Sembrava tutto sin troppo comodo il viaggio con vista Champions intrapreso la scorsa estate dall’Inter guidata da Luciano Spalletti. Addirittura l’obiettivo della massima competizione continentale, con il pareggio colto in casa dalla Juventus detentrice degli ultimi 6 scudetti, avrebbe potuto – ma non dovuto - far pregustare i sapori di un campionato trascorso a contendere i gradini più alti ai bianconeri ed al Napoli. Ovviamente – detto con tutta l’autoironia e l’amarezza di cui tutti i tifosi dell’Inter sono naturali portatori saninon sarà così.

È successo che, in una tranquilla settimana pre-natalizia, al Mezza, per la Coppa Italia, è arrivato il Pordenone, col suo carico di tweet gioviali, originali, anche simpatici. Meno simpatica è stata la notizia che l’incontro con i ragazzi guidati da Colucci ha recapitato a Spalletti: le cosiddette seconde linee non riescono ad imporsi neppure contro una buona squadra di Serie C, che anzi fa un figurone al cospetto dei più blasonati colleghi.
Fin qui nulla di allarmante o che, in buona misura, chi segue il calcio e l’Inter non avesse già subodorato. Appare difficile credere che anche in società nessuno ne sapesse nulla. Per lo meno, lo si spera.

Arriva l’Udinese a San Siro: la gara contro i novelli satanassi di Oddo, al netto degli episodi e di un primo tempo comunque ben giocato dall’Inter, ci dice che i nerazzurri non sono riusciti a venire a capo di una gara improvvisamente complicatasi, naufragando nel finale di gara.
Discorso sostanzialmente analogo una settimana dopo, in casa del Sassuolo: dopo l’episodio del rigore fallito da Mauro Icardi, la squadra si è come sciolta, come se i successivi 40’ di gara da giocare fossero un qualcosa che non li riguardasse.

Seguiranno il derby perso in Coppa Italia contro una squadra psicologicamente alla canna del gas – non ce ne vogliano i tifosi del Milan – ed i due pareggi (0-0 e 1-1) contro Lazio e Fiorentina. Contro i biancocelesti a vincere è stata la paura, mentre la gara in Toscana di ieri sera ha chiarito che oltre ad avere riserve di scarsa qualità, Spalletti deve vedersela con una rosa numericamente ridotta. A ciò si aggiunga un evidente crollo – non calo. Crollo - fisico di gran parte della squadra, fattore che appare inspiegabile se si considera che l’Inter non disputa alcuna competizione europea, eppure si ritrova fisicamente svuotata già a metà del percorso.

Ogni gara ha detto una cosa diversa, che si aggiunge a quanto precedentemente affermato dal campo. Come già accaduto nelle stagioni passate, alle prime difficoltà, neppure insormontabili, la squadra ha completamente smarrito la bussola, senza riuscire a ritrovarsi neppure in quelle due o tre cose che fino a qualche giorno prima sembravano essere dei segni distintivi, caratterizzanti, come se fosse in preda ad una gravissima crisi d’identità. Cosa è davvero quest’Inter? Quanto è realmente diversa, distante, da quella che, nelle scorse stagioni, alle prime difficoltà non si raccapezzava in alcun modo, mandando a ramengo il lavoro di mesi?

È sin troppo banale dire che, classifica alla mano, i due punti colti contro Lazio e Fiorentina possano anche essere accettabili, soprattutto se calati in un contesto di una squadra in grossa difficoltà fisica, oltre che numerica, come dimostrato dalla gara del “Franchi” di ieri sera.
Quello che dovrebbe essere inaccettabile sono gli zero punti colti contro Udinese e Sassuolo, squadre contro le quali, se sei l’Inter, “devi” racimolare almeno (!) 4 punti, pur giocando in emergenza o in un momento di calo fisico. Se sei l’Inter e non fai nemmeno un punto per due gare consecutive contro avversari non probitivi,  allora il problema principale non è di profondità della rosa, né di qualità degli elementi che la compongono o di condizione fisica. Ma è mentale, probabilmente generato da una scarsa personalità di un gruppo troppo incline a lasciarsi trascinare dagli eventi, senza quei “generali” in grado di trainare gli altri soldati. Esattamente come era stato nelle stagioni passate.

A proposito di “capitani” e “generali”, si riportano le parole rilasciate da Mauro Icardi nel post-partita del “Franchi”: "Negli ultimi 20 giorni ci è mancato lo spirito, la voglia, la personalità di ognuno di fare bene e lottare per la squadra. Quando si perdono queste cose, lo si sente in campo, negli allenamenti, si sente sempre".
Prescindendosi sulle ovvie ragioni che avrebbero dovuto suggerire ad Icardi di far tremare le mura dello spogliatoio, piuttosto che andare davanti le telecamere e spiattellare tutto, ingigantendo una crisi già evidente, si impongono una serie di domande, a cascata, circa quanto improvvidamente certificato dal capitano dell'Inter.
Per iniziare: forse, questa estate, la rosa messa a disposizione di Luciano Spalletti avrebbe necessitato di una maggiore “pulizia” fra quanti sono reduci dalle vergognose stagioni precedenti? Forse non è bastato inserire 3-4 elementi nell’undici titolare per occultare questo “vizio” che ancora vige in seno al gruppo dei calciatori dell’Inter, quello di “mollare”, come anche D’Ambrosio ammise candidamente l’anno scorso e lo stesso Icardi – il capitano (!) – conferma con altrettanto candore, con la squadra che era prima, poi seconda? Come è possibile che dei professionisti lautamente pagati - e puntualmente con il rinnovo di contratto pronto sul tavolo da firmare – possano soltanto pensare di “mollare”? Chi è preposto a vigilare su questo, in società, cosa intende fare? Si demanderà tutto, ancora una volta, all’allenatore di turno, in questo caso quel Luciano Spalletti che, fin quando ha potuto, ha retto il gioco mediatico ma che adesso inizia a dare i primi segni di cedimento?

Non è pensabile che sia solo il mercato a risolvere i problemi dell’Inter, per altro in una sessione invernale in cui sarebbe impensabile fare “piazza pulita”, per ovvi motivi. Ecco, allora, che è necessario che la società, intesa sia come dirigenza sportiva che come management societario, faccia la propria parte, facendo rispettare le regole. Non è pensabile che Mauro Icardi se ne esca con un discorso del genere e che lo stesso cada nel vuoto. Sarebbe di una gravità inaudita. Più ancora che i tre punti conquistati nelle ultime 5 gare di campionato.

In buona sostanza, in attesa della prossima estate, è necessario che la società, oltre agli irrimandabili correttivi di mercato, riporti un minimo di ordine all’interno della squadra. Quanto visto in campo da parte di alcuni calciatori, totalmente assenti dalla partita, senza il minimo coinvolgimento per le sorti della squadra, unitamente alle parole pronunciate da Icardi, rappresentano dei campanelli d’allarme troppo forti per non essere raccolti e corretti. Non qualificarsi alla prossima edizione della Champions League, dopo un girone d’andata in ogni caso estremamente positivo, sarebbe imperdonabile per un gruppo dirigenziale che acquisendo l’Inter deve dimostrare di essere degna di poterla guidare, senza lesinare sforzi, economici e di attenzione nella gestione. Altrimenti si fa una figura migliore evitando di fare determinati proclami. Non ci sono Fair Play Finanziario o altre scuse che tengano.

Tamponata l’emergenza e, si spera, raggiunta la qualificazione alla prossima Champions, sarà necessario rifondare completamente questa squadra, perché ha denotato i medesimi problemi delle stagioni passate: mancanza di personalità e poca saldezza mentale. Del resto, se si eccettuano i 3-4 nuovi innesti che hanno tamponato e tirato la baracca fin quando hanno potuto, e a parte Spalletti che ha cercato di sopperire con il suo lavoro e la sua – talvolta forzata – prosopepea mediatica, la carcassa della squadra è sempre quella. Senza anima. Con gli avvoltoi sempre pronti a “festeggiare” su quel che resta.