Il grande fascino della narrazione sportiva, ma anche quello delle immagini. Ettore Intorcia, giornalista de "Il Corriere dello Sport", ha conosciuto presto il mondo del giornalismo, tanto che era solo un adolescente quando ha visto pubblicato il suo primo articolo su un quotidiano. Tuttavia, l'altra grande passione che gareggia alla pari con quella del calcio, è la fotografia. Nato a Benevento 39 anni fa, lavora nella redazione romana da dieci e il suo percorso non è stato tracciato solo dal pallone: Intorcia è infatti un arbitro di volley mancato: "Ho diretto gare fino ai 21 anni - racconta - Ho dovuto smettere per incompatibilità col lavoro di giornalista". 

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#1 - Un commento su quanto espresso dal campionato fino ad ora

"L'avvio è stato interessante. Abbiamo la conferma della solidità di Juventus e Napoli, il ritorno importante dell'Inter che, ribaltando il risultato a Roma, ha dato un segnale forte nonchè di grande crescita. Per quanto riguarda il Milan, la sconfitta con la Lazio rappresenta un campanello di allarme, ma i rossoneri sono un gruppo che è ripartito da zero e si ritrova con una gran qualità, rapportata a quella delle rose degli ultimi anni. Trasformare questo materiale in squadra, richiede tempo. Una mano a Montella la darà l'Europa League, nella quale avrà la possibilità di testare più soluzioni. Anche la corsa salvezza ha finora dimostrato di non essere così scontata come si pensava all'inizio. Nelle squadre interessate si vede proposta di gioco anche quando il loro obiettivo realistico è quello del punto".

#2 – Chi la sorpresa, sia per quanto riguarda un giocatore che una squadra?

"La Spal ha conquistato subito punti e fatto buone prestazioni: la conferma del teorema che con lo slancio dato dall'entusiasmo promozione e la continuità di progetto, si ottengono frutti concreti.

Il giocatore è Skriniar. Aveva già fatto vedere buone cose alla Samp, ma quando un atleta fa un salto dimensionale così grande, ci sta possa andare incontro a problemi. Lui, invece, pare essersi abituato prestissimo a giocare al "Meazza" e nonostante le pressioni di un pubblico esigente, si è calato in questa nuova realtà con grande personalità, tra l'altro in uno dei reparti più deboli degli ultimi anni nerazzurri".

#3 - Quando e come è nata la passione per il giornalismo sportivo? E quando ha deciso di farne un lavoro?

"E' nata da bambino, prima ancora che iniziassi a leggere e a scrivere. Ero piccolissimo quando ho iniziato a vedere dal vivo lo sport, partite di calcio ma anche di pallacanestro. Mio padre, grande tifoso del Benevento, faceva radio, mi portava sempre con lui. E così i miei primi ricordi sono legati agli anni Ottanta, dove c'era un contatto più diretto tra squadre e testate giornalistiche. Questo mondo mi ha affascinato da subito, tanto che avevo solo 16 anni quando ho scritto il mio primo pezzo per un quotidiano, "Il Giornale di Napoli". Di cosa trattava? Della presentazione di una squadra di basket femminile. Pronosticai pure la sua promozione e così accadde. Nel giro di pochi anni ho poi capito che quello di giornalista sarebbe stato il mio lavoro".

#4 - Ci racconta un aneddoto curioso vissuto in sala stampa?

"L'episodio che ci raccontiamo spesso tra amici e colleghi è quello che riguarda un giocatore che in dialetto mi disse che avrebbe voluto farmi sparare. Era la Serie C, col campo vissuto tutti i giorni e capitavano discussioni ma soprattutto non c'erano filtri e quindi era facile sentire un calciatore che si lamentava per una critica ricevuta o una pagella sgradita. Ricordo inoltre con piacere la prima volta da inviato a coprire da solo una partita di Serie A, quando prima di Reggina-Genoa incontrai Raffaele Palladino: lo avevo visto giovanissimo nel vivaio del Benevento e all’esordio tra i professionisti. Fa sempre effetto vedere come certi giocatori o addetti ai lavori li trovi nelle categorie minori e poi in palcoscenici più grandi: ti dà l'idea di quanto sia cresciuto un percorso personale e così anche il tuo".

#5 - Quale evento sportivo avrebbe voluto raccontare ai suoi lettori?

"Sicuramente un'Olimpiade, perché ha una struttura ricca di storie e personaggi ed è un mondo che viaggia ad una velocità completamente diversa da quella del calcio. Nello specifico, Pechino 2008, perché la Cina offriva una realtà allora molto complessa da capire per noi occidentali, all'interno anche di un quadro di mutamenti globali e in un particolare contesto di politica internazionale".

#6 - Che rapporto ha con i social? Li usa solo per lavoro o anche per interagire con i follower?

"Il mio approccio si diversifica a seconda del social. Twitter è quello che uso più spesso, sia per far conoscere il mio lavoro che per lavoro. E' senz'altro lo strumento più veloce per venire a conoscenza di news e comunicati stampa dei vari club. Cerco come posso di rispondere ai lettori, ma ammetto di non essere molto interattivo. Su Facebook, però, c’è l’esperienza delle dirette video dalla pagina del Corriere dello Sport-Stadio: una bella esperienza di interazione con i lettori".

#7 - C'è un collega di una testata concorrenziale che ammira e vorrebbe portare a lavorare con lei?

"Francesco Saverio Intorcia di Repubblica. Sì, è mio fratello, sono più di dieci anni che non lavoriamo insieme e un po’ di nostalgia c’è…".


#8 Adesso, concentriamoci sul fantacalcio. Primo consiglio ai fantallenatori: un portiere su cui puntare questa settimana

"C'è Crotone-Inter, quindi dico Handanovic".


#9 - Un difensore su cui puntare questa settimana

"Manolas, che mi pare tornato ai suoi livelli".


#10 Un centrocampista su cui puntare questa settimana

"Veretout: sta facendo vedere di avere risorse e colpi".


#11 - Un attaccante su sui puntare questa settimana

"Borriello, perchè ritrova il Cagliari con cui il divorzio è stato difficile: potrebbe avere il dente avvelenato".