Sarri in Nazionale, come "sperato" da Costacurta, ieri? Assolutamente no, come confermato dall'erede designato dello stesso Sarri all'Empoli, oggi Deus ex Machina della Sampdoria, Marco Giampaolo. Il tecnico doriano s'è aperto oggi al Secolo XIX: queste alcune della sue dichiarazioni.

MILAN-SAMP PER L'EUROPA - "Mi piace pensarla, domenica sera a San Siro. E giocarla. Devo però vivere ancora una settimana di allenamenti e vedere i miei giocatori in campo. Vivo molto la settimana, mi fido molto delle sensazioni, delle percezioni. Degli odori. Alla fine 9 volte su 10 ci azzecco sulla prestazione, non sul risultato, sarei un mago. Ci sono partite in cui sono stra-sereno, spero anche domenica, e altre in cui mi scappa qualcosa. Il Milan di Gattuso l’ho letto in maniera disinteressata finora. È cambiato rispetto a quello di Montella, ma in questi grandi cambi di passo concorrono tante variabili".

SARRI IN NAZIONALE - "Mi ha chiamato Sarri e mi ha detto “non ci pensare nemmeno, perché non mi muovo”… scherzo. Questi discorsi non mi interessano. Per me conta fare il massimo nel presente, avere ambizioni. Quando finisce il campionato ci si siede, ci si trova e si ridiscute a bocce ferme. Il calcio va troppo veloce per ogni tipo di considerazione".  

OBIETTIVI SAMP - "Nello stato attuale del nostro calcio ci sono e ci saranno sempre sei squadre fuori portata: Napoli, Juventus, le milanesi e e le romane. Poi ogni campionato devi dimostrare sul campo di essere meglio delle varie Atalanta, Torino che per andare in Europa ha scelto di non vendere Belotti, Fiorentina... Il miglioramento la Samp se lo deve costruire di anno in anno attraverso una programmazione tecnica che deve tendere a migliorare quanto hai fatto nella stagione precedente, anche se è vero che devi cedere un giocatore. Noi l’estate scorsa abbiamo ceduto quattro elementi chiave, Schick, Muriel, Fernandes e Skriniar. E Zapata e Strinic sono arrivati il 31 agosto. Io non ero convinto di fare meglio del decimo posto scorso. La squadra ha saltato qualche step, è andata oltre le aspettative, ma non eravamo costruiti, preparati per giocarci l’Europa. Non mi sto precostituendo un alibi. Siamo lì e ce la giochiamo. Poi a giugno ognuno farà le proprie riflessioni: il club, la critica, il pubblico. Ma a giugno il pallone non rotola più. Sogno? Arrivare sesti sarebbe qualcosa di oltre. Già settimi significherebbe vincere il nostro scudetto. Però, un altr’anno? Tra due? Posso arrivare quinto, quarto, terzo? Stando cosi le cose, ragionando in base ai fatturati, no. Se dopo questo campionato vendo di nuovo 2 o 3 giocatori, come l’anno scorso, posso arrivare settimo solo con dei grandissimi colpi di fortuna. La domanda allora è, per cullare anche il sogno, cosa posso fare?".