Puntare grosso su Mertens ad inizio stagione sarà stata una delle grandi tentazioni dei vari fantallenatori sparsi per lo stivale, strabiliati dall'incredibile rendimento del centravanti (ex esterno sinistro d'attacco) del Napoli, capace di realizzare 28 reti in una stagione, la scorsa, in cui solo da Dicembre, dopo un'intuizione avuta da Sarri, era stato ricollocato al centro dell'attacco. Il belga, ai nastri di partenza, si prefigurava quindi come una delle scelte più sicure possibili, visto e considerato anche il fatto che il Napoli aveva deciso di continuare, sia in termini di uomini, sia in termini di approccio alle partite,  esattamente sulla stessa falsa riga della scorsa stagione. 

A due giornate dal termine della stagione in corso, il tabellino di Mertens recita 18 reti (di cui 4 su rigore), 6 assist, 1 rigore sbagliato, una fantamedia del 7,78 ed una media voto del 6,25. Numeri buoni, ma non allo stesso livello di quelli dello scorso anno e, in generale, piuttosto distanti da quelli messi assieme da attaccanti come Icardi ed Immobile. Trarre delle conclusioni definitive sulla stagione di Mertens non è facile, anche perchè non facile è stato il suo percorso complessivo, caratterizzato da momenti di buona prolificità alternati a dei periodi neri quasi inspiegabili.

Un confronto con i numeri della scorsa stagione potrebbe aiutare a capire se c'è stato un cambiamento sostanziale nel modo di giocare dell'ex PSV, o, semplicemente, se la riduzione della produzione offensiva sia stata più frutto delle contingenze che di un calo fisico e tattico. Il primo dato che balza all'occhio è quello relativo al numero di tiri tentati: l'anno scorso Mertens ne tentava 4.2 a partita, mentre quest'anno "solo" 3.5. Anche il numero di dribbling si è ridotto, passando da 1.7 ad 1.1 a partita, mentre è aumentato il numero di palle perse ed il numero di controlli errati. Meno tiri, meno dribbling, più errori gratuiti: gli indizi sembrano puntare verso la colpevolezza del singolo piuttosto che dell'organizzazione tattica della squadra.

Durante il suo primo periodo di digiuno, Mertens ha sbagliato occasioni che, in altri momenti della stagione, avrebbe tramutato in gol anche in bello stile.

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C'è però un dato molto interessante da analizzare: rispetto allo scorso anno, Mertens tocca più palloni (26 a partita contro 23) con una maggiore percentuale di passaggi riusciti, anche se di poco (76% contro il 75% dello scorso anno). L'attaccante partenopeo è stato quindi maggiormente nel vivo del gioco; ciononostante, tutte le sue statistiche offensive si sono ridotte sensibilmente. Come è possibile? La risposta è semplice: Mertens ha giocato più lontano dalla porta rispetto allo scorso anno. Il Napoli quest'anno si è trovato spesso a fronteggiare squadre che avevano preparato la partita col preciso obiettivo di tagliare le fonti di gioco preferite dagli uomini di Sarri, ossia la famosa catena di sinistra Insigne-Hamsik-Ghoualm e ed il trio Albiol-Koulibaly-Jorginho. Mertens si è quindi dovuto spesso sacrificare, più che in passato, in un ruolo di raccordo che ne ha limitato il volume di conclusioni (più di 150 lo scorso anno, circa 120 in questa stagione, con un numero di partite disputate maggiore) e, soprattutto, la lucidità nel momento propizio (la percentuale di finalizzazione è scesa dal 25 al 19%). 

Tutte queste concause hanno avuto come prodotto finale una stagione complessivamente al di sotto delle aspettative per il folletto belga, che ha messo assieme almeno una decina di bonus in meno rispetto a quelli che molti fantallenatori si aspettavano da lui. In particolare, a gravare particolarmente sulla valutazione dell'operato di Mertens sono i due lunghissimi periodi di digiuno (di dieci e nove partite, rispettivamente) che hanno costretto il Napoli e, probabilmente, molti fantallenatori a trovare delle soluzioni alternative. Definire deludente la prestazione globale di Mertens è forse troppo eccessivo, visti i numeri. Ma, a conti fatti, da lui ci si aspettava sicuramente di più. Abituare allo straordinario è tanto bello quanto pericoloso, se poi di tanto in tanto torni normale. E, la stagione di Dries, in una sola e semplice parola, si può etichettare proprio così: normale

Uno dei gol più belli di Mertens in maglia azzurra: senza alcun riferimento, in allontanamento dalla porta, si inventa una parabola che è molto più simile ad una pennellata su un quadro che ad un tiro.

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