Il 26 giugno 2003 Marc Vivien Foé aveva 28 anni. La stessa età di chi vi scrive ora. L’età della maturità, quella vera (diciamolo, a 18 anni sei ancora un ragazzino), quella in cui pensi al passato e ai sogni infranti, mentre gli anni passano e neanche te ne accorgi. Purtroppo in soli 45 minuti, il tempo di una frazione di gara, i sogni di Foe si sono spezzati per uno strano scherzo del destino.

Lione, Stade de France, caldo torrido di piena estate. E’ il giorno della prima semifinale di Confederation Cup: si affrontano la Colombia di Ivan Cordoba e il Camerun di Samuel Eto’o, la sorpresa del torneo, giustiziere nel proprio girone del Brasile fresco vincitore del Mondiale di Corea e Giappone.

Il Camerun parte bene e va in vantaggio al minuto 9 con Pius Ndiefi, bravo a sfruttare la sponda di un compagno e insaccare alle spalle del portiere. La partita si mette in discesa, gli africani tengono bene il campo, ma nella ripresa perdono il terzino sinistro Tchato, espulso per somma di ammonizioni. I leoni d'Africa sono costretti agli straordinari per coprire tutte le zone del campo. Nessuno può immaginare cosa sta per succedere.

Minuto 74: Il centrocampista Foé, stella del Manchester City, maglia numero 17, effettua un contrasto al centro del campo con l’interista Cordoba. La telecamera segue l'azione d'attacco dei sudamericani, ma pochi secondi dopo il gioco s’interrompe: Foé è a terra, respira a fatica. Ivan Cordoba, che era lì dopo il contrasto, è il primo ad accorgersi dell’accaduto. Si inginocchia, gli solleva la nuca, tenta di capire cosa sta succedendo. L’arbitro, il tedesco Merk fa entrare subito i sanitari, ma la situazione appare tragica sin da subito.

Marc esce dal campo in barella, attaccato a una macchina per la respirazione artificiale e con la mascella serrata. L’ospedale è troppo lontano, si opta per il presidio medico dello stadio. Massaggi cardiaci, terapie, tutto inutile, come spiegherà poi il medico della Fifa, il dottor Alfred Muller: Per quarantacinque minuti abbiamo tentato la rianimazione cardiaca. Purtroppo non è stato sufficiente, il giocatore è deceduto. È ancora troppo presto per individuare le cause esatte del decesso, sara necessario procedere ad un’autopsia”.

Intanto la partita procede e il Camerun riesce con la forza dei nervi a tenere il vantaggio, conquistando una meritata finale. Ma la gioia è di breve durata. Negli spogliatoi i medici danno la triste notizia: Marc non ce l'ha fatta. Urla di dolore e lacrime, quello che doveva essere un momento di gloria si trasforma nel giorno peggiore della loro vita.

Di Canio e Foé, appena acquistati dal West Ham (Getty)

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Perché? E' la domanda che si fanno tutti. Tante le polemiche, le ipotesi e le congetture sulla morte di un ragazzo di soli 28 anni, un’atleta dal fisico imponente. Sarà l’autopsia a chiarire ogni dubbio: tossicologico negativo, nessuna sostanza dopante, Marc è morto per un attacco cardiaco. Il giocatore soffriva di una cardio-miopatia ipertrofica localizzata nel ventricolo sinistro, probabilmente congenita, difficile da individuare senza esami appositi”, questa l’analisi di Xavier Richard, procuratore della Repubblica di Lione. E’ bastato uno sforzo, un affaticamento per far cedere il cuore di Marc.

Nonostante il dolore straziante, la Fifa dà il via libera per giocare la finale allo stadio Saint-Denis tra Francia e Camerun. Il momento degli inni è una delle pagine più tristi della storia di questo sport, con 22 giocatori uniti nel ricordo del loro collega/compagno. Il nome di Foé riecheggia in ogni angolo dello stadio, soprattutto nel minuto di raccoglimento. Un silenzio assordante che riempie i cuori di chi fino a pochi giorni fa lo aveva accanto a passarsi il pallone tra un allenamento e l'altro.  

Eto'o e Song sorreggono una gigantografia di Foé (Getty)

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Tanti i cartelli che rendono omaggio all’ex giocatore di West HamLione e City, ma due spiccano su tutti: la sua gigantografia che il capitano del Camerun Song tiene sotto braccio nel momento dell'inno, e una scritta sugli spalti: “Un leone non muore mai, dorme”. Il modo migliore per ricordare un 28enne spezzato da un destino crudele.