Steven Bradbury dopo il ritiro, nel 2010 (getty) 

+

16 febbraio 2002, 15 anni fa. Una data importante per i milioni di appassionati di Mai dire gol, che all'epoca ripresero uno degli eventi più straordinari dello sport: la favola di Steven Bradbury.

Nato a Camden nel '73, il 'più fortunato sportivo della storia' fu pattinatore di short track e  successivamente pilota automobilistico australiano. Entrò nella storia appunto il 16 febbraio 2002, quando vinse clamorosamente, e contro ogni pronostico, la medaglia d'oro nei 1000 metri alle Olimpiadi invernali di Salt Lake City: ad 'aiutarlo', una folle e rocambolesca serie di fortunati eventi che gli permisero di avanzare di turno in turno fino alla vittoria, a suggello di una carriera buona ma certo non straordinaria. Bradbury vinse il bronzo nei 5000 m staffetta alle Olimpiadi invernali di Lillehammer nel 1994 ed un Mondiale nel 1991. Poi un grave infortunio - a Montréal riportò una profonda ferita all'arteria femorale, rischiando addirittura la vita - ed il ritorno, ai Giochi del 2002. Dove accadde ciò che appunto le tre voci più celebri della satira sportiva italiana raccontarono, in un video semplicemente esilarante, che oggi Mattia Perin ha ripostato sui social. E che, qui, ovviamente non possiamo che riproporvi.

"Non ero certamente il più veloce, ma non penso di aver vinto la medaglia col minuto e mezzo della gara. L'ho vinta dopo un decennio di calvario", dirà Bradbury dopo la gara. Da allora in poi, "doing a Bradbury" (fare un Bradbury), divenne un diffuso modo di dire per indicare un successo clamoroso e altamente insperato.

Steven Bradbury nel 2002 (getty) 

+