Per Sarri, l'addio al Napoli è ormai dietro alla porta. E, forse, verrà ufficializzato già nella prossima settimana. Ciclo finito, niente accordo sul rinnovo, nessuna prospettiva di miglioramento.

Destinazione? Chelsea, probabilmente, visto che il matrimonio con Conte da parte dei blues è ormai logoro e sul punto di terminare anzitempo. Per il leccese, tra l'altro, in Inghilterra non escludono un clamoroso ritorno alla Juventus, insieme a Morata, dove ripartirebbe la sfida al Napoli stesso. Si, ma di chi?

Di nomi, sinora, da Emery a Giampaolo, passando per Fonseca, se ne sono fatti diversi. Forse anche troppi, per i gusti dei tifosi, che preferirebbero la naturale prosecuzione del progetto Sarri: ovvero basato sul bel gioco, sul coinvolgimento di tutti nella manovra d'attacco, sulla tecnica di base. Un'idea di calcio che al limite Benitez (che però ha iniziato a discutere di rinnovo col Newcastle) potrebbe portare avanti, ma non lo stesso Conte, il cui nome era stato fatto addirittura da De Laurentiis ("sarebbe un colonnello perfetto per far rispettare le regole"), non senza provocare una reazione nella tifoseria. Che invece si sente allettata dall'ultimo, caldissimo, nome che i rumors delle ultime 24 ore di calciomercato riportato come possibile, se non probabile: quello di Carletto Ancelotti.

CARLETTO IL GIRAMONDO - 58 anni, una vita a vincere qualsiasi cosa e dovunque. Ora fermo dallo scorso autunno, il mister di Reggiolo ha un conto aperto con la Juventus, che lo ripudiò agli esordi, a cavallo del 2000, quando non riuscì a integrare un futuro fenomeno come Thierry Henry, e concluse il suo ciclo con due secondi ed un 7° posto. Troppo poco, per gli standard bianconeri, e per dei tifosi così esigenti. Talmente tanto che, lo ha ricordato più volte egli stesso, al suo arrivo a Torino lo 'omaggiarono' con la scritta 'Un maiale non può allenare' davanti alla sede bianconera. Lui, da ironico e buongustaio, controbatté: "Ho profondo rispetto per la figura del maiale: le bistecche sono buonissime". Con gli anni, certo, i rancori reciproci si sono affievoliti. Un po' perché nel frattempo Ancelotti è diventato uno dei migliori - se non il migliore, certamente il più vincente - tecnico del mondo, e un po' perché la Juventus, dopo Calciopoli, è tornata in A e nel giro di pochi anni ha dato vita ad un settennato di trionfi impareggiabile. Che, forse, solo un vincente come lui può aspirare a congelare. 

"Onestamente non vedo tante possibilità per poter tornare ad allenare. Non è un problema, credo che prima o poi qualcosa salterà fuori. Non ci sarebbe comunque nessun problema a tornare in Italia”, ha dichiarato, lo stesso Carletto, pochi giorni prima della finale di Coppa Italia (per la quale ha chiaramente dichiarato di tifare Milan). Insomma, di certo sarebbe una bella sfida. Ma ci saranno anche i margini per un accordo?

SUMMIT CON DE LAURENTIIS - Le parti, in verità, si sono già incontrate. Il primo summit risalirebbe ad agosto scorso, in occasione dell'Audi Cup: un incontro cordiale, in cui non si è parlato di un interesse reciproco (anche perché Carletto al Bayern e Sarri all'epoca sembravano intoccabili), ma si è espressa vicendevole stima. Ora, però, De Laurentiis sta provando a capire se c'è modo di trasformare quella cordialità in un affare per entrambi. E magari condividere un progetto comunque, di rilancio senza rivoluzione. Ovvero, senza investimenti folli sul mercato, con due sacrifici importanti e non di più (Mertens e Jorginho, oltre ovviamente a Reina e Maggio), di modo da ripartire da un incasso di almeno un 80ina di milioni da poter reinvestire. Il problema, però, risiede anche nell'accordo economico: Ancelotti guadagnava 8 milioni netti a stagione, e inoltre si autogestiva i diritti di immagine. Un limite sinora concreto, per la gestione sinora adottata dalla società partenopea, che comunque si concede delle eccezioni (vedi Insigne-Adidas) e sarebbe disposta a farne anche per arrivare ad un traguardo del genere. Dall'addio di Sarri, se venisse ufficializzato entro fine mese, arriverebbe poi una cifra simile (la clausola del tecnico toscano è proprio di 8 milioni), che verrebbe prontamente riutilizzata. Oltre a questa somma, ovviamente, ci sarebbero da considerare i circa 2.8 milioni netti che si sarebbero comunque dovuti pagare in un biennio allo stesso Sarri (contratto fino al 2020): per questo l'idea di provare a stuzzicare Ancelotti con un annuale con opzione di rinnovo - come accadde per Benitez, al suo arrivo in Campania - è tutt'altro che campata in aria. Anche perché De Laurentiis sembra deciso a provarci fino in fondo. Ancelotti, difatti, rappresenterebbe anche un profilo di garanzia per il miglioramento - non solo tecnico, ma anche economico - della rosa. La sua capacità gestionale e di coinvolgimento di tutta la rosa è arcinota, a differenza di Sarri, le cui limitazioni nel turnover hanno precluso la crescita di diversi elementi, ora marginali.

POSSIBILE O PROBABILE? - Carletto, però, dovrebbe comunque rinunciare a qualcosa, visto che nei casi suddetti, peraltro, parliamo di cifre nette e non lorde. Una rinuncia non eccessiva, però, per un uomo di calcio che dopo quasi 10 anni a zonzo per l'Europa, ora pensa seriamente di tornare in Italia. Non per la Nazionale: si sente ancora uomo di campo, e l'idea di riprovare a vincere lo Scudetto (ne ha vinto solo uno, in carriera), 15 anni dopo l'ultima volta (Milan 2003-2004) è più che stuzzicante. Riuscirsi a Napoli sarebbe un'impresa forse ancora più ardua delle sue ultime Champions. 

APPUNTAMENTO A SAN SIRO - Un'indicazione importante, probabilmente, arriverà già tra una settimana. Il patron azzurro e Ancelotti, difatti, saranno entrambi a San Siro, per partecipare alla 'Notte del Maestro', l'addio al calcio di Pirlo. In questi giorni, però, si sono già risentiti. E per quella data, ovviamente, De Laurentiis avrà già in mano la decisione di Sarri. Che, dalla sua, incontrerà la società sia domani che giovedi. Potrebbe essere quella l'occasione del vicendevole addio. Non senza rammarico, ma senza astio. Anzi: l'obiettivo è quello di dar seguito a quanto di buono è stato fatto da Sarri in questi anni. E, possibilmente, tramutarlo in vittorie. Quelle che Ancelotti conosce meglio di chiunque altro. E che, anche secondo l'ex Roma Mido, oggi allenatore, rientrerebbe in un vorticoso giro di panchine che, con l'avvento di Mancini in Nazionale, di fatto s'è già innescato.