Il 26 maggio del 2004 all’Arena AufSchalke di Gelsenkirchen, nella regione dei giacimenti di carbone, si affrontano Porto e Monaco. La partita vale la conquista della Champions League. Finale contro ogni pronostico. I portoghesi di Mourinho, destinato a diventare lo Special One, giocano un grande calcio e il Monaco di Deschamps, il Didier dei trionfi bianconeri di qualche anno prima, contano su un collettivo da cui spiccano nomi come Giuly e Morientes, l’ex attaccante del Real Madrid che in quegli anni ha firmato l’ennesima leggenda col marchio della Casa Blanca.

Alla vigilia della 49ª edizione della massima competizione calcistica europea per club, però, quasi nessuno avrebbe scommesso su una finale simile. Eppure, consapevoli della loro qualità, le due formazioni che nella Renania Settentrionale-Vestfalia si giocano il pass per la gloria hanno avuto il merito di battere gli avversari che sulla carta erano le favorite a poter arrivare fino in fondo. Il Monaco ha vinto il suo girone, avendo la meglio su Deportivo, PSV e AEK Atene. Il Porto è arrivato secondo nel raggruppamento che ha visto il Real Madrid guadagnare il primo posto.

Quando inizia la fase finale, il tabellone propone il primo severissimo banco di prova proprio per i portoghesi. C’è lo United. Un pareggio e una vittoria sono il doppio biglietto da visita che Mourinho consegna agli avversari e all’intero torneo. Il suo Porto, già vittorioso in Europa League proprio l’anno prima, compete pure per la Champions. Il Monaco, invece, agli ottavi ha ragione, sia pur a fatica, del più modesto Lokomotiv Mosca.

Il sorteggio dei quarti “sorride” ai portoghesi, avversario l’insidioso Lione, ma non fa sconti ai monegaschi. Per i biancorossi del principato c’è il Real Madrid di Raul, Ronaldo, Figo e Zidane. E non solo. I blancos di Spagna presentano una formazione che può essere considerata tra le più grandi della storia del calcio. Nella gara di andata il Monaco ha ragione degli spagnoli grazie a un perentorio 3-1. Al Bernabeu, però, c’è da fare i conti col prestigio e con la classe dei più grandi calciatori del mondo.

Le merengues rimontano lo svantaggio iniziale e si portano sul 4-1, punteggio sufficiente per il passaggio del turno. A pochi minuti dalla fine si verifica uno dei classici del calcio. Il goal dell’ex. Di solito i goal dell’ex sono quelli che fanno più male. Morientes sbuca tra le linee della difesa madrilista e fa quello che da una vita gli riesce meglio. Goal, 2-4 e qualificazione al Monaco. Lo psicodramma è servito e i padroni di casa lasciano l’edizione che li vedeva favoriti assoluti. A sbatterli fuori è lo stesso Morientes protagonista di tante stagioni trionfali nelle annate precedenti, Champions compresa. La manovalanza che aveva affiancato la classe infinita di Raul mette lo sgambetto al gigante spagnolo. Quando il futbol alleva in casa le serpi capaci di tirare fuori il veleno peggiore.

Intanto il Porto si sbarazza del Lione con un aggregate di 4-2. In semifinale i portoghesi trovano il Real Club Deportivo de La Coruña, altri spagnoli terribili capaci di mandare in scena un altro psicodramma, stavolta a danno dei campioni in carica. Il Milan, dopo aver vinto 4-1 in casa, prende quattro reti in trasferta, facendosi rimontare un vantaggio a dir poco rassicurante. La rimonta del Depo avviene in pochi minuti e per un’altra favorita alla vittoria finale lo shock sportivo non è facile da dimenticare. La semifinale tutta iberica viene decisa dall’1-0 nella gara di ritorno, in Portogallo.

Nell’altro confronto di semifinale, invece, il Monaco ha ragione del Chelsea, vincendo ancora una volta 3-1 in casa e pareggiando 2-2 a Londra. Il cammino delle due finaliste caratterizza i profili tattici. Monaco che sembra più spregiudicato e Porto molto preparato nella fase difensiva.

In finale Dechamps deve rinunciare a Giuly dopo venti minuti. La linea difensiva del Porto funziona a dovere e una perfetta tattica del fuorigioco ferma ogni tentativo offensivo dei monegaschi. Per quasi tutto il primo tempo il tema è la grande tenuta difensiva dei portoghesi. A pochi minuti dall’intervallo arriva l’episodio che cambia la partita. Carlos Alberto, attaccante del Porto, approfitta di un’azione rocambolesca e trafigge Flavio Roma, estremo difensore italiano giunto al Monaco senza aver trovato grande spazio in Italia. il portiere romano è durato al Monaco dal 2001 al 2009, per poi ritornarvi per altri due anni, dal 2012 al 2014, dopo una breve parentesi al Milan.

Il goal di Carlos Alberto mette nelle condizioni migliori la strategia tattica di Mourinho. Il Monaco risente del contraccolpo psicologico e non riesce a reagire. Nella ripresa, al 71’ e al 75’ Deco e Aleni?ev firmano il 3-0 finale, regalando al Porto il secondo titolo europeo consecutivo. Stavolta quello più prestigioso. La seconda Coppa dalle grandi orecchie per il club portoghese. Tra le tante oggi presenti nella bacheca personale di Jose Mourinho.