Il pareggio ottenuto contro il Torino ha di fatto ridotto al lumicino le speranze dell'Inter di raggiungere la tanto sospirata zona Champions, riaprendo il dibattito su chi abbia le maggiori responsabilità per aver mancato il dichiarato obiettivo stagionale. Vecchie questioni, ma che ancora oggi dividono i tifosi nerazzurri, mentre per gli addetti ai lavori il colpevole sarebbe soltanto uno: Frank de Boer.

Da più parti infatti si evidenzia come il disastroso inizio stagione sotto la guida dell'olandese abbia generato un gap impossibile da colmare per Stefano Pioli, protagonista di una rimonta destinata a non andare a buon fine. Ma è davvero tutta colpa dell'ex tecnico dell'Ajax?

Di sicuro il cambio di allenatore ha dato una svolta alla stagione nerazzurra. L'Inter si è messa a correre, ha ottenuto un bel filotto di vittorie e giudizi lusinghieri da parte della critica. Pioli, definito ora normalizzatore, ora potenziatore, ha svolto un lavoro egregio; ma il pur ottimo contributo del tecnico nerazzurro ha fatto passare in secondo piano alcuni elementi centrali, imprescindibili nell'analisi dell'andamento della stagione interista.

In primo luogo l'esonero di De Boer, causato, prima ancora che dai risultati non soddisfacenti, dalle guerre intestine in seno alla società nerazzurra, ha coinciso con un cambiamento totale dell'atteggiamento di buona parte dei giocatori e della loro disponibilità al sacrificio. Da Miranda a D'Ambrosio, passando per gli epurati Kondogbia e Brozovic, la metamorfosi della rosa nerazzurra, criticata aspramente e giudicata dai più inadeguata a un campionato di alto livello, è stata impressionante. E questo già di per sé dovrebbe lasciare intendere quanto abbia pesato la volontà dei giocatori nei risultati del primo periodo, ben al di sotto delle aspettative e generati dal malcontento generale della truppa nerazzurra.

L'aspetto mentale si connette poi a un altro problema emerso a inizio stagione: una preparazione fisica non ottimale, che già De Boer aveva avuto modo di evidenziare con accuse che Roberto Mancini non ha esitato a rispedire al mittente. Al di là del gioco delle parti, risulta difficile non notare come ora, forse anche perché più coinvolti mentalmente, i giocatori nerazzurri corrano sempre più degli avversari: un aspetto da tenere in considerazione, quando si analizza la prima parte di stagione, quando la squadra letteralmente camminava in campo. La stretta connessione tra mente e corpo non può essere analizzata fino in fondo in questa sede, meritando ben altro spazio; tuttavia rimane il punto focale, ovvero il fatto che l'Inter con Pioli ha iniziato a correre, mentre prima questo non accadeva; che sia da imputare alla scarsa presa di De Boer sui giocatori o a una condizione fisica nettamente migliorata con il passare dei mesi, di sicuro questo è stato uno dei motivi della cavalcata nerazzurra degli ultimi tempi.

Cavalcata che, però, rischia di non portare a niente più della qualificazione alla prossima Europa League, sempre che l'Inter riesca a confermarsi ai livelli degli ultimi mesi. E le responsabilità? Difficile identificarle, anche perché la squadra di Pioli nei momenti topici non ha mai fatto quel salto di qualità che le avrebbe assicurato di giocarsela fino alla fine con Roma e Napoli. E imputare tutto a un inizio di stagione sotto tono è, francamente, riduttivo; anche se, a pensarci bene, un esame di coscienza da parte di chi per mesi non ha dato il cento per cento per la causa, forse non farebbe poi tanto male.