Due sono state le città e le tappe che hanno segnato maggiormente la vita di Fernando Orsi: Roma - con entrambe le squadre della Capitale - e Arezzo, dove ha conosciuto la donna della vita, Daniela, quella che ha sposato. L'ex portiere romano, classe '59, è infatti cresciuto nelle giovanili giallorosse, per poi diventare un giocatore storico della Lazio. Nel mezzo, i prestiti a Siena e Parma e le quattro stagioni amaranto in Toscana, altrettanto formative. Un anno dopo il ritiro, l'inizio da allenatore dei portieri laziali fino al 2001. Poi il ruolo di allenatore in seconda di Roberto Mancini, sia alla Lazio nel 2002 che all'Inter dal  2004 al 2006. Qui s'inserisce un episodio da "sliding doors". "Nell'estate del 2006 ero vicino ad allenare l'Arezzo in B - racconta Orsi a Fantagazzetta - Anzi: era già tutto fatto. Ero ancora legato all'Inter, poi saltò tutto e la società scelse Conte, che lì iniziò a costruire la sua grande carriera da allenatore". Nel corso di quella stagione sarebbe poi stato chiamato nel marzo 2007 a Livorno, al posto di Arrigoni. Rocambolesco il campionato successivo dove viene esonerato due volte e poi richiamato dal presidente Spinelli. L'ultima esperienza in panchina è quella con la Ternana nella stagione 2010-11. 

Con la maglia della Lazio, dal 1982 al 1985 e dal 1987 al 1998, anno nel quale si è ritirato dal calcio giocato (Getty)

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#1 - "La tua vita adesso: cosa fai, dove vivi, come si sviluppa la tua giornata?"
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Vivo a Roma, collaboro con la romana "Radio Radio" e lavoro a Mediaset Premium. In altro modo, ma col calcio resto impegnato tutti i giorni. Mi godo moltissimo anche la mia famiglia, finalmente ho più tempo per loro. Adesso accompagno mio figlio Gabriele alle presentazioni del suo libro "Ali di piombo". L'altra figlia Carolina, gemella, al momento è capocannoniere della Real Balduina, terza serie, calcio a 5".

#2 - "I social network: li usi? Se sì, quali? Che rapporto hai oggi con i tifosi, tanto nella vita reale quanto a distanza, mediante la rete?"
"Per quanto riguarda i tifosi, a Roma sono ovviamente molto conosciuto con i vent'anni in cui ho militato nella Lazio. Lo stesso accade ad Arezzo, dove ho giocato dal 1985 al 1989. Entrambe sono le mie città di riferimento. I social li uso ma non in modo morboso. Ho il profilo personale su facebook ma mi piace moltissimo e di più twitter, perchè più diretto. I miei follower sono per lo più tifosi e questo mi rende contento. Facendo opinione su una radio romana, può accadere mi menzionino per criticare una mia idea ma non mi importa, non rispondo alle provocazioni. Comunque sui social non amo solo parlare di calcio. Leggo, mi informo e pubblico spesso foto dei posti che visito".

#3 - "Una squadra, un compagno, un allenatore e un Presidente che ti è rimasto nel cuore"
"La squadra è senz'altro la Lazio, che guardo sì da tifoso, ma un po' come tutti i club nei quali ho militato.
Il compagno? Io ho un rapporto fraterno con Alberto De Rossi e il figlio Daniele l'ho tenuto in braccio. Con lui ho condiviso davvero tante cose. 
Ho avuto tanti allenatori bravi, ma scelgo Enzo Riccomini, allenatore un po' all'antica ma dagli insegnamenti altissimi. Mi ha allenato due anni ad Arezzo, è una persona straordinaria e che mi ha sempre contattato anche quando ho lavorato altrove, per sapere come stavo, come stavo lavorando. 

Il presidente. Sarebbe facile dire Sergio Cragnotti con cui ho vinto tanto, ma io nomino Gian Marco Calleri: lui mi ha ridato una seconda vita calcistica nell''89". 

#4 - "Quale l'aneddoto calcistico più folle, curioso, strano della tua carriera?"
"Più che un aneddoto è un episodio che ho vissuto come una rivincita. Il mio primo derby, quando incrociai il presidente Viola. Ho giocato nelle file della Roma per dieci anni e invece in quella partita scesi in campo con la maglia della Lazio. I giallorossi, dopo avermi dato in prestito, non mi hanno mai ripreso perchè non credevano abbastanza in me. Quel derby della stagione 1983-84 si chiuse con un grande risultato per noi, 2 a 2, proprio contro quella Roma che poi arrivò in finale di Champions col Liverpool".

#5 - "In carriera chissà con quanti moduli di gioco sarai stato impiegato. Ma qual è il tuo preferito e perché?"
"Ho iniziato col 442 è abbastanza scolastico. Sulla panchina del Livorno sono poi passato al 4231 e al 352. Poi mi sono stabilizzato sul 433, lo ritengo lo schema migliore". 

#6 - "Qual è il gol/parata che avresti voluto segnare nella storia del calcio?"
"Non ho mai provato invidia per un gol, nemmeno dovesse trattarsi di quello di Materazzi nella finale Mondiale. Anzi: in quell'occasione mi misi nei panni del portiere. E quindi sì, c'è una parata nella storia che avrei voluto fare: quella di Zoff a Spagna '82, nei minuti finali di Italia-Brasile. Anche quell'intervento contribuì a vincere il titolo". 

#7 - "C'è un rimpianto nella tua carriera? Oppure qualcosa che hai fatto ma che se tornassi indietro cambieresti?"
"Quando giocavo nell'Arezzo, la società mi fece sapere che il Milan mi voleva al posto di Giulio Nuciari. Era l'era pre Berlusconi. Io rifiutai". 

#8 - "Primo consiglio ai fantallenatori: un portiere su cui puntare questa settimana"
"Szczesny".

#9 - "Secondo consiglio ai fantallenatori: un difensore su cui puntare questa settimana"
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Rugani, anche se trova poco spazio". 

#10 - "Terzo consiglio ai fantallenatori: un centrocampista su cui puntare questa settimana"
"Hamsik".

#11 - "Ultimo consiglio ai fantallenatori: un attaccante su cui puntare questa settimana"

"Belotti".