Quel che è certo è che non sarà un'altra, l'ennesima, sessione di mercato standardizzata. Non ci sarà più la Juventus a farla da unico padrone, l'Inter a inseguire alla ricerca di colpi più o meno esotici e multimilionari, ed il Milan a caccia di parametri zero e prestiti con diritto di riscatto. Tutt'altro. Perché adesso la finalista di Champions deve compiere quel definitivo salto di qualità che le consenta di ripartire addirittura da favorita anche in Europa, le milanesi inseguire, e Roma e Napoli rifarsi giusto il look, senza snaturarsi. Per quanto sia possibile, ovviamente, visto che nel giro di pochi mesi la Capitale ha salutato sia Totti che Spalletti e Sabatini. E allora partiamo proprio dai giallorossi: in settimana verrà ufficializzato Di Francesco, che se vorrà far bene dovrà ripartire da chi gli ha consentito di diventare grande. Ovvero, dai suoi ragazzi del Sassuolo: non è un caso, evidentemente, se Pellegrini tornerà alla base (11 milioni a Squinzi) e Berardi è entrato a sorpresa nel mirino di Monchi. Mimmo, però, arriverà solo nel caso in cui il Liverpool arriverà ad offrire la medesima cifra necessaria per strappare il numero 25 a Carnevali: ovvero, 41-42 milioni. E non dimentichiamoci di Acerbi, che sarebbe l'erede naturale non di Rudiger ma di Manolas. Ma se - al netto delle sue risse da bar con Dzeko - il greco dovesse rimanere, anche utilizzarlo per sostituire il tedesco non sarebbe una brutta idea: tutt'altro. Infine, il portiere: Alisson è un ottima garanzia, ma potendosi garantire anche Skorupski io il polacco lo tratterrei.

Da questa posizione (scomoda) deve ripartire anche il Napoli, di De Laurentiis in guerra con Reina che, con tutta probabilità, alla fine andrà via. Ha ancora un anno di contratto, ma le estati in cui è possibile andare a reperire un nuovo numero uno non sono infinite. Anzi. Ne capita una ogni tre, mediamente: ed in questa sessione, al netto di Donnarumma, oltre allo stesso Skorupski, potrebbero muoversi anche Sirigu (che però è davvero vicino al Torino), Leno, Neto, Diego Alves, Perin e Zoedt. La scelta c'è, si tratta solo di tramutarla in realtà. Davanti vanno necessariamente ceduti Pavoletti e Zapata, ed al miglior offerente: col ricavato arriverà Berenguer (all'Osasuna 5 milioni più bonus), ma anche una seconda alternativa al duo Insigne-Callejon appare utile. Personalmente mi sarei iscritto all'elenco delle concorrenti per Keita, ma Giuntoli vuole un profilo di fascia più bassa: ecco perché l'idea iniziale di andare dal Barcellona ad offrire tra i 16 ed i 18 milioni per Deulofeu (che vuole restare non al Milan, ma in Italia) è assolutamente azzeccata. Dietro, con un Ghoulam incerto ed un livello medio delle alternative non elevatissimo, la scelta giusta probabilmente sarebbe stata Ricardo Rodriguez. Ma in casa Napoli non ci si muove mai andando in esubero di rosa: ecco perché, finché l'algerino non dirà sì (c'è anche un ostacolo relativo alle commissioni relative al rinnovo), difficilmente la società si muoverà in entrata. Tutto il contrario rispetto a quanto attualmente fatto dalla nuova dirigenza rossonera, che al momento si ritrova una squadra potenzialmente di 45 calciatori. Per una volta, fondi alla mano, la musica a Milano è cambiata, e dal "prima vendere e poi comprare" che Galliani recitava come un mantra, Mirabelli s'è mosso in direzione diametralmente opposta. L'obiettivo è vendere (Bacca, De Sciglio, Sosa, Poli, eventualmente anche Lapadula e Montolivo) per un totale di almeno 50 milioni, di modo da portare i fondi a quota 200. Per completare la squadra titolare mancano ancora 4 titolari ed un paio di riserve: ed i nomi sono quelli già noti. I problemi stanno nell'impostazione delle trattative: prendere Biglia (in scadenza, a quasi 32 anni) per 25 milioni rientra in un accordo più ampio, da 50 milioni, che con la Lazio prevede anche Keita. Ipervalutati entrambi, difatti: ed atto a sbloccare un vincolo di scelta - quella di Keita, che vuole la Juventus - sul quale però non si dovrebbe agire. Al progetto Milan, come indicato dai nuovi vertici, dovrebbero difatti aderire solo coloro che credono veramente, ed al momento neanche Donnarumma lo è. O meglio, non lo è la sua rappresentanza, visto che Raiola l'ha già inutilmente offerto a mezza Europa. L'imposizione d'una clausola d'uscita in caso di mancata qualificazione Champions è un vezzo di forma, visto che stante la campagna acquisti in atto un mancato arrivo nelle 4 prime posizioni il prossimo anno si tradurrebbe automaticamente in un fallimento addirittura più vasto di quanto possa essere per un singolo: ed a quel punto le ripercussioni sarebbero certamente ad un livello più alto. L'impressione è che alla fine, più che altro per mancanza di acquirenti immediate (il Real vuole Navas, il PSG dovrebbe prima piazzare Trapp), Gigio resterà. E questa tediante telenovela verrà rimandata di almeno un anno, quando il Milan avrà un potere di vendita concreto e non aleatorio, e le big d'Europa saranno nuovamente disponibili a spendere le cifre che il ragazzo effettivamente, per età e potenzialità, effettivamente vale. Ovvero una cifra che non può essere inferiore ai 70-80 milioni. Se d'altra parte la clausola di Belotti è pari a 100, non si può non fare la tara, e andare a rivalutare ogni cartellino al rialzo. Cairo non mollerà almeno sin quando non avrà la certezza che nessuna grande in Europa arriverà a pagargli per intero la clausola: il problema è che il Milan non deve e non può aspettare, e vuol mettersi legittimamente in condizione di consegnare a Montella una squadra pronta per buonissima parte già entro inizio luglio. Detto che Morata sta per firmare con il Manchester United (contratto quinquennale, al Real 70 milioni), Kalinic è un giocatore più funzionale di altri, ma non può garantire il salto di qualità rispetto a Bacca: costa meno (circa 30 milioni) di chiunque altro, ma nell'ottica di realizzo di una squadra anche futuribile c'entra poco. C'è chi dice che invece che investire 70 milioni in un unico centravanti e tenere Lapadula la scelta più indicata potrebbe esser quella di prenderne due da 30-35. Da questo punto di vista forse un'accoppiata mai valutata, come potrebbe esser quella composta da Dolberg e dello svincolato Ibrahimovic (al netto delle moine di Raiola), non sarebbe follia. Anzi. Il campione senza età né maglia fissa, che torna osannato dalla tifoseria, ed il giovane prospetto pronto a crescere, senza troppe responsabilità: se non ci fosse modo di arrivare a Belotti la strana coppia calzerebbe a pennello. Così come a pennello servirà Kessie, per molti ipervalutato (28 milioni, prestito biennale con obbligo): nell'epoca dei Krychowiak pagato 30 a 26 anni, e dei Kondogbia pagato 36 a 22, spenderne meno per un 20enne che difficilmente farà peggio di entrambi dovrebbe essere un pregio, non un difetto. La Juventus, d'altra parte, insegna: due anni fa investì una cifra simile per prendere il 24enne Alex Sandro ad un anno dalla scadenza contrattuale. Ed oggi si ritrova in rosa se non il migliore, di certo uno dei migliori tre fluidificanti sinistri d'Europa, che Chelsea e City valutano intorno ai 60 milioni. La Juventus, però, giustamente non vuole venderlo, tant'è che pur avendo messo sul mercato Asamoah sta già lavorando per riportare a Torino Spinazzola, suo vice ideale. Marotta ha già il sì anche di N'Zonzi (concordato un quadriennale a 3,5 milioni), anche se personalmente a centrocampo io avrei sfruttato l'insofferenza di Verratti per provare a fare il colpo della vita. Costa almeno 80 milioni, Marcolino, che nel frattempo il suo agente sta proponendo al Barcellona: ma il livello medio degli acquisti della Juventus deve esser questo. Non è un caso se la stagione per Allegri inizierà con a disposizione quelli che sono i migliori due portieri di Serie A: Szczesny e Buffon. Il polacco almeno per un anno sarà vice di Gigi, e poi probabilmente ne riceverà la grave eredità: il fatto di averlo strappato al Napoli, da questo punto di vista, è l'ennesima dimostrazione di forza di una società che ancora una volta ha capacità e fatturato per investire altri 130-150 milioni. Parte dei quali verranno spesi per una/due ali offensive (dipende da Pjaca e Cuadrado): la scelta al momento vede in pole Douglas Costa, con Keita e Bernardeschi alle sue spalle. Cifre diverse (35, 25, 45) da investire, caratteristiche tecnico-tattiche diverse da preferire. Oltre, ovviamente, a Schick, che già in settimana definirà il suo trasferimento: poi Allegri lo riceverà in ritiro, e con tutta probabilità, stante la voglia ferrea del ragazzo di lasciare Genova, lo tratterrà in rosa da vice Higuain (ma anche vice Dybala, vista la sua duttilità). Sarebbe stato il colpo ideale piuttosto per l'Inter, che dalla Sampdoria ha sempre storicamente pescato bene: Spalletti non vuole incorrere nell'azzardo già sperimentato a Roma, col solo Dzeko a tenere sulle proprie spalle il peso dell'intero reparto. Un'altra punta, ancora non individuata, arriverà. E con lui anche un difensore (Rudiger, appunto), un centrocampista alla Nainggolan (ma difficilmente sarà il Ninja), e due terzini. Sulla lista di Sabatini ci sono Dalbert, Karsdorp, Tete, Samir e Darmian, ma anche Conti. Che però, dalla sua, ha già detto sì al Milan e sta forzando mediante il suo agente, con l'Atalanta, che però ha sparato altissimo (28 milioni bonus compresi). Il Milan sinora ha fatto la voce grossa, e deve anche assumersene le responsabilità. In un calcio ancora relativamente povero rispetto alle altre grandi realtà continentali, come il nostro, andare a imbastire contemporaneamente 20 trattative significa mostrarsi alla mercé dei venditori. Se il Milan vorrà anche Conti, in definitiva, dovrà spendere, e non poco, ed al netto delle contropartite intaccare ancora una volta quel tesoretto che in tante vorrebbero. A partire dall'Inter, che da qui a due settimane farà muro, per volontà di Luciano, rispetto alla cessione di Perisic, per il quale lo United è arrivato ad offrire 45 milioni. Tanti. Una cifra che le cessioni di Brozovic, Medel, Santon, Jovetic, Ranocchia, Banega, Murillo e Biabiany porteranno, ma non entro fine giugno, come indicato dai vincoli di FPF. E che sta costringendo il buon Walter, a momento, a improvvisare. Ma superata quella deadline, occhio al nuovo uomo mercato di Suning: nei salotti buoni si dice già da giorni che abbia in pugno un grande colpo di cui ancora nessuno ha parlato. Da fare sulla trequarti. Per il momento, però, basta indizi.