A dispetto di mugugni e luoghi comuni, la Coppa Italia, trofeo che non è così lontano dalle mire dei grandi club – l’albo d’oro parla chiaro – in questo avvio, in riferimento alla fase finale, quella dagli ottavi che vede coinvolte le prime otto del campionato della scorsa stagione, non ha lesinato spettacolo e bel gioco, testimoniate da diversi goal di pregevole fattura e da risultati tanto altalenanti quanto emozionanti. Anche le gare dal pronostico semplice hanno riservato momenti d’incertezza, talvolta facendo soffrire la favorita di turno, o riservando qualche sorpresa, come l’eliminazione casalinga del decadente Sassuolo, sorpresa della scorsa stagione, delusione di quella in corso. La rimonta nel finale della Cenerentola Cesena, ora ai quarti di finale, ha decretato il risultato più sorprendente del tabellone. Cosa ti combinano la spensieratezza e la serenità di affrontare gare che non sono indispensabili nell’ambito di una stagione.

Tornando allo screening tecnico delle singole partite, emergono, per bellezza, le giocate di Dybala, goal di evidente senso della coordinazione, con l’Atalanta, a sua volta, in una gara tenuta in sospeso fino all’ultimo minuto, capace di sfoggiare la spettacolare segnatura di Konko, autore di un esterno a giro alla Garrincha e al quale fa da “imitazione” anche il goal messo a segno da Nainggolan nella gara con la Sampdoria.Gran tiro a giro di esterno colpendo la palla senza che questa tocchi terra. Nella stessa partita, poi, di grande raffinatezza è il terzo goal giallorosso, marcato da Stephan El Shaarawy, con un gran pallonetto in seguito a un lancio millimetrico di Dzeko. Come, sia pur in maniera diversa, è stata bella la rete, realizzata in controbalzo, di Bonaventura in Milan-Torino, utile alla rimonta, stavolta rossonera, ai danni del Torino. Altrettanto pregevoli le segnature di Zielinski, in Napoli-Spezia, il secondo goal partenopeo di Giaccherini, che non ha fatto rimpiangere Callejon con il suo destro di prima intenzione, e l’azione del terzo goal azzurro, a firma del talento Rog, in caparbia e finissima serpentina dalla linea del fallo laterale. Tutto, va ricordato, a svantaggio di uno Spezia dignitoso, per gioco e tenacia, quanto nella scorsa edizione.

Non sono mancate le pregevolezze anche in Lazio-Genoa, con la rete, molto bella, di Hoedt, il pallonetto a giro, altrettanto spettacolare, di Pinilla, e il goal di Milinkovic-Savic, con esecuzione da manuale di stop e calcio verso la rete, per un 4-2 finale che ha caratterizzato un ottavo di finale all’insegna del bel gioco e di un atteggiamento a viso aperto da parte di entrambe le squadre.

Riserviamo, invece, alla fine, non di certo per minore importanza, la perla messa a segno da Murillo, che ha incantato il Giuseppe Meazza con una rovesciata che a rivederla ha il sapore della perfezione. Un goal che è uno spot per il gioco del calcio, per un 3-2 finale che ha visto l’Inter avere ragione di un Bologna mai domo, capace di trascinare la partita fino ai 120 minuti, per cui solo una sfortunata deviazione nei supplementari (tiro di Candreva) ha consentito ai nerazzurri di guadagnare il passaggio al turno successivo.

L’ottimo livello di calcio espresso in questa fase fa da contraltare all’economia, in senso lato, che si muove e si è mossa intorno a questa competizione che sembra assumere maggiore capacità catalizzatrice nei turni successivi. I numeri dell’attenzione mediatica e degli spettatori presenti sugli spalti non relazionano, in maniera altrettanto meritevole, questi dati allo spettacolo in campo. Se si esclude la presenza in gran numero, soprattutto rispetto alla capienza, dei presenti a Juventus-Atalanta, 38mila i paganti, negli altri ottavi di finale gli stadi hanno contato un numero esiguo di ingressi. La maggiore qualità e fidelizzazione dello Juventus Stadium, tra i pochi modelli in Italia in linea con i parametri e le caratteristiche degli stadi europei di club importanti, ha vinto la calendarizzazione dell’evento. Aspetto che, in parte, ha influito, invece, a svuotare gli altri impianti, già, in molti casi, mezzi vacanti nelle gare di campionato. 15mila a Napoli, 13mila per Milan-Torino e 23mila per Inter-Bologna, con appena 8mila spettatori a Roma per la Lazio (Olimpico con scarsa affluenza anche per l’ottavo dell’altra capitolina), 6mila a Firenze e 2mila a Reggio Emilia. 

Anche lo share televisivo pare aver fatto un’eccezione per Juventus-Atalanta, con 5,1 milioni di spettatori, rispetto 4,4 del Milan e ai 3,3 dell’Inter e, numeri quasi dimezzati, dei 2,5 e 2,2 milioni di Napoli-Spezia e Lazio-Genoa. Ovviamente, la valutazione di questi dati va rapportata anche al numero di tifosi in tutta Italia e alle influenze che un palinsesto televisivo può riservare in quella serata.

Resta, però, che una competizione che, rispetto a un regolamento che potrebbe essere rivisto solo in concerto con la UEFA, visto lo scopo della coppa, che riserva la qualificazione diretta in Europa League, ma, per certi versi, non stimola in maniera evidente l’attenzione mediatica, sempre più attendista e critica, in virtù del valore evento (allo stadio e in televisione), dei tifosi e degli appassionati. Dal campo un bello spettacolo reclama riconoscimento. In fondo, è calcio anche questo. E che calcio.