"Poteva andare meglio". Chissà quanti tifosi della Roma (e sportivi italiani in generale) avranno proferito questa frase oggi, intorno alle 13:15, quando dall'urna di Nyon la pallina giallorossa è stata associata a quella del Lione. Manchester United a parte, probabilmente la compagine più temibile tra quelle ancora in corsa in Europa League. O quanto meno, una di quelle preferibilmente evitabili. E invece no, la (s)fortuna ha fatto il suo corso. La mente, inevitabilmente, va a Clement Grenier, il più recente punto di contatto tra i due club (dopo la toccata e fuga di Yanga-Mbiwa, comunque decisivo nel derby del 25 maggio 2015). Uno che fino a 27 giorni fa era tra le fila dei transalpini a lottare per risalire nelle gerarchie del centrocampo e che ora si ritrova in prestito fino a giugno sulle rive del Tevere. Talpa in casa o preziosa fonte di informazioni da sfruttare? In ogni caso, l'interrogatorio di Spalletti presto andrà in scena. Gara d'andata in Francia il 9 marzo, ritorno all'Olimpico il 16.

UNO SGUARDO AL PASSATO - Non bisogna nemmeno tornare troppo indietro per trovare un precedente tra il Lione e una squadra italiana. Gironi di Champions League 2016/2017, gruppo H con Juventus, Siviglia e Dinamo Zagabria. E con la Roma? Impossibile non ricordare la perla di Amantino Mancini nel ritorno degli ottavi, dieci anni esatti fa. Era il 7 marzo 2007 e, nell'era Spalletti 1.0, i capitolini espugnavano l'allora Stade de Gerland, volando verso la qualificazione ma anche verso un destino atroce (competizione chiusa con il clamoroso 7-1 di Manchester).

L'ALLENATORE - "Certi amori non finiscono", è proprio vero. Come quello tra il Lione e Bruno Genesio. Sbocciato nel 1983, maturato due anni dopo con l'esordio (da calciatore) in prima squadra, rinsaldatosi con le 170 presenze e 12 gol in tutte le competizioni. E ritrovato a tutti gli effetti il 24 dicembre del 2015, giorno in cui è ufficialmente diventato la guida tecnica dopo quattro anni da vice-allenatore. Ancora nessun trofeo messo in bacheca, ma la sensazione di una costante crescita inserita all'interno di un progetto ambizioso. La cui finalità è scontata: tornare ai vertici del calcio francese nel più breve tempo possibile. L'anno scorso si è piazzato secondo, ora difficilmente riuscirà ad andare oltre la quarta piazza, considerato il pressoché incontrastabile dominio del terzetto Monaco - Psg - Nizza.

LA ROSA E LE STELLE - Sotto il profilo del talento e delle qualità tecniche, siamo a livelli piuttosto elevati. Il Lione è prima di tutto una squadra solida in difesa: pensate che nell'ultimo girone di Champions ha incassato soltanto 3 gol in 6 partite (tra cui il rigore di Higuain e la perla di Cuadrado). Gli interpreti sanno adattarsi con disinvoltura al cambio di modulo, anche a gara in corso: è un balletto continuo tra 4-3-3 (schieramento di base), 3-5-2, 4-2-3-1 e 4-3-1-2. L'età media della rosa è di 24.6 anni, sinonimo di un progetto impostato su gioielli da valorizzare e far esplodere. In primis i difensori Mammana e Diakhaby, l'oggetto del desiderio juventino Tolisso, il fresco colpaccio di mercato Depay, l'estro e la fantasia di Darder, l'esplosività e la freddezza di Fekir. E poi c'è lui, Alexandre Lacazette. Idolo, bomber e stella indiscussa del club. Nella stagione in corso è già a quota 26 centri, di cui 21 su 21 presenze in Ligue 1. Con 118 marcature dal 2009 a oggi è già nella storia del Lione, rassegnato all'idea di perderlo sì in estate, ma a suon di vagonate di milioni.

LIVELLO DI DIFFICOLTA' - ???

FORMAZIONE TIPO (4-3-3) - Lopes; Rafael, N'Koulou, Yanga-Mbiwa, Jallet; Tolisso, Gonalons, Darder; Ghezzal, Lacazette, Fekir