E' arrivato il momento, vicendevole, dei saluti, anche tra Claudio Ranieri e la Ligue 1. Non una stagione esaltante, quella che volge al termine, per il 66enne testaccino alla guida del Nantes. Già da tempo Ranieri era ai ferri corti col suo Presidente, Waldemar Kita, che non a caso ieri in serata, a l'Equipe, ha formalizzato l'addio, dopo solo una stagione e un contratto ancora lungo sino al 2019: "Abbiamo avuto un incontro con gli sponsor, Ranieri ha ringraziato tutti. Noi lo ringraziamo per tutto il lavoro che ha svolto. Non è sempre stato facile. C’è rammarico, ma questa è la vita, non impazziremo”.

Con la Nazionale affidata a Mancini, ora Ranieri rischia di restare fermo: e c'è già chi ipotizza addirittura un suo possibile ritiro. L'idea, in ogni caso, sarebbe quella di tornare in A, dove però non sembrano esserci panchine pronte ad accoglierlo.

Proprio ieri sul Corpost Ranieri aveva scritto alcune riflessioni sul dualismo Napoli-Juve e sulla sua idea di calcio: "In Italia siamo fortunati: sugli spunti che ci offre il nostro calcio potremmo discutere per giornate intere e sarebbero sempre discussioni interessanti, come questa sul calcio di Allegri e il calcio di Sarri, sulla concretezza e la bellezza, il pragmatismo e lo spettacolo.

Ma prima di iniziare dobbiamo chiarire un concetto: cosa significa giocare bene? Un calcio fluido e veloce? Un calcio tecnico e ragionato? Per me una squadra gioca bene quando emoziona i suoi tifosi, quando gioca per fare gol, quando dà sempre l’impressione di poter segnare. A questo punto finale possiamo arrivarci in tanti modi. Tenendo palla e facendola girare con grande piacere per gli occhi come fa Sarri o basandosi su una solida organizzazione difensiva e liberando l’estro dei campioni come fa Allegri. La mia idea di bel gioco è questa: creare un collettivo solido e metterlo a disposizione dei campioni che hai in squadra, perché se i campioni esaltano le proprie caratteristiche allora sì che ti diverti. [...] Ai ragazzini non bisogna spiegare la tattica in modo tanto esasperato, va liberata la loro tecnica, il loro estro, la loro fantasia. All’estero, vi assicuro, non sono maniaci come noi".