7 volte campione di Germania, 2 Coppe Uefa, campione d’Europa e del Mondo con la nazionale tedesca e un pallone d’oro conquistato nel 1991: sono solo alcuni tra i titoli che può vantare Lothar Matthaus, centrocampista eclettico, tra i più completi della storia di questo sport, un tuttocampista dotato di grinta, leadership e un destro fuori dal comune. 

Nato ad Erlangen nel Land della Baviera, Lothar ha appena compiuto 56 anni (è nato il 21 marzo), motivo per cui gli abbiamo dedicato il Memento di questa settimana, esaltando uno dei momenti clou della sua fantastica carriera, costellata da 192 gol e 53 assist: lo scudetto con l'Inter dei record.

Stagione 88-89, l’Inter è reduce da un anonimo 5°posto nella stagione appena passata, dove il Napoli di Maradona e il Milan di Gullit hanno battagliato fino alla fine per il titolo (vinto poi dai rossoneri). L'allora presidente dell'Inter Ernesto Pellegrini vuole rinforzare la rosa già ricca di campioni come Zenga, Bergomi e Aldo Serena. Arrivano così un giovanissimo Nicola Berti dalla Fiorentina per oltre 5 miliardi di lire e dal Bayern due tedeschi destinati a fare la storia del club: Andreas Brehme, terzino sinistro di spinta, mentre per ben 5,6 miliardi di lire un mediano che sa far gol, molto bravo nei calci piazzati: Lothar Matthaus. Mai acquisti si riveleranno più azzeccati. In panchina un guru del calcio italiano, maestro del “Mai dire gatto se non ce l’hai nel sacco”: Giovanni Trapattoni

Lothar Matthaus e Fabio Cannavaro (Getty)

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L’Inter si dimostra subito una corazzata, vince partite su partite (perderà in tutta la stagione solo due partite, una con la Fiorentina di Roberto Baggio e l'altra con il Torino, a scudetto già acquisito) e arriva allo scontro diretto con il Napoli del 28 maggio con 7 punti di vantaggio, a cinque giornate dal termine. San Siro è tutto esaurito, una vittoria vorrebbe dire scudetto dopo 9 anni di attesa.

La partita è apertissima, le occasioni fioccano da una parte e dall’altra: prima è il brasiliano Careca a spaventare Zenga, poi è l’interista Ramon Diaz a colpire la traversa su colpo di testa, con i tifosi già pronti ad esultare. Al minuto 36 è proprio Careca ad ammutolire la scala del calcio: Renica lancia, il brasiliano stoppa il pallone, lo lascia rimbalzare e fa partire un destro da fuori area che si infila nell'angolino alle spalle di Zenga. Un vantaggio che però dura poco, perché al minuto 49 è Berti a riacciuffare il pareggio con un tiro, deviato dal napoletano Fusi, che trafigge l’incolpevole Giuliani.

L’1-1 sembra durare, ma all’81° entra in scena Lothar Matthaus: punizione dal limite dell’area, sul punto di battuta va Brehme con il suo sinistro; il tedesco tira, ma la barriera partenopea si muove in anticipo e l’arbitro Agnolin fa ripetere. Attimi concitati, Maradona protesta, ma la decisione è presa: si ribatte. Stavolta è il turno di Matthaus, prende la rincorsa e fa partire un destro che passa al centro della barriera e si insacca. E’ 2-1, è vittoria, è festa scudetto. Il cronista Bruno Pizzul si lancia in campo per omaggiare gli eroi di giornata, Trapattoni, Mandorlini, Bergomi, Brehme e poi chiaramente Lothar, nel chiuso degli spogliatoi.

L'accento tedesco è marcato, l'italiano non è perfetto, ma la gioia è grande e c’è soprattutto una frase che resterà nel cuore dei tifosi: Questo scudetto per me equivale a tre scudetti vinti in Germania”.
28 maggio 1989, il giorno in cui Matthaus si prese San Siro e con esso milioni di interisti.