C'era una volta Simone Padoin. In casa Juventus, da qualche mese a questa parte, il testimone e l'etichetta di "talismano" sembrano essere infatti passati tra le mani e sulle spalle di un altro giocatore. E mica uno qualunque: stiamo parlando di Paulo Dybala. La cui stagione, seppur piuttosto altalenante per continuità realizzativa e affidabilità atletica, potrebbe subire a stretto giro di posta un'impennata clamorosamente positiva. C'è un dato che può far sorridere il diretto interessato e i tifosi bianconeri: degli ultimi sei centri collezionati dalla Joya in campionato, ben tre sono arrivati dopo il 90'.

Un trend curioso e interessante inaugurato addirittura il 23 settembre 2017, nel 4-0 ottenuto nel derby con il Torino quando Dybala siglò il poker e la sua personale doppietta al 91'. Una rete utile soltanto per il morale e le statistiche, ma ad oggi già in buona compagnia. I due rigori falliti allo scadere nel giro di due settimane al cospetto di Atalanta e Lazio, che di fatto hanno privato la Vecchia Signora dell'incremento di tre punti certi in classifica, lo avevano fatto piombare in un tunnel lungo e tortuoso, accentuato dai problemi fisici e dall'impatto psicologico che inevitabilmente si abbatte su un attaccante quando viene a mancare il feeling con la porta avversaria. Il ritrovato +3 il 25 ottobre nel 4-1 alla Spal, in tal senso, rappresenta una piacevole ma rarissima eccezione. Bisogna infatti aspettare il 19 novembre per tornare a vedere un gol dell'ex Palermo: è l'amaro KO di Genova con la Sampdoria, ancora una volta una segnatura all'ultimo respiro (94') e inutile ai fini del risultato. Qualcosa, però, comincia a cambiare. E il Dybala che tutti conosciamo torna dirompente al Bentegodi, il 30 dicembre contro Caceres e compagni: doppietta decisiva tra il 72' e il 77' e anno solare chiuso con un 1-3 che lascia ben sperare, a livello singolo e di squadra.

A conti fatti, però, la sua 'resurrezione' è ancora una volta rimandata a data da destinarsi. E per assistere ad essa bisogna aspettare addirittura fino allo scorso 3 marzo, il D-Day della Serie A e potenziale giornata chiave nella corsa al settimo Scudetto di fila. C'è Lazio-Juventus, la partita è quasi finita, mancano 15 secondi al triplice fischio. Il risultato è ancora fermo sullo 0-0, i bianconeri rischiano di perdere altro terreno rispetto alla capolista Napoli, impegnata in serata al San Paolo contro la Roma. Tutti sembrano arrendersi all'inevitabile, lui invece no. Riceve palla da Rugani, si esibisce in uno splendido tunnel su Luiz Felipe, vince il duello fisico con Parolo (tanta roba, visto che il mediano biancoceleste lo batte alla grande per centimetri e chili) e quasi da terra insacca con un sinistro a incrociare nell'angolino alto, lì dove Strakosha proprio non può arrivare. Un'autentica prodezza, dal peso specifico (finalmente) enorme. Il resto, si sa, lo faranno i giallorossi a Fuorigrotta poche ore più tardi. Corsi e ricorsi storici, per la serie 'il destino dà, il destino toglie': il maiuscolo +6 della speranza in finale di Supercoppa, ad agosto, fu cancellato dal beffardo urlo di Murgia. La rivincita, adesso, è stata ripagata con la stessa moneta. E a Massimiliano Allegri, con un potenziale +2 in classifica sugli uomini di Sarri, avere dalla sua parte un talismano del genere non può che giovare.