È passato alla storia del calcio per essere stato il primo capitano cattolico dei Rangers di Glasgow, squadra espressione della parte protestante della città. Ma Lorenzo Amoruso, nato a Bari il 28 giugno 1971, è stato anche molto altro. Colonna del suo Bari prima e della Fiorentina poi, decise di lasciare l'Italia e tentare l'avventura in Scozia dove vinse coppe e campionati. In questa chiacchierata abbiamo ripercorso con lui le tappe principali della sua carriera.

#1 - "Partiamo dalla tua vita adesso: cosa fai, dove vivi, come si sviluppa la tua giornata?"

Vivo a Firenze e sono diventato un opinionista anche se ho conseguito entrambi i diploma sia di allenatore di Serie A che di direttore sportivo. Però per entrambe non mi è mai stata data una possibilità per dimostrare di essere bravo in queste attività. Tuttavia lavorare in radio e in tv mi piace molto perché mi permette di analizzare il calcio e di raccontarlo ai tifosi. E poi mi diverto tanto che è la cosa più importante.

#2 - "Che rapporto hai con i social netowrk?"

Li utilizzo ma parlo poco di calcio anzi quasi mai: credo che serva più tempo e spazio per raccontare. Certe situazioni si ridurrebbero a poche parole che non potrebbero esprimere appieno i concetti che voglio condividere. Uso i social per divertimento e per restare in contatto con i miei vecchi tifosi, come per esempio quelli di Glasgow.

#3 - "Una squadra, un compagno, un allenatore e un Presidente che ti è rimasto nel cuore"

Menzionarne uno solo sarebbe molto riduttivo. Ho avuto la fortuna di ottenere i risultati che come squadra ci eravamo prefissati e questo fa di me un calciatore molto fortunato. Posso dire che da ognuno ho “rubato” qualcosa e per questo ringrazio ogni singola persona con cui ho avuto a che fare. Però un saluto speciale voglio a farlo a Vittorio Cecchi Gori che in questi giorni purtroppo non sta bene.

#4 - "Quale l'aneddoto calcistico più folle, curioso, strano della tua carriera?"

Nella carriera di un calciatore ce ne sono un’infinità! Te ne voglio raccontare uno su Gazza Gascoigne, con cui ho giocato un anno nei Rangers. Aveva una distorsione alla caviglia e il fisioterapista doveva bloccargliela con una fasciatura rigida. Quando il lavoro fu terminato il medico gli chiese: “Come va la caviglia, Paul?”. E lui ridendo: “Questa che mi hai fasciato benissimo. È l’altra che è infortunata!”.

#5 - "In carriera hai giocato con i moduli più variegati. Ma qual è il tuo preferito?"

Oltre ai tantissimi moduli ho avuto la fortuna anche di vivere il passaggio epocale dalla marcatura ad uomo, con la quale sono cresciuto, a quella a zona. Per i moduli ho una predilezione per il 4-3-3 però credo che un bravo allenatore sia quello che capisca quale sia il modulo migliore da adattare ai propri giocatori per esaltarne le caratteristiche.

#6 - "C'è un gol che avresti voluto segnare nella storia del calcio?"

Da difensore non è che sia stato un sogno così importante quello di segnare gol. Mi sarebbe piaciuto di più ad esempio andare avanti nella Champions League 1999-2000 quando eliminammo il Parma nel terzo turno preliminare e nei gironi pareggiamo in casa contro il Bayern Monaco solo per colpa di un’autorete. Al ritorno, nella gara decisiva, perdemmo 1-0 su rigore e sbagliammo l’inverosimile.

#7 - "Nella tua carriera ti sei tolto una marea di soddisfazioni. C'è un rimpianto però che ti porti dietro?"

Sicuramente quello di non aver mai potuto giocare in Nazionale. Quando mi sono avvicinato alla convocazione decisi di andare all’estero e questo all’epoca (1997, ndr) veniva letto come una rinuncia al calcio italiano che era certamente il più importante al mondo. Al di là dell’aspetto economico, è stata una scelta dettata anche dal voler aumentare la mia visione intellettuale del calcio e confrontarmi con altri giocatori, altri allenatori, altri schemi, altri climi. Non fu vista come una miglioria, purtroppo. È un dispiacere che però sento non dipendente da me: io ho fatto del mio meglio durante la mia carriera e una maglia azzurra, anche solo come riconoscimento per aver tenuto alto il nome dell’Italia all’estero come è accaduto per altri colleghi, credo di averla meritata.

#8 - "Passiamo al Fantacalcio e ai consigli per i fantallenatori: un portiere su cui puntare questa settimana"

Szcz?sny se dovesse giocare contro il Verona. La prestazione contro la Roma e il salvataggio all’ultimo respiro su Schick l’ha sicuramente galvanizzato. E poi tutte le volte che è stato chiamato in causa ha fatto bene. Il polacco è stato criticato molto in passato ma oggi ha raggiunto un alto livello di maturità.

#9 - "Secondo consiglio ai fantallenatori: un difensore (qui giochi in casa)"

È da un po’ di anni che abbiamo pochissimi difensori che si mettono in mostra. Uno che sta facendo molto bene è Caldara, che sta crescendo grazie a Gasperini ma anche grazie a sè stesso. Non dà mai nulla per scontato, sa impostare, sa far salire la squadra e soprattutto in ottica fantacalcio sa segnare. L’Atalanta affronta il Cagliari e io schiererei Caldara ad occhi chiusi.

#10 - "Terzo consiglio ai fantallenatori: un centrocampista su cui puntare questa settimana"

A me piace tantissimo Veretout: è un centrocampista completo con corsa, forza, tecnica, visione di gioco e capacità di inserimenti. Contro il Milan può fare grandi cose.

#11 - "Infine ultimo consiglio ai fantallenatori: un attaccante su cui puntare questa settimana"

Io punterei su Schick. È vero che ha sbagliato un gol clamoroso contro la Juve ma sta salendo di condizione e questo è importante. Non so se sarà impiegato contro il Sassuolo però rischierei e lo metterei in formazione perché fisicamente sta bene e presto si sbloccherà.