Allora, diciamolo subito: grazie Gianni Infantino. In primis perché è riuscito a smuovere le fondamenta di un sistema di potere, più che calcistico, mondiale. In secundis perché, nel giro di pochi mesi, è riuscito a portare un po' dovunque - ed oggi, finalmente, anche in Italia - la più banale ed efficace delle soluzioni a una serie di problemi e polemiche ingenui, sterili, in buona parte superabili, che il nostro movimento (e, paradossalmente, molti appassionati) ha ripudiato per decenni. 

Non serviva una rivoluzione, né un genio, né l'avvento dell'iper-tecnologia, per realizzare che agli arbitri si potesse dare un sostegno immediato rispetto alle proprie, importanti, scelte. E non è questo, per inciso, il luogo in cui dettagliare - a differenza di questo pezzo dell'amico Fabio Giambò - i contorni di un nuovo modo di fare calcio che, dopo solo un fine settimana di applicazione, dà l'impressione di esserci sempre stato. Quantomeno per noi che le partite le guardiamo, fremiamo, ci emozioniamo, e guardiamo da tempo immemore replay su replay, giudicando qualsiasi dinamica di gioco senza avere neanche un decimo dei mezzi conoscitivi e regolamentari, né tanto meno la professionalità di chi si trova, di volta in volta, a decidere. Ma se milioni e milioni di tifosi, da una vita, si sentono legittimati a sindacare, dopo i replay televisivi, volete che non lo siano a maggior ragione gli arbitri? 

Tutto basilare, elementare, trasparente. Gli assistenti del giudice di gara guardano i replay, si consultano con l'arbitro, che eventualmente può andare in prima persona a visionare l'episodio a bordo campo. E noi, da spettatori, potremo - ma solo successivamente alla sua presa di posizione - visionare a nostra volta l'episodio, in TV. Eccessive perdite di tempo? I soliti pregiudizi. I primi tempi delle partite di ieri sera si sono conclusi alle 21:38, ed alle 22:42 tutti i triplici fischi erano stati emessi. E' insindacabile che una manciata di minuti, se non addirittura di secondi, di prolungamento del tempo lordo di gioco, rispetto agli standard, siano assolutamente accettabili, in confronto a giorni e giorni - se non addirittura settimane, mesi, anni - di futili diatribe tra fazioni e correnti di pensiero. Il VAR, si tacciano i detrattori, ha mostrato in soli due giorni di gioco di funzionare, se messo in mano ai nostri arbitri che, al netto dei soliti pregiudizi, sono tra i migliori in circolazione. Almeno una decina di episodi, durante la prima giornata, sono stati correttamente esaminati, e hanno tutti portato ad una conclusione oggettiva e solo in rarissimi casi contestata o contestabile.

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Null'altro da aggiungere: la naturale evoluzione del mondo del calcio è finalmente giunta, in barba ai tradizionalisti che preferirebbero, evidentemente, continuare a insultare gratuitamente i giudici di gara ed i tifosi. Di tutte le squadre diverse dalla propria che, guarda caso, sono favorite dalle decisioni arbitrali. Ora questa pantomima, finalmente, finirà. Quantomeno in grande percentuale, visto che, questo è evidente, il sistema VAR non è perfetto ma solo perfettibile. Esempio chiaro, il gol annullato (tecnicamente no, perché il fischio era arrivato prima) ingiustamente a Berenguer, caso in cui l'errore è arrivato comunque, perché l'arbitro aveva fischiato prima il fuorigioco, e non avrebbe mai potuto correggersi, dopo aver consultato il VAR.

D'altra parte i casi critici, come questo, o in cui un arbitro peccherà d'umiltà o valuterà male nonostante una reiterata visione del replay, prima o poi ci saranno, ma non dovranno farci temere: il passo, obbligato, ormai è stato fatto, e indietro non si torna. Com'è giusto che sia. E, vi dirò, al netto degli approfondimenti regolamentari e tecnici sul tema, c'è pure un'apprezzabile variabile emozionale che probabilmente non tutti sinora avranno percepito. Se sono l'unico al mondo ad aver sentito un piacevole attimo di indefinitezza, al momento del gesto quadrangolare che comunica ai calciatori l'intervento del monitor magico, ditemelo. Sarò strano, ma a me quella breve fase di interdizione, la corsetta verso la postazione, l'enigmaticità del volto della giacchetta gialla prima della scelta, fanno montare una piacevolissima suspense, a prescindere da quali siano le squadre in campo e quale sia la decisione da prendere. Volete mettere, rispetto al freddo, sordo, fischio che arriva solo un secondo dopo un fallo sul quale, invece, si discute per una settimana, in ufficio, tra colleghi?