Il calciomercato, estivo o invernale che sia, è da sempre uno dei mezzi più diretti per rafforzare la propria rosa ed aumentarne la competitività. A muovere i fili invisibili spesso intrecciati delle più disparate trattative ci sono i direttori sortivi che, insieme ad altri innumerevoli attori, raccontano di acquisti, cessioni o contratti sfumati all’ultimo. Un mondo romantico ed affascinante per il tifoso, che sogna l’arrivo del campione o del giovane dal futuro roseo, ma che per gli addetti ai lavori deve spesso seguire regole ferree. Dal Fair Play Finanziario agli introiti derivanti dai diritti di immagine per ogni singolo calciatore a tante altre dinamiche più disparate che, all’unisono, plasmano la strategia che il club attuerà sul mercato. Nel paniere di considerazioni, non possono mancare i numeri che, tramite le esperienze passate, possono dare un’indicazione piuttosto semplice, ma efficace, su cosa serva veramente per essere competitivi.

Il contesto che andremo ad analizzare è quello italiano. Negli ultimi anni la Serie A ha vissuto profondi cambiamenti, dettati dalla necessità di ricercare nuove risorse economiche in grado di foraggiare le casse dei club, portati sempre di più dalle norme europee ad essere autosufficienti in termini economici. Un percorso che ha visto numerosi cambi di proprietà, con il passaggio della Roma agli americani e di Inter e Milan ad investitori cinesi, pronti ad immettere risorse al fine di una gestione imprenditoriale meno affettiva e più oculata. Gli obiettivi sportivi, invece, sono rimasti intatti. Sarebbe intellettualmente scorretto provare ad affermare che le grandi del calcio italiano non abbiano mire di successo, immediato o nel futuro prossimo, in linea con le ambizioni del club. Quel che è lampante è che, nonostante tutto, la squadra da battere sia la Juventus, arrivata a conquistare il sesto scudetto consecutivo.

Veniamo ai numeri. Dal 1997 al 2005, in quattro occasioni su nove, a laurearsi campione d’Italia è stata la squadra con la miglior difesa (Juventus nel 1997, 2002, 2003 e 2005). In meno del 50% dei casi la miglior difesa ha portato al titolo. Totalmente diverso il discorso riguardante le ultime 12 stagioni, ovvero dal 2006, anno di Calciopoli, al 2017. Undici volte su dodici, chi ha terminato il campionato con la miglior difesa ha poi conquistato lo Scudetto. L’unica eccezione risale alla stagione 2006/2007, con l’Inter campione, ma con la Lazio meno battuta (33 gol subiti contro 34). Nel 92% dei casi chi ha avuto la miglior difesa ha vinto lo Scudetto.

La Juventus festeggia il sesto scudetto consecutivo (Getty Images)

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A questo punto sorge spontanea una domanda: se questi sono i dati e se, come è risaputo, è importante la difesa per vincere il campionato, perché i grandi club investono maggiormente in altri reparti?
Partiamo dalla Juventus che, con una difesa ampiamente testata, ha comunque investito 25 milioni per Caldara (centrale titolare dell’Under 21 insieme all’altro bianconero Rugani) ed ha riscattato Benatia per circa 17 milioni di euro. Le difficoltà a segnare e la partenza di Pogba hanno poi portato Pjaca, Cuadrado, Higuain, Pjanic e Rincon, oltre che l’investimento per il giovane Orsolini. Un mercato che ha portato i suoi frutti, con il sesto Scudetto consecutivo, la vittoria della Coppa Italia e il raggiungimento della finale di Champions League. Il Milan si è già messo al lavoro spendendo per Musacchio (18 mln), Rodriguez (15 mln) e ha ormai chiuso per Conti (circa 20 mln), puntando forte sulla difesa per tornare competitivo, a differenza della passata stagione dove spese solamente per Lapadula, Sosa e G.Gomez. 

Particolare è stata la campagna acquisti del Napoli, tra le squadre più vicine alla Juventus, ma meno intelligenti sul mercato. L’addio di Higuain ha regalato un tesoretto importante, investito in parte in mezzo al campo per Rog (15 mln), Diawara (15 mln) e Zielisnki (15 mln), limando i problemi numerici, ma non trovando riscontri positivi negli altri ruoli. In attacco è stato prelevato Milik (33 mln), ma è sembrato totalmente fuori contesto l’arrivo di Pavoletti (18 mln) che, complice l’esplosione di Mertens ed il ritorno di Milik, non ha praticamente mai visto il campo. Il capitolo difesa è stato affrontato con Maksimovic (25 mln) e Tonelli (12 mln) e la conferma di Albiol e Koulibaly, investimenti interessanti, ma che non hanno portato i partenopei al titolo. Incredibili sono invece state le scelte dell’Inter, palesemente in difficoltà in difesa, ma che ha prelevato il solo Ansaldi (7 mln), nonostante la partenza di Juan Jesus e l’accantonamento di Ranocchia. Sono però stati spesi 90 milioni tra Joao Mario, Candreva e Gabigol, riproponendo il reparto arretrato come vero e proprio punto debole della squadra. La Roma, che aveva investito per Rudiger, Mario Rui. Vermaelen e Fazio, è ora in procinto di cedere Manolas, pezzo da 90 della propria difesa. 
La domanda iniziale rimane dunque attuale e può trovare risposta in tanti modi, dall'appeal dei tifosi verso gli attaccanti alla difficoltà di trovare difensori in grado di essere affidabili. Il discorso più calzante è che probabilmente non tutti sono ancora riusciti ad arrivare a dare il giusto valore alla difesa.

Leonardo Pavoletti (Getty Images)

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Le vie del mercato sono certamente infinite, ma è possibile che nessuno si renda conto di quanto sia importante avere una difesa strutturata e affidabile? Se ne stanno forse accorgendo le milanesi, con il Milan che chiuderà a breve per Conti e magari cercherà un altro rinforzo per rendere sicura la propria tenuta difensiva; con l’Inter che ha chiuso per Skriniar e dovrà continuare assolutamente l’opera di costruzione del pacchetto difensivo. La Juventus invece, due passi davanti a tutti, resta a guardare, forte di una retroguardia formidabile e del valore di Rugani e Caldara, pronti ad affermarsi ad altissimi livelli. 
Sarà il solito calciomercato o finalmente qualcosa si muoverà strategicamente basandosi sui numeri?