Dici Babangida e parte la nostalgia: i pomeriggi passati a giocare a Winning Eleven con gli amici, quel celebre "Shoottoooo!" urlato a squarciagola ad ogni tiro, le lotte per accaparrarsi la Nigeria, l'Olanda o il Brasile di Roberto Carlos, rigorosamente schierato nel tridente offensivo (sebbene per molti fosse considerata una mossa sleale). Ormai lo sapete, con Memento ripercorriamo spesso angoli della nostra storia passata, e quale migliore occasione di questa per fare un tuffo nei ricordi della nostra infanzia? E allora ecco una carrellata dei cinque giocatori più nostalgici, prendendo come riferimento la generazione di videogiocatori a cavallo tra gli anni '90 e i primi 2000. Pronti? Preparate i fazzoletti...

ADRIANO LEITE RIBEIRO

Era il 14 agosto 2001. Amichevole Real Madrid-Inter al Santiago Bernabeu. Un ragazzino di 19 anni si appresta a fare il suo esordio, ma non sa che quel giorno lo segnerà per tutta la vita. Come? Grazie a una punizione dal limite dell'area: un bolide che si stampa sotto la traversa e mostra al mondo tutta la forza del sinistro di quel ragazzino brasiliano. Da quel giorno una statistica accompagnerà per sempre i valori di Adriano nei giochi a venire: potenza tiro=99. In pratica se tiravi da fuori area o ammazzavi un avversario o bucavi porta e portiere. Garantito.

ROBERTO "LARCOS"

Momento della scelta delle squadre. "Io mi prendo il Brasile!". Risposta: "Si, però Roberto Larcos lo lasci in difesa". Contro-risposta: "La settimana scorsa lo hai preso tu, ora tocca a me e la squadra la faccio io!". Lotte su lotte per accaparrarsi la squadra verde-oro, solo per il gusto di inserire Roberto Larcos/Carlos in attacco a Iss Pro e correre sull'out di sinistra come se non ci fosse un domani. Illegale. Se poi alla corsa aggiungiamo la potenza e la qualità nel tirare le punizioni allora capirete che siamo di fronte ad un vero e proprio crack dei videogames. Averlo in squadra era sinonimo di vittoria assicurata...

SHUNSUKE NAKAMURA

Prima di Beckham c'era lui, il genio giapponese: Shunsuke Nakamura. Alzi la mano chi ha tentato almeno una volta di tirare una punizione alla sua maniera: posizionati almeno un metro a destra della palla, ruota il corpo di circa 60°, guarda la porta, conta i passi e tira...Con una piccola differenza: le tue punizioni raggiungevano finestre e palazzi lontani, quelle di Nakamura si infilavano sempre nel set, anche nel gioco. Se prendevi il Giappone bastava subire un fallo fuori area ed ecco che partivano gli insulti: "E daiii noooo, si è buttato! No, vabbe dai. 1-0 per te guarda, inutile che la tiri. Tanto si sa che è gol con quel diavolo di un Nakamura..."  

TIJJANI BABANGIDA

Semplicemente il giocatore più veloce della storia di Pro Evolution Soccer. Vi basta? Per un gioco in cui contava andare dritto e cambiare direzione in maniera repentina direi che è abbastanza. Eppure Babangida non è solo questo, no. E' un'icona di una generazione di videogiocatori. Quante volte vi sarete scontrati con i vostri compagni per accaparrarvi la Nigeria sua, di Jay Jay Okocha e Babayaro? Già, perché Babangida non era solo veloce. Per molti lui era una leggenda, un mito, un simbolo di tante lotte. Per molti: il giocatore più forte del mondo (dei videogames).

CASTOLO&COMPANY

Dici Master League e ti viene in mente lui: bomber Castolo. Finalizzatore di una squadra che è già storia dei videogiochi, ripetuta come un mantra quasi come l'Italia dell'82: IVAROV, VALENY, JARIC, STREMER, DODO, IOUGA, ESPIMAS, XIMELEZ, MINANDA, CASTOLO, ORDAZ. Ogni giocatore rappresentava lo stereotipo del calciatore/tipo di quella nazione. Poesia. Fare tutta la cavalcata dalla seconda divisione al tetto d'Europa con la stessa formazione era un'impresa quasi impossibile. Riuscirci ti lanciava direttamente nell'olimpo dei più grandi, con gli amici che ti consideravano una sorta di semi-Dio. Ah, che ricordi...