La sua è la tipica favola del ragazzo di strada, nato, cresciuto e diventato grande tra la sua gente: se esiste un uomo capace di identificarsi nella città di Liverpool, nella sua storia, nelle lotte sociali, quello è senza dubbio Robert Bernard, al secolo Robbie, Fowler. E’ a lui che dedichiamo la puntata di oggi di Memento, una celebrazione per il suo 42° compleanno: un killer d’area di rigore, ma anche un condottiero di mille battaglie, diventato oggi degli uomini più ricchi d'oltremanica.

Nato nella city dei Beatles nel 1975, Robbie è cresciuto da “toffe(tifoso dell’Everton) nell’area di Toxteeth, a sud della metropoli. Poi a 11 anni la svolta: Jim Aspinall, osservatore del Liverpool, lo nota e decide di inserirlo nella “Liverpool Schoolboys”, selezione giovanile dei reds. Una folgorazione che sa di tradimento: “no more blue” per lui, il suo destino sarà colorato di rosso e la Kop, la mitica curva di Anfield, lo accoglierà come un fratello, un compagno, un leader.

Dotato di un sinistro chirurgico e di un grande senso del gol, Robbie si imporrà come bomber principe della Premier League, assieme ad un altro attaccante inglese del tempo, compagno di tante avventure: Michael Owen. Nonostante i 163 gol in Premier League, che lo collocano al 4°posto tra i marcatori più prolifici della Premier (alle spalle di Henry, Andy Cole e Alan Shearer), Fowler vince meno di quanto meriterebbe il suo talento: due coppe di lega inglese, una coppa d’Inghilterra, una Coppa Uefa e una Supercoppa europea, senza mai vincere un titolo nazionale.

Ciò non gli ha impedito di guadagnare il 4°posto nella classifica de giocatori del Liverpool più forti di sempre, dietro solo a tre leggende come Gerrard, Dalglish e Rush. Merito del suo talento, ma anche del grande carisma dimostrato negli anni. Episodio topico quello del quarto di finale di Coppa delle Coppe contro i norvegesi del Brann Berger: dopo uno dei suoi gol esulta mostrando una maglia con la scritta dockers. Il motivo? Una presa di posizione netta in favore dello sciopero degli operai del porto di Liverpool (i dockers appunto), da mesi in lotta contro i licenziamenti voluti dal governo Thatcher.
Un vero capopopolo, sempre al fianco della sua gente.

Eppure l’esultanza che l’ha reso famoso è un’altra. E’ il 3 aprile 1999, c’è il classico derby del Merseyside tra Liverpool ed Everton, una doppia sfida per Robbie dal passato “toffee”. Pronti via segna subito Olivier Dacourt (che poi giocherà in Italia con Roma e Inter), poi al minuto 15 la reazione dei "reds": Mcmanaman crossa dalla destra, palla per Fowler che viene falciato in area di rigore da un giovanissimo Marco Materazzi. L’arbitro Elleray non ha dubbi: è rigore. Sul dischetto va Robbie, che la mette di sinistro nell’angolino e si lascia andare ad una delle esultanze più controverse della storia del calcio: va sulla linea di fondo, si accovaccia e mima il gesto di “sniffare la cocaina”, proprio sotto la curva dell’Everton. Uno scandalo per l'epoca.

Il Liverpool vincerà quel derby per 3-2 e Fowler realizzerà addirittura una doppietta. A fine gara l’attaccante giustificherà il suo gesto come una risposta alle accuse di abuso di droga provenienti dalla tifoseria avversaria. Una difesa, tuttavia, senza successo: la bravata gli costerà una squalifica per 4 giornate e una multa di 60mila sterline. Un gesto istintivo, diseducativo, ma che contribuirà ad accrescere quel mito di icona pop che lo seguirà negli anni a seguire.
E allora auguri Robbie: genio e sregolatezza, un anti-eroe in difesa gli oppressi.
Per la Kop semplicemente “The God”, un Dio tra gli uomini.