Erano gli anni di una Champions League insidiosa, quando il Barcellona si vide umiliare due volte nella stessa competizione dal gelo spietato del colonnello Lobanovsky, a capo di quella Dinamo Kiev che sorprese non poco nell’edizione 1996\1997. Erano gli anni del Barcellona di Ronaldo, Figo, Stoichkov, di quel Guardiola che poi, da allenatore, avrebbe insegnato al mondo le nuove formule del possesso palla. Ma erano pure gli anni di un calcio che sapeva riservare le più dure lezioni ovunque. Niente poteva essere dato per scontato.

Barcellona e Dinamo Kiev (quest’ultima reduce da due turni preliminari) vengono inserite nel girone con Newcastle United e PSV Eindhoven. L’urna mischia tre squadre che sulla carta si equivalgono, con gli inglesi e gli ucraini un po’ più favoriti, davanti agli spagnoli che, per qualità e tradizione, dovrebbero fare la voce grossa in un raggruppamento comunque non così agevole. E agevole, infatti, non si rivela. Il Barcellona va incontro alla prima sconfitta sul campo del Newcastle. Un 3-2 che avrebbe potuto assumere i contorni di un incubo. Gli inglesi portano a casa la vittoria dopo essersi trovati avanti addirittura di tre goal a zero. Solo la reazione d’orgoglio dei catalani riduce lo svantaggio di una rete. Nel frattempo, sempre nella prima giornata, la Dinamo Kiev del colonnello Valeri Lobanovsky s’impone per 3-1 in Olanda, avvisando subito il girone della sua forza e della sua personalità. Rebrov e il giovane Shevchenko gli uomini più attesi e sotto monitoraggio dei grandi club dell’area occidentale.

La seconda giornata si rivela interlocutoria, col Barça che fa ancora fatica in casa col PSV e con la Dinamo Kiev e il Newcastle che pareggiano sul campo degli ucraini. Un doppio 2-2 che di fatto contente le due prime del girone. Quando alla terza giornata il Barcellona va a fare visita alla Dinamo, l’aria che si respira rievoca ancora le atmosfere del blocco socialista. Lo stadio della Dinamo Kiev sembra ancora immerso dentro i colori e le sfumature della malinconia sovietica. Eppure, l’undici di Lobanovsky non pare affatto in soggezione, né sembra disposto a smettere i panni del protagonista. Sarà il Barça a fare i conti con la forza di una competizione che non fa sconti a nessuno. Dopo mezz’ora di gioco la Dinamo Kiev è già avanti di due goal. Rebrov e Maksimov gelano i blaugrana (che resteranno in dieci a causa dell'espulsione del portiere Hesp), ormai sempre più dentro una crisi d’identità senza via d’uscita. Quando, al 65’, Kalitvintsev sigla la terza rete, la classifica provvisoria del raggruppamento C recita Dinamo Kiev prima e PSV seconda, grazie alla vittoria degli olandesi sul Newcastle United. Il Barcellona rischia seriamente l’eliminazione, vista anche la formula che in questa edizione prevede il pescaggio soltanto delle migliori seconde.

L’incubo ucraino per il Barça non ha fine. Al Camp Nou quando arrivano Rebrov e compagni è l’ultima occasione per gli spagnoli di sperare nella qualificazione, ormai molto complicata. Davanti a una Dinamo Kiev agguerrita, il Barcellona tira fuori una delle prestazioni peggiori della sua storia recente. Tra goal di Shevchenko, autore di una gara straordinaria, e la firma finale di Rebrov ammutoliscono uno stadio incredulo davanti agli errori difensivi e all’impotenza del Barcellona rispetto alla grinta e all’organizzazione tattica degli ospiti. Il 4-0 finale lancia la Dinamo verso la conquista del girone, che si concluderà con la squadra di Kiev qualificata e il PSV secondo a 9 punti, ma fuori dalla Champions, vinta dal Real Madrid in finale con la Juventus.

La Champions League ha attraversato edizioni ancora più spietate. Il Barcellona di quegli anni ne sa qualcosa.