Le amichevoli di lusso estive sono il campo d'allenamento ideale per un calciatore, che prima di una stagione impegnativa può avere un eccellente banco di prova per tutta la gamma di gesti tecnici con cui delizierà i tifosi durante l'annata. Gli spettatori dei teatri asiatici o americani, che non masticano calcio con la nostra frequenza, si esaltano a ogni colpo e sono pronti a spellarsi le mani al gesto di classe. E anche a rimanere quantomeno confusi quando l'eleganza si ribella, come è capitato nella pur vittoriosa amichevole dell'Inter contro il Chelsea in quel di Singapore: Geoffrey Kondogbia, la grande delusione dello scorso anno, quello che la retorica candida a essere "il vero nuovo acquisto" del calciomercato interista, ha segnato, per dirla nella maniera più classica possibile, un autogol da cineteca: un insospettabile pallonetto-retropassaggio da centrocampo, verso la porta di un incolpevole Padelli - e possiamo solo immaginare i cattivi pensieri di un portiere prima, durante e dopo il più bello degli errori.

Il francese non è stato il primo e, ci scommettiamo, non sarà l'ultimo: è lunga la lista di calciatori che si sono resi protagonisti di euroautogol in occasioni ben più importanti di un torneuccio estivo giocato nell'umidità di Singapore. Ne ricordiamo cinque, ben coscienti che il gruppo è vasto e variegato. Perché l'autogol non è solo la sfortunata deviazione, l'incontrollabile tap-in, l'imprevedibile liscio con rimbalzo a fil di palo reso celebre da Cristian Zaccardo: l'autogol è anche genio, e quindi fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione che esplodono in un momento di confusione.

Sempre restando nell'anno del fantastico mondiale tedesco, uno degli assoluti protagonisti di quel torneo, poche settimane prima del trionfo berlinese, stupiva il pubblico del Castellani di Empoli con un retropassaggio sontuoso: Marco Materazzi batteva così Julio Cesar il 30 aprile 2006, condannando l'Inter alla sconfitta e i tanti fantallenatori che l'avevano in rosa a beccarsi il più bello dei -2.

Quando è un difensore, però, si tende a perdonarlo anche se il quadro è diverso dalla fatale deviazione: uno o due own goal all'anno vanno messi in conto. Situazione diversa se si tratta di un attaccante. E ancora più diversa se si tratta di un attaccante che delude. I fantallenatori più stagionati ricorderanno Emiliano Bonazzoli, 192 centimetri per 84 chili, una montagna: nel 2002/2003 pensavamo fosse il giocatore giusto, quello che c'avrebbe fatto sognare a fronte di un esborso limitato. L'anno precedente aveva cominciato la sua esperienza alla Reggina: un girone di ritorno da 7 gol, abbastaza da ingolosire in molti. E così il fantacalcio di alcuni di noi si basò anche sulle avventure dell'attaccante, che ovviamente imbeccò una delle stagioni più sfortunate della sua carriera: 27 partite e 2 soli gol. In mezzo, pure un autogol da bomber vero contro l'Inter.

Nella lista non può mancare un recente capolavoro di David Alaba: il centrocampista del Bayern Monaco, capitano della nazionale austriaca, entrò a partita in corso nell'amichevole contro Malta, a maggio 2016. Sarà stato il finale di stagione, il 2-0 a pochi minuti dalla fine, l'avversario effettivamente modesto, o tutte queste cose insieme a trasformare la sicurezza in arroganza: Alaba si produsse in un fantastico retropassaggio no-look senza rendersi conto che la porta era vuota.

Di errori illustri è pieno il mondo, pure la sempre incensata Bundesliga. Christph Kramer diventò celebre, dopo aver subito una brutta botta alla testa nella finale dei mondiali 2014, per aver chiesto all'arbitro Rizzoli se quella fosse effettivamente la finale dei mondiali. Seguito a lungo dal Napoli, Kramer è rimasto sempre in Germania, soprattutto al Borussia Mönchengladbach. E proprio nel Gladbach segnò un bell'autogol da centrocampo, modello Kondogbia, capolavoro decisivo per la vittoria del Borussia Dortmund.

Last but not least, l'anti-capolavoro, recente e tutto italiano, di Edoardo Goldaniga. La Juventus, poco meno di un anno fa, riuscì ad espugnare il Barbera di Palermo non solo per la propria obiettiva superiorità, ma anche grazie al colpo dello scorpione del difensore. Sfortunato sì, ma con classe.