Alla vigilia della gara con il Cagliari, Roberto Donadoni ha parlato così: “La prestazione con la Sampdoria non deve restare un caso isolato: dobbiamo dare un'impronta di quel tipo alle partite”. Ma contro i sardi il Bologna non è stato capace di ripetere quanto di buono fatto 7 giorni prima. Non erano dunque solo mere frasi di circostanza ma parole che fotografavano l'attuale limite dei felsinei.

Roberto Donadoni (Getty Images)

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Bisogna però fare un distinguo. Da una parte bisogna considerare l’aspetto puramente sportivo e quindi i risultati sul campo; dall’altra la gestione aziendale del club, dal 20 settembre 2015 presieduto dal canadese Joey Saputo.

È una gestione molto oculata, anche con piccoli ma sempre significativi passi volti soprattutto a dare la maggiore solidità possibile a tutta la società. Basti pensare agli investimenti fatti per il centro sportivo di Casteldebole: 4 milioni per l’acquisto del complesso, altri 7 per la costruzione di nuovi campi, spogliatoi e altre strutture per la prima squadra ma soprattutto per le giovanili. Il piano quinquennale avviato dal Bologna passerà poi anche, se non soprattutto, dalla questione Dall’Ara: urgono lavori per ammodernare lo storico impianto del quartiere Saragozza che ospita i rossoblu dal 1927. Nell’idea dei dirigenti, in primis del dg Fenucci, lo stadio dovrà diventare una nuove fonte di entrate per stabilizzare ulteriormente i ricavi.

È molto importante distinguere la passione dalla razionalità. La passione non può guidare le scelte a lungo termine. Sarebbe facile venire qui spendere un sacco di soldi, stancarmi e andare via. Io preferisco la razionalità: se le basi sono solide, si può costruire e crescere”. In queste parole di Saputo c’è tutta la filosofia societaria del Bologna attuale. Che si sia realizzata in pieno è ancora presto per dirlo ma la strada intrapresa sembra davvero quella corretta, soprattutto perché punta a rendere i conti indipendenti il più possibile dai risultati sportivi ed è l'unica via sostenibile nello sport professionistico contemporaneo.

Joey Saputo (Getty Images)

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Se da un lato la società fa piccoli passi ma costanti e con un obiettivo ben preciso - solidità economica nel lungo termine - dal campo arrivano segnali contrastanti.
Dal ritorno in Serie A nel 2014 il Bologna ha collezionato un 14esimo e un 15esimo posto: due salvezze tutto sommato tranquille, soprattutto per demeriti altrui. Il campionato passato, poi, è stato segnato da un’impressionante discontinuità, con paurosi picchi verso il basso (1-7 in casa con il Napoli, 4 ko di fila di casa) e risultati positivi specie negli scontri diretti. È mancata la capacità di essere credibili contro le big e gli under 25 su cui la società aveva puntato non hanno compiuto tutti i passi in avanti che ci si augurava.

L’inizio del campionato 2017-2018, invece, è decisamente migliore. Il Bologna non gioca un bel calcio sui 90’ e spesso ha dei momenti di staticità evidenti che si riflettono nella produzione offensiva per la quale le accelerazioni di Verdi non bastano: 118 tiri totali è uno dei dati più bassi del campionato. Però il 15,3% è una delle percentuali di realizzazioni migliori, al pari del Napoli e poco di sotto all’Inter. Significa che la squadra di Donadoni quel poco che produce riesce a concretizzarlo e a farlo fruttare: non a caso delle 6 vittorie ottenute fin qui tre sono arrivate con un 1-0 e cinque con un gol di scarto. Ma il grande miglioramento rispetto alla passata stagione è arrivato nella fase difensiva: sia per media di gol subiti che per occasioni concesse alle avversarie il Bologna ha migliorato sensibilmente i propri dati. Anche in questo caso ha dei clamorosi passaggi a vuoto - basti pensare alla gara con il Crotone o al primo tempo con il Verona - ma nel complesso il giudizio sulla sesta difesa del torneo per gol incassati (18) è positivo. Insomma ci sono dei segnali che fanno sperare i tifosi in un campionato migliore e con ambizioni più alte della salvezza.

A proposito di passaggi a vuoto

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Ma il problema della continuità resta sempre ben vivo ed impedisce al momento di fare qualsivoglia voli pindarici, come ha evidenziato l'1-1 con il Cagliari. Simboli di ciò sono due dei giocatori senza dubbio più talentuosi a disposizione di Donadoni e che fanno ammattire ogni fantallenatore che ha deciso di puntare su di loro. Il primo è Mattia Destro: su di lui la società ha fatto un'investimento pesante investendolo di ampie responsabilità ma, complici gli infortuni, l'ex Roma e Milan non ha ancora dato pienamente il contributo che ci si aspettava. Donadoni lo ha utilizzato con il contagocce nella primissima parte del campionato prima di dargli una maglia da titolare e i gol con Verona e Cagliari danno ragione alla gestione del tecnico.
L'altro giocatore simbolo della discontinuità che attanaglia il Bologna è Adam Masina. Su di lui si sprecano giudizi lusinghieri sin da quando si è affacciato al calcio professionistico. La sensibilità del sinistro gli permette giocate di buon livello ma a 23 anni non ha ancora lo status da titolare inamovibile, sopratutto per le distrazioni in fase difensiva e per le troppe volte in cui sembra sparire dal campo. In definitiva Masina ha buone qualità ma non si riesce ad intravedere oggi che tipo di giocatore possa diventare. 

Allo stesso modo questo Bologna ha costruito ottime basi ma ancora si fatica a capire quale obiettivo possa raggiungere quest'anno. Lo scenario migliore è che il gruppo tiri fuori contemporaneamente il meglio che ha, Donadoni lo incanali nella giusta direzione, arrivi l'Europa League con la società che può permettersi di non (s)vendere i suoi gioielli in virtù della gestione di cui sopra. Dalla parte opposta c'è lo scenario in cui la salvezza arriva senza patemi ma nessuno dei talenti emerge in modo chiaro e nitido, costringendo la squadra a rimanere in un limbo fatto di metà classifica già decisa a febbraio. Ci sono ovviamente infinite vie di mezzo ma gli indizi raccolti fin qui non sono sufficienti per azzardare previsioni. Milan, Juventus, Chievo ed Udinese - le ultime 4 gare del girone d'andata - ci daranno qualche traccia più definita?