove pullulano i fake -  ho un rapporto improntato alla semplicità. Sono autentica, non ho alcun interesse a costruirmi un personaggio. Condivido riflessioni, ricordi e situazioni di varia natura. Ammetto candidamente, tuttavia, di essere un po' logorroica nei post dei miei viaggi! Ho persino creato l'hastag #BrienzinAdvenTour!"

La nuova Roma: approvi questa prima linea di operatività da parte della dirigenza e di Monchi?
"L'approvazione è una conseguenza dei risultati, che mi auguro arrivino sotto forma di un trofeo, almeno quest'anno. La stagione che sta per partire, con l'incolmabile assenza di Totti in campo, ma potendo contare su un romanista fino al midollo in panchina, la vedo come l'inizio della “terza era” della Roma americana: laddove per “prima” si intende quella che ha vissuto un po' di problemi, mentre per “seconda” quella della rinascita e del ritorno in Champions League".

Nel mercato, che rinforzi serviranno per migliorare i risultati della stagione precedente?
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Un sostituto della punta centrale e una difesa di ferro, portiere compreso".

La scelta di mister Di Francesco, un ex che conosce benissimo piazza e ambiente. Cosa può dare in più alla guida della Roma?
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Mi sono già espressa a riguardo con un lungo post su Facebook. Torneremo ad avere alla guida chi sa usare armoniosamente cuore e testa. Da quando il nome di Di Francesco ha cominciato a circolare con insistenza, ho pensato che il suo essere romanista lo avrebbe aiutato in un’avventura, senza dubbio rischiosa, ma fatta anche di grande sentimento. Sognava questo momento da tempo e penso che si sia meritato l'occasione in virtù del lavoro svolto con il Sassuolo. Certo, la Champions non è uno scherzo, ma anche l'equilibrio gioca una partita importante sotto il profilo psicologico". 

Inevitabile la domanda su Totti: come hai vissuto la sua ultima partita, l’addio? Di bei messaggi e analisi ce ne sono state tante, ma c’è qualcosa di bello su di lui che non è stato sottolineato abbastanza?
"Sarò sincera, il suo addio è stato un momento straziante per una grande fan come me. Mi sono emozionata, ho pianto, ma nello stesso tempo non riuscivo ad accettarlo. Mi sarebbe piaciuto vivere la sua ultima stagione con tutt'altra atmosfera. Un esempio di calcio come lui non meritava fasi di ombra come quelle vissute nell’ultimo anno da calciatore. Non ci saranno mai abbastanza parole per descrivere questi 25 anni di amore viscerale".

Ti sei mai cimentata nel gioco del fanta? Chi consiglieresti ai nostri fantallenatori come colpi sicuri per quanto riguarda la prossima stagione?
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Mai fatto il mio fanta, benché ne abbia sempre sentito parlare!!! Io punterei molto su Pellegrini, appena tornato a vestire la maglia della Roma".