Dal settembre del 2010 lavora alla Direzione Comunicazione e Immagine di Mediaset (ovviamente nel settore sportivo), per quello che lo stesso Alexi Guffanti definisce "giornalismo istituzionale". Ma il richiamo del campo, dell'erbetta e dei tacchetti sul terreno è costante e impetuoso. Una sensazione che può comprendere appieno solo chi ha il calcio nel proprio DNA. Nel suo caso, frutto di una passione innata e praticata sin dai tempi in cui la sua penna circolava tra "La Prealpina" e "Il Nuovo Calcio".


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1) Un commento sul campionato fino ad ora

"L'ultima giornata ha delineato chiaramente la supremazia della Juventus che ancora una volta ha dimostrato di essere un gradino sopra Roma e Napoli. La vittoria degli uomini di Sarri contro la Lazio ha chiuso i giochi per il terzo posto, ora il tecnico partenopeo farà di tutto per centrare il secondo. In zona Europa League è ancora tutto da vedere: il derby potrebbe essere uno spartiacque per le milanesi. In coda mi fa piacere che il discorso si sia riaperto, nonostante credo che servirebbe ridurre il numero delle squadre a 18. Basti vedere il Chievo che, ormai certo della salvezza, ha apertamente annunciato che Sorrentino non giocherà fino a fine campionato. E questo è sinceramente inaccettabile".

2) La sorpresa del campionato (giocatore e squadra) fino a questo momento

"Come squadra senza dubbio l'Atalanta. Quando Gasperini allenava l'Inter, molti addetti ai lavori e miei colleghi non lo ritenevano capace di trasmettere le proprie idee alla squadra, nonostante lo avesse già fatto al Genoa. Invece credo sia proprio lui l'artefice di questo miracolo. Come calciatore dico il Papu Gomez: sta vivendo una stagione incredibile, con colpi che nemmeno a Catania aveva fatto vedere. A tratti è immarcabile, ormai ha esperienza e una consapevolezza dei propri mezzi strepitosa. E l'affiatamento con Petagna lo aiuta molto".

3) Quale evento sportivo avresti voluto raccontare ai tuoi "lettori-ascoltatori-spettatori"?

"La massima aspirazione per chi fa questo lavoro è senza dubbio raccontare la Nazionale ai Mondiali o agli Europei. Adesso il mio è più un giornalismo da scrivania, ma in futuro mi piacerebbe molto seguire l'evento da vicino, in prima persona".

4) Raccontaci un aneddoto curioso vissuto in qualche campo/spogliatoio/sala stampa

"Ricordo la prima intervista che feci, avevo poco più di 20 anni. Ero alla Pinetina per un reportage sull'Inter campione d'Italia nell'anno dopo lo scandalo Calciopoli. Mentre facevo le mie domande a Julio Cruz passò una fuoriserie fiammante che con il suo rombo di motore ovviamente rovinò il nostro lavoro. Il fonico ci disse giustamente di ripetere tutto, ma la stessa macchina ripeté la stessa scena sfrecciando mentre tornava indietro. E poi lo fece una terza volta, suonando il clacson. A questo punto ci fermammo tutti, Cruz allargò le braccia come per dire 'stai rompendo le scatole'. Si abbassò il finestrino: era Zlatan Ibrahimovic che ci fece il gesto dell'ombrello e poi se ne andò. Era lo specchio del clima che si viveva all'epoca in casa Inter: francamente non so se ci sia anche adesso".

5) C'è un collega di una testata rivale che ammiri e vorresti portare a lavorare con te?

"Andrea Marinozzi, telecronista di Sky. Ho fatto con lui l'esame di stato da professionista, è bravissimo nel suo lavoro e mi piacerebbe riallacciare i rapporti. Un altro nome è quello di Marco Foroni, ora direttore di Fox Sports: ho già lavorato con e per lui a Mediaset, è una persona caratterialmente un po' complessa ma che ti insegna tanto, molto preparata e pignola al punto giusto".

6) Quando e come è nata la passione per il giornalismo sportivo? E quando hai deciso di farne un lavoro?

"Prima di nascere la passione per la professione, credo che quasi sempre nasca la passione per il calcio. Io ho giocato sin da piccolo, fino ai tempi del liceo non pensavo di fare il giornalista sportivo. Quando poi all'università mi sono iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia, ho scoperto la passione per la scrittura, mentre prima mi piacevano molto di più le materie scientifiche. E a 20 anni, durante i mesi di stop forzato per via di un grave infortunio ai legamenti del ginocchio, mi si è creata l'opportunità di entrare nel mondo del giornalismo e l'ho sfruttata".

7) Che rapporto hai con i social? Li usi solo per lavoro o anche per interagire con i followers?

"Li uso soprattutto per lavoro. Personalmente sono iscritto ai tre principali (Facebook, Twitter e Instagram), ma sono un po' contro il narcisismo social che affligge molti miei colleghi. Capisco che l'impatto dell'immagine a volte sia più importante della notizia stessa, ma io preferisco non intasare la mia bacheca, né cercare follower solo per appagare il mio ego. Sono un utilizzatore passivo: posto poco, ma guardo tanto".

8) Un portiere su cui puntare questa settimana

"Buffon, o Neto se dovesse giocare lui in vista del ritorno al Camp Nou: la Juventus ha dimostrato di avere sempre la stessa solidità difensiva, chiunque ci sia tra i pali".

9) Un difensore su cui puntare questa settimana

"Gonzalo Rodriguez quest'anno ha reso molto meno del solito, ma ora che si è sbloccato può creare problemi anche all'Empoli".

10) Un centrocampista su cui puntare questa settimana

"Hamsik è a soli tre gol dal record di Maradona, vorrà sicuramente superarlo entro la fine del campionato. Ecco perché non escludo che Mertens possa anche cedergli i tiri dal dischetto".

11) Un attaccante su sui puntare questa settimana

"Dzeko ha sulla carta un impegno più probante rispetto a Juventus e Napoli, ma in questo momento va messo a occhi chiusi. E l'Atalanta senza Gomez non è la stessa".