Lo scrivo da tempo, lo penso da sempre. Giocare il calcio più avvolgente ed entusiasmante del campionato - seppur a tratti, e con delle zone nere, altrimenti parleremmo del Barcellona e non del Napoli - non è facile. Spessissimo, ad esempio, costringe allo scarso cinismo, a modesta concretezza, ed a quel tipico approccio anche un po' bohémien che poco si addice alle squadre in corsa per la vittoria finale. D'altra parte, quando le cose funzionano, la musica che risuona forte è quella della Bohème, e ciò che si riesce a mostrare in campo è efficiente e godevole almeno quanto i primi 30 minuti giocati a San Siro da Sarri e i suoi ragazzi. E' l'insostenibile leggerezza dell'essere (la squadra più bella del campionato).

Vie di mezzo? Poche, forse nessuna, proprio come quella della città che ospita la squadra che, oggi, a dispetto della classifica, è tornata ad essere la più seria candidata alla vittoria del campionato delle seconde. Per poi riprovare legittimamente, tra qualche mese, a fare paura alla Juventus: ancora troppo matura la Signora, per farsi riprendere, nonostante qualche intralcio di troppo, e qualche imprevista caduta. Ciò che manca al Napoli, a differenza dei bianconeri, è anche una certa predisposizione alla tenacia che però ieri, come giustamente ha commentato Sarri, per la primissima volta in assoluto è andata in scena: "Per la prima volta ho visto una squadra che ha saputo soffrire", ha detto il tenico, appagato per una vittoria che, al di là del prestigio, serve soprattutto a dar continuità ad una striscia fatta di 3 pareggi e 7 vittorie, con 26 gol fatti e 12 subiti, ed iniziata proprio a seguito del momento di peggiore sofferenza. Ovvero, da quel Juventus-Napoli 2-1 che era stato marchiato a sangue e fuoco dal 'traditore' per eccellenza. E che, evidentemente, ha risvegliato molti degli istinti assassini sopiti, soprattutto nei cuori e nelle menti dei due piccolini per eccellenza. Insigne, che dopo un inizio di campionato in penombra finalmente ha ricominciato a farsi notare (nel bene e nel male, vedi il retropassaggio masochista che al 45' ieri ha lanciato Bacca contro Reina), e soprattutto Mertens, offerto ad astanti - e fantallenatori - nell'inaudita veste di centravanti, che nelle ultime sei presenze in campionato ha partecipato attivamente, con 9 gol e 2 assist, a ben 11 reti. Roba da rendere ridondante l'arrivo di Pavoletti (comunque necessario) ed il ritorno di Milik (come sopra).

Ciò che Sarri ora deve riuscire ad evitare in ogni modo e misura, ritornando a Kundera ed all' 'insostenibile', è però la vertigine. Che sì, a dispetto di quanto ha instillato Jovanotti nelle menti d'un'intera generazione con un ritornello infame, è davvero l' 'ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere, ebbrezza della debolezza'. Quella, per intenderci, che ha incantato malevolmente la squadra dal 30' fino allo scadere, periodo in cui, pur senza rischiare di crollare, mentalmente e fisicamente, il Napoli comunque ha rischiato di gettare alle ortiche quanto di stellare aveva fatto in precedenza. Stavolta, però, il Milan che si risveglia puntualmente solo dopo aver preso un paio di ceffoni, non ce l'ha fatta: e non è un caso che ad arrestare la fame di rimonta dei rossoneri - che sembrano un po' troppo sazi a seguito della vittoria di Doha - sia stata la squadra azzurra. Che, peraltro, non dimentichiamolo, continua ad esser orfana di due perni difensivi come Koulibaly e Ghoulam, oltre che di soluzioni offensive. I margini di miglioramento, quindi, esistono eccome, e consistono anche in due alternative di primissimo piano come Zielinski e Diawara che da qui alla prossima stagione non saranno solo due eccellenti rivelazioni ma due consolidate certezze del campionato. Perché a questa squadra non serve Maradona, per tornare ai fasti maradoniani. Ma solo migliorare sé stessa, e diventare definitivamente un gruppo maturo, omogeneo e tecnicamente superiore alla media, che deve solo correggersi, rispetto alle falle che ne hanno minato il cammino, negli ultimi anni. Una, forse la più importante, è proprio l'insostenibile leggerezza dell'essere la squadra più bella del campionato. Un progetto che solo Sarri può portare a compimento. Con o senza Maradona, a far da capo osservatore, testimonial della Universiadi, rappresentante azzurro nel Mondo, o, semplicemente, tifoso. Un ritorno, più acclamato che conclamato, che pare servire più a De Laurentiis ed ai tifosi, che al Napoli. E, soprattutto, al progetto Sarri.