A pochi giorni dalla sfida con il Napoli, ritrovarsi a dover fare i conti, in settimana, senza i Nazionali convocati per lo stage deve essere stato un brutto colpo che, Gasperini, in un'intervista a Il Mattino, non ha nascosto. Il tecnico dei nerazzurri non si è però voluto abbattere, ed ha parlato di alcuni retroscena interessanti legati agli azzurri: come nel 2011, quando era vicino alla panchina del Napoli, o come quando, da giocatore, ruppe il labbro a Maradona con una manata al volto. 


QUANDO, NEL 2011, FUI VICINO ALLA PANCHINA DEL NAPOLI... - "Probabilmente sì anche se non ci ho mai creduto tantissimo che potesse succedere. Però quella primavera effettivamente qualcosa si mosse. Mazzarri aspirava a finire alla Juventus e De Laurentiis pensò a me nel caso in cui fosse andato via. Mazzarri restò e non successe nulla"

IL MIO CALCIO -  "È un calcio sempre in evoluzione: chi resta fermo a ripetere le cose che ha fatto sempre, è uno antico. Le cose rispetto a cinque anni fa sono completamente cambiate, quello di cinque anni fa è un calcio già vecchio. Io e Sarri abbiamo le stesso considerazioni su questo aspetto". 

PAVOLETTI - "Che sia arrivato in una top come il Napoli non mi sorprende. È un attaccante con grandi qualità, io consigliai a Conte di inserirlo almeno nella lista dei 30 per gli Europei. I suoi goal sono stati determinanti per i successi del mio Genoa. Quest'anno mi pare sia stato molto condizionato dagli infortuni: ci vuole pazienza, non è mai facile inserirsi a gennaio in una squadra così collaudata come è il Napoli".

SARRI - "E' un allenatore che ha dimostrato che le grandi squadre possono essere allenate anche da chi fa tanta gavetta, e non solo da ex giocatori subito catapultati in alto".

LOTTA SCUDETTO - "Nove punti sono tanti, lo sono anche i sette della Roma. Certo, nella storia del calcio le rimonte ci sono state, ma non serve solo che il Napoli dia il massimo, ci vuole anche una Juve che si addormenti un po'. E la cosa mi pare assai improbabile".