Un totem del giornalismo sportivo italiano. Maurizio Pistocchi è forse l'emblema di chi nel settore in questione ha saputo adattarsi al meglio in questa colossale fase di transizione da un mondo analogico a quello social-digitale del Terzo Millennio. Perfetta sintesi tra passato ("Pressing" e "Guida al campionato" solo due delle storiche trasmissioni che lo hanno visto da protagonista) e presente. Un presente che, purtroppo, troppo spesso non è per nulla riconoscente nei confronti di chi ha fatto la storia di questo mestiere.

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1) Un commento sul campionato fino ad ora

"In primis è stato confermato il grande rafforzamento delle milanesi che hanno vinto in scioltezza contro due avversari non facili come Fiorentina e Crotone. La loro organizzazione di gioco non è ancora ideale, ma sono in crescita e si vede. Per lo Scudetto le due favorite restano Juventus e Napoli: i bianconeri hanno grandi individualità, gli azzurri sono un'orchestra che gioca un calcio di altissimo livello e ricco di idee. Ma nella corsa per il titolo aspetterei la fine del mercato: possono inserirsi la Roma e, appunto, anche Milan e Inter".

2) La sorpresa del campionato (giocatore e squadra) fino a questo momento

"Finché è in corso il calciomercato è difficile dare una valutazione perché le rose non sono ancora complete. Di sicuro però escluderei le compagini che andranno a occupare i primi 4-5 posti della classifica, essendo ormai squadre ampiamente consolidate e piene di grandi interpreti".

3) Quale evento sportivo avresti voluto raccontare ai tuoi "lettori-ascoltatori-spettatori"?

"Ero stato invitato a Barcellona per la prima Champions del Milan, un evento straordinario per cui erano presenti 80 mila tifosi rossoneri. Quella partita ha cambiato la storia del calcio recente, specie perché quella squadra è stata successivamente giudicata dai principali addetti ai lavori come la più forte degli ultimi 30 anni. Ecco, mi sarebbe piaciuto assistere dal vivo a quella partita e raccontarla".

4) Raccontaci un aneddoto curioso vissuto in qualche campo/spogliatoio/sala stampa

"Ricordo che nel '94 Ernesto Pellegrini, l'allora presidente dell'Inter, mi chiamò per farmi gli auguri di Natale e poi mi chiese se avessi un profilo da consigliargli per sostituire Paolo Tramezzani che era infortunato al polso. Gli feci il nome di un terzino brasiliano, lui visionò la videocassetta che gli portai e dopo 15-20 minuti fece: "Basta, andiamolo a comprarlo!". Quel terzino era Roberto Carlos...".

5) C'è un collega di una testata rivale che ammiri e vorresti portare a lavorare con te?

"Stimo molti miei colleghi per cui è dura fare un nome. Di sicuro mi piacerebbe fare una trasmissione per parlare di calcio con giornalisti non tifosi".

6) Quando e come è nata la passione per il giornalismo sportivo? E quando hai deciso di farne un lavoro?

"Ho cominciato a scrivere di ogni tema per 'Il Resto del Carlino' quando ero ancora al primo anno di università. In seguito mi sono concentrato solo sul calcio per radio e tv private. Poi la mia carriera da giornalista sportivo è cominciata a tutti gli effetti nel 1986, quando sono approdato a Fininvest".

7) Che rapporto hai con i social? Li usi solo per lavoro o anche per interagire con i followers?

"Twitter è un mondo difficile: c'è una parte delle tifoserie italiane che non ti consente di esprimere le tue opinioni e che offende continuamente, ma c'è anche uno zoccolo duro che mi segue con affetto e mi riconosce un atteggiamento non convenzionale. Non ho paura di andare contro tutti, cerco di esprimere le mie idee e le difendo nel bene e nel male, sbagliando come tutti di sicuro. Però alcuni atteggiamenti sono inaccettabili".

8) Un portiere su cui puntare questa settimana

"Reina".

9) Un difensore su cui puntare questa settimana

"Bonucci".

10) Un centrocampista su cui puntare questa settimana

"Joao Mario".

11) Un attaccante su sui puntare questa settimana

"Mertens".