Una batte, a suon di prestazioni quadrate e solide, vincendo a Firenze e senza subire gol ormai da tempo immemore.

L'altra risponde, con un secondo tempo sublime, annichilendo la Lazio, e rimontando una gara che in altri tempi sarebbe stata irrecuperabile.

Una ritrova Higuain, ma pur avendo perso per strada Cuadrado e Dybala nessuno se n'è accorto, perché ha una rosa talmente lunga, variegata e tecnicamente spaziale (almeno per la nostra Serie A) da poterne fare serenamente a meno.

L'altra aveva perso Ghoulam, aveva perso Milik, ha riperso Ghoulam prima ancora di ritrovarlo, a gennaio ha ceduto anche Giaccherini e Maksimovic, ed ora sostanzialmente si avvia a giocare i mesi più importanti della sua storia recente sostanzialmente con 11 titolari più Zielinski.

Una, di avere una rosa così ricca e superiore alle altre squadra, ne è perfettamente consapevole, pur senza dichiararlo apertamente. Tant'è che in conferenza stampa il suo allenatore, nell'annunciare che al Franchi non ci saranno Howedes, Dybala, Cuadrado e Matuidi, può anche permettersi di dire che "Non c'è alcuna emergenza".

Beati loro, pensano dall'altra parte, mentre Ghoulam si frattura la rotula in allenamento, e ci si deve appellare addirittura al mercato degli svincolati (vedi Siqueira, fermo da quasi un anno) per completare una rosa che completa non è. E le colpe sono perfettamente suddivise tra Presidente e allenatore.

Juventus, 0-2 a Firenze (getty)

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Napoli, 4-1 alla Lazio (getty)

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Già, perché se la Juventus ha una rosa infinitamente vasta, e il Napoli andrà avanti giusto con i famigerati 11 + Zielinski, Diawara e, quando sarà, Milik, la colpa non è certo della Juventus stessa. L'affare Politano - un arrivo che sarebbe servito a fare turnare serenamente almeno due terzi dell'attacco - non è saltato per colpa di Marotta, ma perché De Laurentiis ha ceduto alle più o meno legittime pretese del Sassuolo solo a 10 minuti dalla fine della sessione invernale. 

Una società in corsa per lo Scudetto non può certo permettersi il lusso di (provare a) concretizzare il suo unico, e più importante acquisto alle 22:50 del 31 gennaio. Così come è surreale doversi appellare agli svincolati per risolvere una lacuna che evidentemente c'è e c'era, fin dal momento del primo infortunio di Ghoulam. Mario Rui finalmente sta tornando ad una condizione di eccellenza, ma da solo (considerato che dall'altra parte l'alternativa di Hysaj è il classe '82 Maggio) ce la farà a reggere la responsabilità di fare attivamente parte dell'imprescindibile catena di sinistra di Sarri da qui a fine stagione? Un percorso ancora lungo e periglioso, quasi come quello della Juventus. Con una differenza, sostanziale, però: la squadra di Allegri ci arriva al netto dei recuperi in corso con un gruppo forse meno affiatato e coeso, ma in cui nessuno è escluso. Anzi, chi più chi meno si sentono tutti coinvolti alla pari nel progetto tecnico. Ieri, per inciso, al San Paolo è stato gioco forza coinvolto un giocatore, Tonelli, che al di là del suo valore specifico non veniva impiegato dal 1' da un anno. Allegri, che esattamente come Sarri a inizio stagione aveva a disposizione 5 centrali, li ha invece tutti saggiamente ruotati e alternati, esattamente come ha fatto con i trequartisti e le ali. Altro tasto dolente che purtroppo va a cozzare con le turnazioni di Sarri, che ha di fatto bruciato Ounas e Giaccherini, oltre a Gabbiadini, Zapata, Pavoletti, e che non ha potuto ricevere in dote neanche Verdi. Che - scelta rispettabilissima, seppur faccia ovviamente discutere - ha detto no al Napoli, come - pare - anche Younes.

Ora starà al Napoli, che finora con 13-14 effettivi è riuscito comunque a reggere l'urto con un calendario fitto e impegnativo, dimostrare di potere tenere il passo. Anche perché è adesso che si deciderà molto del futuro di entrambe. Perché ora si ricomincia con il doppio (nel caso della Juventus, triplo) impegno.

Tottenham e Lipsia, rispettivamente in Champions ed in Europa League, sono due avversarie serenamente alla portata di Juve e Napoli. Che però non possono sottovalutare le proprie doppie sfide. Non solo perché sottrarranno energie atletiche, ma anche mentali alla corsa Scudetto, che inevitabilmente cambierà rispetto alle dinamiche delle ultime settimane, in cui, a prescindere da chi giocava prima e dopo, una vinceva e l'altra rispondeva con il medesimo risultato. Se un percorso del genere verrà confermato - e, personalmente, ne dubito - anche da qui a un mese, allora potremo effettivamente sostenere di avere avuto l'onore di assistere ad un duello rusticano ed epico, tra le due espressioni più fulgide e spettacolari del calcio italiano post triplete. Un miracolo, vero, che però rischia di non compiersi. Anche perché i calendari del prossimo mese raccontano, rispettivamente, di:

Napoli

15.02 Napoli-Lipsia (Europa League)

18.02 Napoli-Spal (Serie A)

22.02 Lipsia-Napoli (Europa League)

26.02 Cagliari-Napoli (Serie A)

03.03 Napoli-Roma (Serie A)

08.03 Eventuale partita di andata ottavi Europa League

11.03 Inter-Napoli (Serie A)

15.03 Eventuale partita di ritorno ottavi Europa League

Juventus

13.02 Juventus-Tottenham (Champions)

18.02 Torino-Juventus (Serie A)

25.02 Juventus-Atalanta (Serie A)

28.02 Juventus-Atalanta (Coppa Italia)

03.03 Lazio-Juventus (Serie A)

07.03 Tottenham-Juventus (Champions)

11.03 Juventus-Udinese (Serie A)

Una è prima, lo è da mesi, e per quanto ha mostrato in campo probabilmente meriterebbe di esserlo anche a fine stagione.

L'altra non è prima, non lo èormai da tempo, ma per come è riuscita a tornare sui suoi standard meriterebbe anch'essa. 

Saranno i dettagli, come sempre accade nelle contese ad altissimo tenore di rivalità, a fare la differenza. E non certo gli sterili e casuali vantaggi che le sviste anche degli ancora perfettibili VAR possono aggiudicare. 

Ma anche le capacità di ognuna di calarsi nuovamente nei ritmi del duplice impegno settimanale. Che per quanto Sarri possa essere ferreo nell'evitare come la scabbia il turn-over, lo costringeranno ad impiegare quelle nuove ed inesplorate risorse che né la sua gestione rigida, né il mercato di una società ancora non pronta mentalmente a rinforzare una rosa da primo posto, hanno garantito. Ecco perché, come vado ripetendo ormai dal giorno dell'estromissione degli azzurri dalla Coppa dalle grandi orecchie, forse l'unico vero modo di arrivare fino in fondo del Napoli potrebbe esser quello di lavorare solo ed esclusivamente ad una competizione: quella a cui giustamente tiene di più. 

Diversamente dalla Juventus, che per esperienza e completezza non può nascondersi, e deve invece provare come sempre ad andare sino a fondo ad ogni cosa. 

Una ci crede, e l'altra pure. E proprio in questo sta il nostro privilegio, da appassionati spettatori.