A Roma è scattato un allarme, dopo due secondi tempi rivedibili, contro Inter in campionato e Atletico Madrid in Champions' League. Nella prima occasione, l'uragano Mauro Icardi ha spazzato via la difesa della Roma; nella seconda è stato un Alisson ai limiti della beatificazione, con l'aiuto di un palo al 91', a evitare un'altra sconfitta. E' arrivato per i giallorossi uno 0-0 utile per muovere la classifica e per il morale, anche se la strada per la qualificazione agli ottavi di Champions' resta non molto semplice. Se i dubbi sulla gestione Di Francesco piovono da più fronti, ci sta, è la legge del calcio. Ma se a mettere in discussione l'operato del nuovo allenatore è il bomber principe, Edin Dzeko, di certo il peso specifico cambia. E di brutto.

 

"Si sente la mancanza di Totti, ma anche di Salah, e di Radja, che giocava più vicino a me. Bisogna avere pazienza e continuare a lavorare"  Edin Dzeko
Parole schiette, e ovviamente la non dimestichezza con la lingua italiana del bosniaco ha aperto il fronte delle discussioni. Se l'assenza di Totti è una naturale conseguenza degli eventi, si può leggere una critica alla società, per la cessione di Salah, e una all'allenatore, per aver penalizzato la mobilità di Nainggolan con il nuovo assetto. E partono le note di "Nostalgia canaglia", mentre Momo Salah fa impazzire i tifosi della Kop a suon di gol e assist.

Mohamed Salah, Stephan El Shaarawy ed Edin Dzeko esultano dopo un gol (getty)

+

I numeri parlano chiaro. Impossibile non sentire l'assenza di Salah, alla luce dei numerosi assist dispensati a piene mani nella stagione precedente. Doppia cifra stagionale alla voce assist per l'egiziano; ben 8 serviti a Dzeko (contro il Crotone all'andata e al ritorno, Napoli, Empoli, Sassuolo, Atalanta e Milan, oltre quello messo a referto nella gara di Europa League contro il Villarreal). Una pioggia di +1 di certo difficile da dimenticare. Il re del gol della serie A TIM 2016/2017 ha parlato, e le sue dichiarazioni hanno squarciato il sereno, oltre che fatto tremare tutti coloro che durante le aste estive hanno prosciugato il proprio conto crediti per portarlo a casa. Leggermente meno diplomatica (rispetto al compagno di squadra Nainggolan) la strada scelta dal numero 9 giallorosso. Anzi, talmente diretta da mobilitare una sua stessa reazione, atta a cucire uno strappo, che al momento è l'ultima cosa di cui la Roma in evoluzione di Eusebio Di Francesco ha bisogno. Affidato a Twitter il commento di rettifica di Edin Dzeko.

Non è soltanto la nostalgia a farla da padrone, ma anche una sensazione di solitudine, che Dzeko non gradisce proprio. Troppa la lontananza in campo dal belga Radja Nainggolan, che sa bene come mandare in porta il bosniaco (come fatto vedere nel gol realizzato contro l'Inter); troppa, conseguentemente, anche la distanza del numero 4 dalla porta. Un dato che non fa felici i possessori del Ninja, nonostante il legno colpito e il +1 trovato contro i nerazzurri dell'ex Luciano Spalletti. Già, quello Spalletti che sapeva come far rendere al massimo un centrocampista eclettico e dinamico come Nainggolan, l'anno scorso arma letale e per ora ancora in fase di assimilazione dei dettami tattici di Di Francesco. Proprio quello Spalletti che ha reso Dzeko una "gallina dalle uova d'oro". A questi ritmi, i 29 "+3" dello scorso anno, per stessa ammissione di Dzeko, non sono ripetibili, anche se sembra (per fortuna di chi lo possiede) comunque un lontano ricordo un'annata disastrosa come quella di esordio in Italia.

Edin Dzeko marcato da Stefan Savic durante Roma-Atletico Madrid (getty)

+

Due indizi non fanno ancora una prova, ma tre sì. E se aggiungiamo la partita di esordio in campionato contro l'Atalanta, Edin Dzeko non ha portato a casa un +3 per tre gare su quattro disputate. Porre rimedio è uno dei compiti principali di Di Francesco. Possibile anche un cambio tattico, che il recupero di Schick potrebbe ulteriormente accelerare. Il tecnico giallorosso ha rigettato ogni critica relativa al suo "integralismo tattico", ma ora dovrà anche dimostrarlo sul campo. Defrel da esterno destro non sta lasciando il segno, Perotti illumina a intermittenza sulla sinistra, Dzeko fatica a trovare la via del gol, El Shaarawy è utilizzato solo a gara in corso. Se a tutto questo aggiungiamo la scarsa abitudine (e forse anche attitudine) dell'ultimo acquisto a giocare esterno di un tridente, il 4-3-1-2 potrebbe essere una soluzione percorribile, anche se dovesse portare a sacrifici importanti sull'altare del turnover. Un tridente con Nainggolan alle spalle di Dzeko e Schick farebbe magari tornare il sorriso al nazionale bosniaco, ma lo toglierebbe a tanti altri (su tutti, a Diego Perotti). L'equilibrio conta molto. Di Francesco è in fase di sintonizzazione, e le eventuali modifiche richiederanno il tempo debito, anche se la benevolenza del gigante buono, alla luce dei 39 gol della stagione scorsa, è vitale. Ed Eusebio è il primo a sperare che quel tweet "Daje Roma" diventi al più presto un coro "Daje Edin!" di tutto il popolo giallorosso.