Nei bar dello sport, quando si parla in generale di calcio e di Juventus in particolare, uno degli sfottò più ricorrenti è sicuramente la storpiatura del motto bianconero "fino alla fine" trasformato in "fino al confine", come a voler minimizzare i meriti della Vecchia Signora che fuori dall'Italia, dicono, non fa che raccogliere delusioni: ovvio, se di delusioni si può parlare in senso stretto quando arrivi due volte in finale di Champions e due volte vieni eliminato da Guardiola e Cristiano Ronaldo, si, la squadra di mister Massimiliano Allegri negli ultimi quattro anni non ha fatto che sbattere con la faccia su un muro impenetrabile. La storia, però, ci racconta anche che questo gruppo guidato dall'allenatore toscano è stato capace nel frattempo di vincere quattro scudetti e quattro Coppe Italia, in continuità col precedente ciclo targato Antonio Conte, riuscendo a farlo in qualunque situazione, con una varietà di colpi e contesti che ha sempre regalato un'emozione nuova ai propri tifosi. Dominante, in gestione, dopo una rincorsa entusiasmante, in un testa a testa (quasi) sino all'ultimo istante, a soccombere sotto i colpi di Buffon e compagni sono stati Roma e Napoli, o anche il Milan tornando indietro nel tempo al primo anno di questo ciclo aperto, e mettiamoci di mezzo anche la Lazio sconfitta due volte nella finale della coppa di lega.

Trovare nuove parole per commentare quella che di fatto si sta rivelando una pagina fra le più importanti dell'intera storia del calcio italiano è un'impresa difficile, ma anche limitarsi a prenderne atto non renderebbe onore a sportivi che, chi più e chi meno, hanno legato il proprio nome a quest'incredibile cavalcata: dai Buffon, Barzagli, Chiellini, Marchisio, sempre presenti dal 2012 ad oggi, ai Douglas Costa e Bernardeschi arrivati appena l'estate scorsa, passando per i Dybala e gli Higuain, assoluti protagonisti delle ultime vittorie della Juventus. Immancabili, come sempre quando è la società degli Agnelli a raggiungere prima di tutti la vetta di questa logorante corsa a tappe, le polemiche: il fatturato, gli orari delle partite, il VAR, e chi più ne ha, più ne metta. Temi che si ricollegano a quegli sfottò di cui si parlava in partenza, probabilmente unici picchetti ai quali si può agganciare chi ha visto tramontare le speranze di gloria eccellentemente alimentate stagione dopo stagione da scelte societarie, calciatori e scelte tecniche che, però, non hanno ancora trovato una continuità tale per far scorrere i titoli di coda sul clamoroso cammino a tinte bianconere di questi anni. Arriverà prima o poi quel momento, inevitabile, forse già fra un anno di questi tempi: mai come adesso, infatti, Marotta e Paratici saranno chiamati ad un rimpasto della rosa da mettere nelle mani di chi avrà l'arduo compito di dirigere le operazioni che si ritroverà a porre in essere il capo dello staff tecnico della squadra più vincente d'Italia.

Tanti punti interrogativi legati al futuro - senza entrare nel merito dei vari casi - di Buffon, Asamoah, Alex Sandro, Barzagli, Lichtsteiner, Marchisio, Khedira, giusto per fare qualche nome, o addirittura il già citato tandem argentino d'attacco: la forza di una squadra sta anche nel sapersi rigenerare, ma qui siamo davanti ad una specie di possibile rivoluzione che però sembra quasi un atto dovuto. Spifferi di calciomercato danno in partenza anche il condottiero principale, Massimiliano Allegri, qui la mente riporta ad un confronto da fare con l'ultimo ciclo vincente prima di quello marchiato a fuoco dalla Juve: l'Inter prima di Mancini e poi di José Mourinho. Ai tempi quella squadra, fra i pezzi pregiati, si privò solamente di Balotelli e Quaresma, che fra l'altro non erano proprio primissime scelte nelle rotazioni dello Special-One, mentre fu proprio quest'ultimo a salutare tutti per sbarcare sulla panchina del Real Madrid. Eccolo il dubbio parallelo: confermare ancora l'allenatore mettendogli una squadra più o meno nuova fra le mani, o tentare di cambiare il parco giocatori il meno possibile affidandosi comunque ad una nuova gestione? O, ancora, non ripitturare solo una faccia della medaglia, ma puntare su qualcosa di mai visto a Vinovo scegliendone una nuova?

Quello che per ora resta agli onori della cronaca è il lato prettamente sportivo di tutta la vicenda, da ribadire sino allo sfinimento perché, altro dovuto atto ripetuto, forse non è chiaro a tutti che si sta vivendo uno dei momenti più incredibili della storia, lì dove non si capisce più qual è lo spartiacque con la leggenda: fino al confine, stavolta si, ma qualcuno ci mostri dove finisce uno e comincia l'altra perché la Juventus in questi anni ha evidentemente confuso un po' tutti. Chi la ama, e chi no: invidia (a volte si sfocia nell'odio, ma quello non è calcio, e questo non è il momento per discutere dei fanatici, chiamiamoli così), amore, passione, alla fine è questo che resta nel cuore di ognuno di noi.