Sai, ti avevo al fantacalcio. Marco Schenardi si è sentito dire questa frase da tifosi e appassionati almeno decine e decine di volte: "Ammetto di non averci mai giocato - spiega a Fantagazzetta - ma è grazie ad esso se sono così popolare e mi conoscono tutti". In realtà, l'ex giocatore nato a San Giorgio Piacentino nel '68, è stato il centrocampista e punto fermo di quegli undici che non si dimenticano, sopratutto se si tratta di exploit di squadre di provincia. Cresciuto nelle giovanili della Cremonese, esordisce in A nel novembre del '90 con la maglia del Bologna e con tanto di rete. A Brescia, tra massimo campionato e cadetti, è stato poi quattro anni, scendendo in campo 131 volte e mettendo a segno 8 gol. L'ambiziosa Reggiana, con tanto di promozione in A nel 1996, è stato il gradino successivo della carriera, ma è nei tre anni a Vicenza che Schenardi matura professionalmente e si fa conoscere, non solo dai fantallenatori. La formazione di Guidolin arriverà a vincere una Coppa Italia nel '97 e l'anno successivo, proseguirà talmente lontano in Coppa delle Coppe, fermandosi solo ad un passo dalla finale, eliminato dal Chelsea. Chiusa l'esperienza in Veneto, il centrocampista si sposta a Terni e Ancona, per chiudere col calcio giocato nel 2005, dopo tre campionati con la Narnese. Comincia poi a studiare e a intraprendere la carriera di allenatore. 
"Non avevo pronosticato per me un futuro in panchina - racconta Schenardi - L'idea mi è venuta dopo l'esperienza ad Ancona. Mister Simoni mi faceva giocare poco all'inizio, però condivideva con me certe sue idee e riflessioni, mi chiedeva le mie impressioni. Lì ho iniziato a maturare la possibilità di allenare e di studiare il gioco in un'altra profondità, da un diverso punto di vista". 
L'ex Brescia ha cominciato nelle piccole realtà, soprattutto umbre, tra Eccellenza e Serie D: Narnese, Sansepolcro, Deruta, Sporting Terni, Civitanovese e ancora Sansepolcro da giugno 2016 fino ad adesso. 

Agosto 1996, Schenardi con la maglia della Reggiana (Getty)

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#1 - La tua vita adesso: cosa fai, dove vivi, come si sviluppa la tua giornata?
"Sempre sul campo e in maniera molto semplice. Vivo a Terni e alleno in Toscana il Vivi Altotevere Sansepolcro, in Serie D. Il resto del tempo lo trascorro con la mia famiglia". 

#2 - I social network: li usi? Se sì, quali? Che rapporto hai oggi con i tifosi, tanto nella vita reale quanto a distanza, mediante la rete?
"Non sono un amante dei social, ho giusto facebook, che a dire la verità mi è servito molto per promuovere la mia associazione che opera nel sociale con l'attività di pet therapy con i cani, dei quali sono un grande appassionato. Fondamentalmente non vado pazzo per questi strumenti, vedo altre persone e colleghi che ne fanno un uso ampio ma io ho un carattere molto riservato e non mi piace la comunicazione esagerata in piazza di pensieri e sentimenti. Tuttavia apprezzo i social perchè ti permettono di tenere viva la memoria, la traccia di ciò che hai fatto e non solo. E' qui che ricevo ancora molti complimenti dai tifosi ed è bello perchè, anche se non mi crogiolo sui ricordi, è importante non perdere mai le radici e i legami che si è instaurato nel passato". 

#3 - Una squadra, un compagno, un allenatore e un Presidente che ti è rimasto nel cuore.
"La squadra è il Vicenza e non solo perchè sono arrivato durante gli anni magici con il clou di aver disputato una semifinale di Coppa delle Coppe. C'è stato un rapporto speciale con la città, nella quale operavo nel sociale. Mi è capitato di visitare le carceri, ad esempio. Me lo chiese la società e lo feci perchè mi sono sempre ritenuto una persona fortunata. Vengo da una famiglia severa ma con grandi principi, il calcio mi ha dato felicità e se io, all'epoca giocatore, potevo dare un po' di gioia a queste persone, perchè non farlo? 
Il compagno non saprei. Ho un carattere un po' chiuso e, anche se mi ha permesso di andare d'accordo con tutti, non ha dato modo di creare legami strettissimi, perchè faccio veramente fatica a credere nei rapporti a distanza e, tra l'altro, ho cambiato molte squadre.

Per quanto riguarda gli allenatori, sono stato molto fortunato in carriera. Ho avuto, tra gli altri, Simoni, Reja, Lucescu... Tutti hanno saputo trasmettermi qualcosa d'importante dal punto di vista umano. Magari non me ne accorgevo subito, ma nel corso del tempo, sì. Faccio fatica a sceglierne uno, ma se proprio devo, questo è Ancelotti. Si tratta di una persona straordinaria, capace di creare un grande feeling coi giocatori, quello che non è successo al Bayern, ma sono cose che una volta nella vita possono succedere e non credo che lui se ne farà un problema. Magari qualche giocatore e lo stesso club che l'hanno messo in discussione, si dovrebbero fare qualche domanda. 

Il presidente è Gigi Corioni del Brescia. Se dovessi mai diventare un giorno proprietario di una società di calcio, avrei lui come modello. Più un padre che un presidente per la squadra che, comunque, non ha significato non sia stato severo o non abbia preso decisioni dure". 

Contro Zola, nella semifinale di Coppa delle Coppe contro il Chelsea, stagione 1997-98 (Getty)

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#4 - Quale l'aneddoto calcistico più folle, curioso, strano della tua carriera?
"Non potrò mai dimenticare una scena che riguarda un personaggio schivo e riservato come Guidolin al Vicenza. Una domenica perdemmo malissimo, 1 a 5, con la Fiorentina. Il martedì successivo il mister e il direttore Gasparin entrarono nello spogliatoio vestiti da militare con tanto di mitraglietta e ci chiesero se eravamo pronti alla "guerra". Questa scena mi è rimasta troppo impressa per come stonava allora con la personalità del tecnico". 

#5 - In carriera chissà con quanti moduli di gioco sarai stato impiegato. Ma qual è il tuo preferito e perché?
"Da giocatore sono quasi sempre stato impiegato nel 4-4-2, che in quegli anni andava per la maggiore. Adesso da allenatore è il modulo che mi piace di meno. Il 4-3-3 e in particolare il 4-3-1-2 li trovo quelli ideali. Tuttavia credo più nella formazione dell'identità di squadra e nei concetti di gioco, superiori a qualsiasi schema". 

#6 - Qual è il gol che avresti voluto segnare nella storia del calcio?
"Ah ma l'ho già marcato. Da interista, la mia prima rete in A, l'ho segnata alla Juventus". 

#7 - C'è un rimpianto nella tua carriera? Oppure qualcosa che hai fatto ma che se tornassi indietro cambieresti?
"Un paio. Il primo non dipese da me. Ancelotti, dopo la panchina della Reggiana, avrebbe voluto portarmi con sè a Parma. Non così la pensò la presidenza Tanzi che voleva uno straniero e scelse Stanic. Il secondo invece c'entra con una decisione presa di mia volontà. Tornando indietro, non smetterei di giocare. Dopo Ancona nel 2003, oltre a ciò che mi proposero i biancorossi, ero richiesto da Ranieri alla Fiorentina e da Simoni al Napoli. Solo che che rimasi qualche mese fermo e lì mi si spense la "luce". Questa è un requisito fondamentale per continuare a giocare, perchè non è vero che contano solo i soldi. E così decisi di chiudere la carriera di calciatore". 

#8 - Tornando al presente e all'attuale Serie A, primo consiglio ai fantallenatori: un portiere su cui puntare questa settimana.
"Handanovic". 

#9 - Secondo consiglio ai fantallenatori: un difensore su cui puntare questa settimana.
"Chiellini". 

#10 - Terzo consiglio ai fantallenatori: un centrocampista su cui puntare questa settimana.
"Parolo". 

#11 - Ultimo consiglio ai fantallenatori: un attaccante su cui puntare questa settimana.
"Palacio".