“Si chiamerà Internazionale perché noi siamo fratelli del mondo”
Dal 9 marzo 1908 questa vocazione è stato il traît d’union di ogni stagione disputata dall’Inter, rigorosamente sempre nella massima serie del campionato, l’unica in Italia. Oggi la società fondata al ristorante ‘L’Orologio’ compie 109 anni, e vogliamo ripercorrere tutto quello che ha contraddistinto e continua contraddistinguere questo club dal 1929 (data del primo campionato di Serie A a girone unico) ad oggi.

Era la squadra di Arpad Weisz - giusto per ribadire la globalità di questo club - di Meazza e di capitan Leopoldo Conti (217 presenze con la maglia nerazzurra, di cui 196 con la fascia al braccio), ma non si chiamava Inter. Meglio, non si poteva chiamare Internazionale a causa del regime fascista che riteneva il nome troppo accomunabile all’Internazionale Comunista che dal 1919 si era preposta di portare avanti gli ideali bolscevichi: allora Mussolini e il suo partito nel 1928 ne ordinarono il cambiamento in Società Sportiva Ambrosiana e poi in Ambrosiana-Inter: quella società vinse il primo campionato della storia e da allora, ha collezionato18 Scudetti, 7 Coppe Italia, 5 Supercoppe Italiane oltre alle 3 Champions League/Coppa dei Campioni, le 2 Coppe Intercontinentali e il Mondiale per Club del 2010. 

Bisogna aspettare la fine del secondo conflitto mondiale per poter ritrovare la denominazione originale, quella che ha visto i migliori risultati del club. Ma non sono solo i risultati a rendere l’Inter quello che è oggi, è la vocazione verso la fratellanza, verso l’unione dei popoli a contraddistinguere i nerazzurri dal resto delle squadre italiane: 45 nazioni, oltre all’Italia, hanno visto propri giocatori per la squadra di Milano. Dalla Francia di Youri Djorkaeff (auguri anche a lui, dato che il suo compleanno coincide con quello dell’Inter) al Brasile di Ronaldo, passando per la Tunisia, l’Honduras, la Sierra Leone e il Perù. Se tutto ciò non è esemplificativo di quel concetto su cui si basa l’Inter si pensi solo che due fra i primi dieci per presenze con la maglia nerazzurra vengono da confini extra-europei e che nella classifica dei cannonieri all-time il 7° è l’ungherese Nyers e fra i primi 20 figurano l’argentino Demaria, il brasiliano Adriano e l’uruguaiano Recoba. Considerate che il 9° miglior marcatore nella storia delle competizioni europee dell’Inter è un nigeriano. C’è un modo di poter rispecchiare al meglio l'ideale fondante della società? Difficile, ma l’Inter lo ha trovato. 

Inter Campus è uno di quei progetti con cui si vuole rispettare l'idea di fratellanza (Getty Images)

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I nerazzurri non abbracciano il mondo solo sul campo, ma anche nelle posizioni di comando, sia tecnico che societario. Quasi un terzo dei 64 allenatori che si sono seduti sulla panchina dell’Inter provenivano da Paesi che non fossero l’Italia e anche qui le nazioni rappresentate circumnavigano il globo: già detto dell’Ungheria con Weisz, si trova anche il Galles con Astley, l’Austria con Tony Cargnelli (vincitore di Campionato e Coppa Italia a cavallo del 1938 e il 1940) per non parlare dei più famosi argentini e portoghesi. Si parlava anche dell’assetto societario come esperienza diretta della vocazione internazionale e subito questo viene esemplificato dalla presenza di soci svizzeri all’interno dei 44 fondatori e dell’espansione più recente verso il crescente mercato asiatico che vede adesso la società in mano a un gruppo cinese e un gruppo indonesiano. Una squadra che raccoglie 49 milioni di tifosi sotto i suoi colori, il nero e il blu

Il vice-president Javier Zanetti con l'Inter Club Giappone fondato nel 2011 (Getty Images)

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Una storia pluricentenaria che ha portato 5’000 punti esatti in campionato in 2841 partite disputate, di cui 1'402 sono state vinte. 

SquadraGare disputate in Serie A (dal 1929/30)Punti
Juventus2'8025'238
INTER2'8415'000
Milan2'7804'769
Roma2'8004'325
Fiorentina2'6403'915
Lazio2'4993'477
Napoli2'3453'450
Torino2'4103'426
Bologna2'3403'255

I nerazzurri sono secondi nella graduatoria della Serie A a girone unico nonché unica a potersi fregiare della non retrocessione in Serie B. A questo punto molti potrebbero sollevare la discussione in merito al ripescaggio che salvò i nerazzurri dalla retrocessione: chiariamo che qui si prende in considerazione solo la Serie A a girone unico e non il campionato in questione (il 1921/22). Inoltre i nerazzurri, arrivati ultimi in quel girone del Nord, dovevano disputare uno spareggio contro la seconda della seconda divisione prima di essere considerati retrocessi; oltre a questo sia i nerazzurri che il Brescia, così come il Venezia, beneficiarono del 'Compromesso Colombo' che mirava a unire le varie federazioni createsi dopo tensioni politiche e dovette vincere due partite dopo la fine del campionato (uno a livello interdivisionale e uno contro la Libertas Firenze) per mantenere il proprio posto nella massima categoria. 

A prescindere da questa querelle utile solo ad aumentare la tensione fra i tifosi - e di ciò se ne può fare a meno in questo periodo - bisogna solo fermarsi e rendere giustamente omaggio ad una delle storiche squadre del nostro campionato che, da 109 anni, si fonda sulla fratellanza e sul talento. Due ideali che al giorno d'oggi devono essere riscoperti e portati avanti strenuamente.