Pepe di nome, ma anche di fatto. Simone si è ritirato l'estate scorsa, dopo una stagione al Pescara, lasciando permanente il ricordo di un giocatore tutta grinta e generosità. Gli infortuni hanno spesso accidentato la sua carriera, ma la tempra e la solarità, hanno fatto sì che chiudesse con la professione senza troppi rimpianti. 

Nato ad Albano laziale nel 1983, viene tesserato nelle giovanili della Roma. La sua prima tappa importante resta quella di Teramo in Lega Pro, dove inizia a mettersi in luce nella stagione 2002-2003. Palermo, Piacenza e Cagliari, le maglie indossate successivamente, fino al triennio magico di Udine, dal 2007 al 2010, nel quale colleziona 128 presenze e 18 gol. Seguiranno gli anni alla Juventus, fino al 2015, club col quale vince moltissimo (quattro scudetti, una Coppa Italia e due Supercoppe italiane), scende in campo 95 volte e mette a segno 13 reti. Nelle ultime stagioni viene tesserato dal Chievo e infine dal Pescara. La sua ultima gara pre ritiro è datata 26 febbraio 2017, contro i clivensi. Poi una ridda di problemi fisici lo mettono ko sino al termine della stagione.
Pepe conta anche 23 presenze con la Nazionale maggiore e, a poche settimane dall'inizio di Russia 2018, l'occasione è buona per parlare del Mondiale da lui giocato - Sudafrica 2010 - e concluso in modo molto negativo. Pareva uno dei punti più bassi della storia del nostro calcio e invece pare adesso acqua di rose, davanti alla mancata ultima qualificazione. "Ci accorgeremo della nostra assenza solo quando comincerà il torneo - dice l'ex Juventus - Ero a Milano la sera dello spareggio con la Svezia, a San Siro l'atmosfera era da brividi, avrei voluto andasse tutto alla grande, le premesse c'erano. Non è stato così. E' brutto, perchè il Mondiale unisce la gente, nel 2006 mi sono sentito un capo ultrà azzurro per quanto ho tifato per loro". Seppur la competizione africana e Milano 2017 siano contesti diversissimi, chiediamo se in queste due crisi ci sono paradossalmente dei punti in comune. "Non ho vissuto la situazione, al contrario di quella di otto anni fa - risponde - ma è innegabile che, per quante cause possiamo tirar fuori, la crisi è generazionale. Il 2006 proponeva una squadra molto forte, quella del 2010 era composta da bravi giocatori, ma non del tenore di quelli iridati. In sostanza, non abbiamo avuto mai più atleti di quel livello. I calciatori sono il fulcro, al di là di tutti i motivi sui quali val la pena o meno discutere. Tuttavia ho molta fiducia nei ragazzi di oggi: costruiranno un bel gruppo". 

Stagione 2016-2017, una delle ultime partite da giocatore di Pepe al Pescara, prima del ritiro (Getty)

+

#1 - La tua vita adesso: cosa fai, dove vivi, come si sviluppa la tua giornata?
"Faccio il procuratore, vivo dividendomi tra Pescara, Roma e Torino. La mia giornata inizia portando i bambini a scuola. Poi, con l'avvocato Alessandro Bucceri, iniziamo a lavorare per i nostri ragazzi, a guardare moltissime partire, soprattutto dei settori giovanili. Attualmente vivo in Abruzzo ma a breve tornerò a Roma. La scelta del ritiro è maturata nel momento in cui il calcio, oltre ai miei doveri professionali, non era più un divertimento. Per me lo era anche l'allenamento, ma causa i tanti infortuni degli ultimi anni, che nemmeno mi permettevano una preparazione in campo continuativa, ho scelto di smettere. Al mestiere di agente ho sempre pensato: ho naturalmente tanta passione per questo sport, inoltre mi è sempre piaciuto visionare le gare, i calciatori".

#2 - I social network: li usi? Se sì, quali? Che rapporto hai oggi con i tifosi, tanto nella vita reale quanto a distanza, mediante la rete?
"Sì, ma ne faccio un uso tranquillo. Soprattutto adesso che ho con me i ragazzi, voglio dare l'esempio, mantenendo un profilo equilibrato. Mi piace scherzare, ridere nei momenti giusti ma non strafare.
Con i tifosi ho sempre avuto un buon rapporto, anche perchè in campo non mi sono mai risparmiato e questo è sempre stato apprezzato. Il legame più stretto si è creato coi sostenitori dell'Udinese e della Juventus. Mi invitano spesso alle loro cene e feste organizzate. Non vado principalmente per due motivi. Il primo, riguarda il mio inizio professionale di procuratore: partecipare a quei contesti, comporta difficoltà nello staccarsi dall'immagine di giocatore, quando non lo sono più. Il secondo, sempre per questioni lavorative, non mi permette un compromesso. Detto ciò, gli inviti mi fanno sempre tantissimo piacere".

#3 - Una squadra, un compagno, un allenatore e un Presidente che ti è rimasto nel cuore
"I club sono Udinese e Juventus: la prima il mio punto di partenza, la seconda di arrivo. In tutto sono stati otto anni e mezzo fantastici, nei quali mi sono formato come uomo e calciatore. Il tutto senza dimenticare il Teramo, perchè è stata la mia prima esperienza fuori casa, mi ha catapultato dal calcio giovanile a quello professionistico.
Quanto ai compagni, non me la sento di citare nessuno in particolare. Ho vissuto sempre lo spogliatoio in maniera molto attiva, parlavo e mi relazionavo tanto con tutti, pure con i compagni stranieri, non sapendo una parola d'inglese! La lista degli ex colleghi coi quali mi sento ancora è davvero lunga.
Gli allenatori, invece? Pasquale Marino a Udine e Antonio Conte a Torino, nonchè Zecchini a Teramo. Quest'ultimo mi ha dato fiducia facendomi giocare da ragazzo in mezzo ad uomini tosti e in una Lega Pro più forte di quella attuale.
Marino, invece, mi accolse in Friuli dopo Cagliari, con un parco attaccanti già pieno e con le gerarchie decise. In ritiro gli chiedo quante opportunità potessi quindi avere di scendere in campo dal primo minuto, lui mi rispose molto chiaro che non rientravo nei piani, ma poichè in ritiro mi aveva visto bene, era comunque pronto a cambiare idea. Mi premise che ci sarebbe stato da sudarsi la maglia, ma che se davo dimostrazione di meritarmela, nulla mi sarebbe stato precluso. Nel novembre 2007, prima della gara che vincemmo a Firenze per 2 a 1, m'imposi nel ballottaggio con Floro Flores, da lì in poi ho giocato 103 partite di fila.
Conte credo sia invece uno dei più bravi mister che ci siano in circolazione. Ero già predisposto, ma mi ha rafforzato la cultura del lavoro, diciamo che mi ha alzato l'asticella. E' stata una cosa importante, visto che avevo come compagni dei "marziani" come Pirlo, Vidal e non solo, trovandomi io con un bagaglio di qualità tecnica minore. Sono cresciuto tanto da tutti i punti di vista: tecnico, tattico e caratteriale.
Quanto ai presidenti, non posso che essere molto legato a Malavolta del Teramo, scomparso qualche anno fa; a Pozzo, che ha creduto in me quando ero in fondo alle gerarchie; ad Agnelli perchè quando in una società regna la perfezione, tutto diventa più facile".

#4 - Quale l'aneddoto calcistico più folle, curioso, strano della tua carriera?
"Ce ne sono tanti, ma voglio raccontare quanto accaduto dopo la partita di addio di Pirlo. Ad un certo punto andiamo all'hotel "Melià", entro in una sala, apro e trovo Maldini, Seedorf, Ronaldo e Shevchenko che si girano, ho i loro occhi puntati addosso, non mi sono mai sentito così un "intruso". Per sciogliere il ghiaccio, faccio allora una battuta: "Clarence, pensa che fuori mi hanno scambiato per un bodyguard!". Detto questo, sono uscito e mi sono proprio defilato. Un gruppo di extraterrestri anche loro, grandissimi e vincenti".

#5 - In carriera chissà con quanti moduli di gioco sarai stato impiegato. Ma qual è il tuo preferito e perché?
"Il 4-3-3, perchè ha sempre esaltato le mie caratteristiche. Indipendentemente dal mio aver cambiato spesso ruolo che, tra le altre cose, mi ha portato solo vantaggi. Nasco centravanti, poi a Cagliari mister Giampaolo - avendo Suazo davanti - mi sposta sull'esterno di sinistra. A Udine, muto ancora posizione in campo. Ribadisco che l'essere stato così camaleontico mi ha solo portato benefici". 

#6 - Qual è il gol che avresti voluto segnare nella storia del calcio?
"La rete in una finale di Champions, credo sia l'aspirazione di ogni giocatore. Credo che sognare sia lecito, è giusto per i ragazzi che vogliono diventare professionisti, ma devono essere anche consci del fatto per arrivare a certi livelli servono sacrifici enormi. In un calcio così fisico serve essere al top sia come atleta che come uomo. Di base sono comunque una persona alla quale piace vivere molto il reale e il presente". 

#7 - C'è un rimpianto nella tua carriera? Oppure qualcosa che hai fatto ma che se tornassi indietro cambieresti?
"
Ne ho pochissimi, tuttavia avrei voluto giocarmi al massimo gli anni alla Juventus. I malanni fanno però parte del gioco. La mia è stata una vita agiata, mi sento fortunato".

#8 - Primo consiglio ai fantallenatori: un portiere su cui punteresti nel prossimo campionato
"Alisson".

#9 - Secondo consiglio ai fantallenatori: un difensore su cui punteresti nella nuova stagione
"Skriniar".

#10 - Terzo consiglio ai fantallenatori: un centrocampista che si confermerà ai livelli di quest'anno
"Cristante".

#11 - Ultimo consiglio ai fantallenatori: un attaccante che può fare molto bene
"Quagliarella. Me lo auguro per lui si possa ripetere, è un amico".