Una lunga gavetta, prima della Serie A, nella quale conta oltre 180 presenze e un club nel quale ha lasciato un segno importante: la Lazio. Roberto Bacci, toscano, nato a Barga nel giugno del 1967, era un difensore affidabile e concreto. Prodotto del vivaio del Torino, prima del palco della massima serie, si è fatto le ossa al Derthona, al Pavia, al Como, al Mantova. Poi, nel '90, la chiamata del club romano, nel quale ha giocato cinque anni ed è sceso in campo 137 volte, segnando due reti. Nessuna delle quali, però - come ha confidato a Fantagazzetta -  è stata emotivamente esaltante come quella che ha sempre sognato da giocatore.

Eppure, anche il gol all'attivo con la maglia dell'Hellas - stagione 1996-1997 è da ricordare: la seconda marcatura, al 38', nella vittoria casalinga per 3 a 1 contro il Milan, quando il Verona rappresentava ancora una bestia nera per i rossoneri: 

Nel '97 passa al Modena, infine decide di chiudere la carriera maggiormente vicino casa, ad Arezzo per la precisione, club dove militerà fino al 2002. 

La carriera da allenatore comincia subito con i ragazzi di una scuola calcio aretina, poi la Fiorentina lo chiama per allenare gli Esordienti. Nel 2009-2010 è il tecnico della Berretti dell'Arezzo, con la quale arriverà a giocarsi il titolo nazionale, in un percorso che s'interrompe ai quarti. Nell'estate del 2010 arriva la sua prima panchina con una prima squadra: si tratta della Baldaccio Bruni che milita in Eccellenza e con quale disputerà i play off. In seguito guida un'ambiziosa Pianese, piccolo club dilettantistico di Piancastagnaio, nel senese, per due anni. 

Al Verona, nella stagione 1996-97 (Getty)

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#1 - La tua vita adesso: cosa fai, dove vivi, come si sviluppa la tua giornata?
"Vivo ad Arezzo e alleno. Sono in attesa di trovare squadra e quindi studio, ho assistito a varie preparazioni pre campionato e a diverse amichevoli. In ballo, al momento non ho alcuna proposta concreta. Resto in attesa, i tempi saranno più maturi a settembre-ottobre.  Quando ero giocatore credevo che fosse più difficile, rispetto ad un tecnico - trovare un tesseramento in un club in estate,  Da allenatore, penso l'opposto: ci sono più possibilità per i calciatori". 

#2 - I social network: li usi? Se sì, quali? Che rapporto hai oggi con i tifosi, tanto nella vita reale quanto a distanza, mediante la rete?
"Ho whatsapp, ma in linea generale non sono molto "tecnologico". Lo utilizzo il minimo indispensabile. Più che chattare, preferisco il rapporto diretto. Quanto ai tifosi, con loro c'è una bella relazione. In ogni piazza in cui ho giocato, mi hanno sempre voluto bene, in particolare a Roma e ad Arezzo. Terminata la carriera dai calciatore - con i quali è imposto un rapporto più distaccato - alcuni dei miei sostenitori sono diventati amici. E' bello dialogare, riportare a galla bei ricordi e aneddoti: ti fanno tornare giovane".

#3 - Una squadra, un compagno, un allenatore e un Presidente che ti è rimasto nel cuore. 
"La squadra è la Lazio, quella che mi ha fatto esordire in A. Il compagno è Nando Orsi, anche se regolarmente mi sento con Gregucci e Bergodi: quasi tutti difensori, quello che è stato il mio ruolo. L'allenatore è Dino Zoff, il mio primo mister nella massima serie, per me che venivo dal Mantova. Tra l'altro io ero considerato "Il figlio di Zoff". Su di lui c'è rimasto poco d'aggiungere alle belle parole che gli sono state tributate. E' un allenatore straordinario: essendo stato un ottimo portiere ha sviluppato una vista del campo e i dettagli a 360 gradi. Serio, onesto, una persona trasparente e molto chiara nei rapporti coi giocatori. Il presidente, che io e non solo chiamo "presidentissimo" ha a che fare con la mia esperienza di allenatore: Maurizio Sani della "Stosa Cucine" e presidente della Pianese. Menziono comunque anche Gianmarco Calleri, che mi ha portato sia alla Lazio che al Torino". 

#4 - Quale l'aneddoto calcistico più folle, curioso, strano della tua carriera?

"Da giocatore non ero particolarmente scaramantico ma avevo "le scarpe della domenica", cioè un paio che utilizzavo solo per la partita, preparate a inizio settimana"

#5 - In carriera chissà con quanti moduli di gioco sarai stato impiegato. Ma qual è il tuo preferito e perché?
"Posto che il modulo va sempre in base alla rosa di cui si dispone, in caso di materiale ideale, senza dubbio il 4-3-3".

#6 - Qual è il gol che avresti voluto segnare nella storia del calcio?
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Uno al derby, decisivo, l'1 a 0. Sarebbe stato il massimo, sarebbe rimasto nella storia e quindi il mio gol più bello".

#7 - C'è un rimpianto nella tua carriera? Oppure qualcosa che hai fatto ma che se tornassi indietro cambieresti?
"Sì. Sono andato via nella Lazio nel '95 perchè giocavo poco. Tornando indietro, forse sarei forse rimasto, perchè gli anni successivi sarebbe arrivato il grande salto di qualità della presidenza Cragnotti".

#8 - Siamo nel vivo del calciomercato: facciamo un nome per ogni ruolo. Chi sarà un portiere che si trasferirà e cambierà gli equilibri di Serie A?
"Poteva essere Donnarumma ma ha rinnovato. Il suo eventuale trasferimento avrebbe dato vita ad un walzer di portieri che non si è poi concretizzato. Si è chiacchierato fin troppo del suo caso, ha aumentato l'ingaggio. In questa faccenda sono stati bravi sia lui che il procuratore. Una faccenda della quale si è troppo chiacchierato e ha aumentato l'ingaggio. Per il resto, non mi esprimo sugli stranieri, io sono un romantico, valuto gli estremi difensori italiani migliori, con la nostra scuola sempre all'avanguardia".

#9 - Stessa domanda per quanto riguarda i difensori.
"C'è già stato il trasferimento chiave ed è quello di Bonucci al Milan. E' il più forte centrale che abbiamo in Italia e siccome numericamente in quel ruolo sono pochi, diventano anche coloro che fanno fare il salto di qualità. In più lui è cattivo e sa spronare la squadra, tenerla sulla corda. Un altra cessione capace di spostare gli equilibri, che però credo sia difficile si realizzi, è quella di De Vrij".

#10 - Altro ruolo, uguale interrogativo: chi si muoverà a centrocampo spostando i livelli di forza nel nostro campionato?
"
Anche in questo caso, il trasferimento determinate è già avvenuto: quello di Borja Valero all'Inter. Farà la differenza, in qualunque ruolo Spalletti lo impiegherà".

#11 - Ovviamente ultima annotazione per quanto riguarda gli attaccanti.
"Belotti e Immobile, ma nessuno dei due si sposterà dal Torino e dalla Lazio. Quindi dico Kalinic al Milan e quello eventuale di Keita".