Se è vero che i calci di rigore annullano tutto, l’incredibile sequenza che nella notte di Valladolid, il 29 ottobre del 1986, vide la nazionale italiana under 21 perdere il campionato europeo ai penalty testimonia di quanto sia stato paradossale assistere alla sconfitta di una grande squadra, incapace, e qui il paradosso, di riuscire a realizzare almeno un tiro dal dischetto.

Fu la Spagna di Paco Llorente, Jesús Solana e Roberto Fernández, futuri assi del calcio spagnolo, ad avere ragione di una tra le nazionali under 21 più forti della storia del calcio italiano. Zenga, Ferri, Francini, Matteoli, Vialli, Mancini e tanti altri calciatori che nel tempo avrebbero scritto pagine leggendarie dei loro rispettivi club di appartenenza, componevano un organico formato da fuoriclasse e grandi calciatori. L’Inter dei record, il Napoli di Maradona, il Milan di Sacchi, la grande Sampdoria (solo per citare alcuni storiche compagini) avrebbero a lungo beneficiato delle prestazioni di giocatori simbolo di un’epoca e di un calcio che ha fatto scuola. Ma veniamo al racconto di quei frangenti.

In quel campionato europeo, annata rivoluzionaria per il calcio mondiale e italiano, quella che vedrà trionfare l’Argentina di Maradona e, successivamente, consacrerà il Pibe de Oro a eroe napoletano per la conquista del primo scudetto all’ombra del Vesuvio, Italia e Spagna arrivano ad affrontarsi dopo essersi qualificate alla fase finale insieme a Danimarca, Inghilterra, Polonia, Ungheria, Svezia e Francia. Gli uomini allenati da Azeglio Vicini, che diventerà coach della nazionale maggiore, giungono in finale dopo aver eliminato Svezia e Inghilterra. Gli spagnoli, invece, hanno ragione di Francia e Ungheria. Nell’Italia under 21 militano calciatori molto promettenti. Tra questi, di fatto, quasi tutti manterranno le loro promesse.

La formula dell’edizione 1986 prevede la doppia finale, andata e ritorno, rispettivamente in Italia e in Spagna. La gara di andata si gioca al Flaminio di Roma, lo stadio che dopo tre anni ospiterà Roma e Lazio per le gare di campionato durante i lavori di rinnovo dell’Olimpico per i mondiali italiani del 1990.

L’Italia gioca una partita di grande generosità, attaccando sin dal primo minuto ed esponendosi ai contropiede degli spagnoli. Proprio in un momento di precaria lucidità della difesa azzurra, Calderé, innescato da Llorente, nipote del grande Gento del Real Madrid, fredda Zenga e porta in vantaggio gli spagnoli. L’Italia stringe d’assedio l’area iberica, ma, tra le grandi parate di Ablanedo e la sfortuna di una traversa, la porta ospite sembra stregata. Eppure, gli “azzurrini” continuano a crederci. Vialli trova il goal del pareggio e, un allora criticato Giannini, su un grande calcio di punizione, regala il 2-1 ai suoi e consente all’Italia di presentarsi in Spagna con l’opportunità di disporre di due risultati su tre. Nel finale della gara del Flaminio l’arbitro non vede un netto rigore ai danni di Vialli. Un episodio che, alla lunga, peserà sul doppio risultato. 

La partita di ritorno si gioca allo stadio di Valladolid. Un errore in disimpegno di De Napoli, generoso combattente del centrocampo azzurro, consente agli avanti spagnoli di colpire in area e, grazie a una deviazione di Cravero, di trovare il goal del vantaggio. Dopo appena un minuto, Giovanni Francini stacca di testa in area di rigore e riporta subito in parità il punteggio. A meno di quindici minuti dalla conclusione, quando l’Italia sembra in grado di potersi difendere fino al novantesimo, un altro colpo di testa, stavolta di Roberto, riporta avanti la Spagna. 2-1 e perfetta parità.

Il titolo verrà assegnato ai calci di rigore. L’Italia inaugura la serie dei tiri dal dischetto con Giannini. Il centrocampista si fa parare il penalty da Ablanedo. Roberto trasforma e la Spagna è già in vantaggio. Desideri, per l’Italia, commette un altro errore. Gli spagnoli non si lasciano sfuggire l’occasione e raddoppiano il vantaggio. Dopo due rigori, la situazione è già compromessa. Dal dischetto, poi, si presenta Baroni. Il terzo romanista dagli undici metri. Anche lui calcia addosso al portiere. Terzo errore consecutivo. E pensare che i romanisti non conservano bei ricordi nelle finali decise ai rigori e che lo stesso Baroni, anni dopo, sbaglierà il rigore decisivo agli ottavi di finale di Coppa dei Campioni tra Napoli e Spartak Mosca, decretando, sotto la neve russa, l’eliminazione dei partenopei. Molti di quei calciatori, inoltre, vedranno sfumare il mondiale italiano proprio ai rigori, in semifinale con l’Argentina.

Quando il terzo spagnolo si presenta davanti a Zenga, la sensazione è ormai quasi una certezza. I padroni di casa, diversamente dagli ospiti, trasformano anche il terzo rigore e portano a casa il titolo.

L’Italia under 21 avrà modo di rifarsi sei anni dopo. Dal 1992 al 1996 gli azzurrini conquisteranno tre titoli europei consecutivi. La terza finale sarà giocata con gli spagnoli che, ironia della sorte, saranno battuti ai calci di rigore.