La Sicilia lo ha adottato e lui si è stretto all'amore di una Regione che lo ha conquistato in tutto e per tutto. Qui vive adesso l'ex centrocampista di Perugia, Juventus e Catania, Davide Baiocco, nato nel capoluogo umbro quarantadue anni fa. La carriera lo ha portato in lungo e in largo per l'Italia, ma lui ha deciso di stabilirsi nel profondo Sud, ma soprattutto di continuare a giocare fino a pochissimo tempo fa. "Questa terra mi ha conquistato - dice - Amo il modo di vivere, mi sono legato moltissimo alla persone". Difficile non farsi segnare da quelle intense quattro stagioni catanesi, dal 2005 al 2009, nelle quali ha conquistato, tra le altre, una promozione in A e la fascia di capitano nel 2007

27 maggio 2007, neutro di Bologna, Baiocco festeggia la salvezza del Catania assieme ai tifosi, dopo la vittoria contro il Chievo (per 2 a 0 Getty)

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Facendo qualche passo indietro, dopo essere partito dalle giovanili del Gubbio, viene tesserato nella Primavera del Perugia e aggregato in prima squadra, proprio nell'anno - 1995-1996 - della promozione nel nostro massimo campionato. Dopo i prestiti al Fano e al Siena, viene girato alla seconda società di Gaucci, la Viterbese in C1, formano assieme a Liverani, uno dei centrocampo più tosti della categoria. Dopo due annate, rientra in Umbria. Il biennio 2000-2002 è così brillante, che la Juventus lo vuole nelle proprie file. L'affare si chiude per cinque miliardi di lire. Purtroppo in bianconero non trova spazio e a gennaio passa al Piacenza, in un finale di stagione molto amaro, con la retrocessione. L'anno dopo alla Reggina però, ottiene la salvezza in Serie A. Nel 2004 rientra a Perugia, raggiunge i play off poi persi, ma resta infine svincolato a seguito del fallimento del club. Baiocco riparte per l'appunto da Catania e qui si legherà per sempre. Tuttavia, ha ancora modo di ampliare la sua carriera altrove: Brescia, Siracusa, Cremonese, Alessandria. Non ne vuol sapere chiudere la carriera da calciatore, accetta quindi le sfide delle categorie inferiori, quali i Dilettanti con Akagras e Siracusa; infine l'Eccellenza con Palazzolo e Biancavilla. 
Forte di un grande amore per il pallone, ma anche di un fisico che lo ha aiutato a smettere molto tardi, impossibile non affrontare con l'ex centrocampista la tragedia di Astori: "C'è poco da dire - risponde tristemente - Io spero sia una fatalità, anche se si tratta di una morte "strana". Il calciatore è controllato e siamo tutti a rischio. Qualunque polemica è irrispettosa e inutile, perchè non ci riporterà indietro Davide. Tuttavia dico che i giocatori dovrebbero essere sottoposti a più controlli, visto lo stress cardiaco al quale sono sottoposti. Magari andrebbero ripetuti più frequentemente gli esami. La prevenzione è sempre la miglior cosa".

#1 - La tua vita adesso: cosa fai, dove vivi, come si sviluppa la tua giornata?
"Ho smesso di giocare a calcio un mese e mezzo fa. Vivo a Catania e sono impegnato con due progetti. Il primo riguarda la promozione del benessere fisico; l'altro l'accademia di perfezionamento calcistico a Siracusa. Mi piace trasmettere ai ragazzi quello che ho imparato nella mia carriera, tenendo in considerazione sia il giocatore in quanto atleta che l'uomo che diventerà".

#2 - I social network: li usi? Se sì, quali? Che rapporto hai oggi con i tifosi, tanto nella vita reale
"Sì, li uso, mi piace molto interagire con altri utenti, soprattutto su facebook, dove ho aperto da poco la mia pagina ufficiale. Mi sono accorto che rappresentano un grande mezzo per comunicare. I tifosi qui a Catania mi trattano come se io non avessi mai smesso di giocare qui, non fossi mai andato via. Nel murales dello stadio "Massimino", tra i cinquanta giocatori più influenti della storia ci sono anche io. Questo è un esempio di come certe azioni superino qualsiasi altro valore materiale, soldi compresi. Sono attestati di stima molto gradi, significano che hai lasciato un segno come uomo, non solo come calciatore". 

#3 - Una squadra, un compagno, un allenatore e un Presidente che ti è rimasto nel cuore
"Non voglio menzionare nessuno. Ho avuto intanto la fortuna di giocare nel Perugia, la squadra della mia città, ma tutte mi hanno apprezzato sia come uomo che come giocatore. Ho avuto anche compagni straordinari, da tutti ho imparato qualcosa. Quanto agli allenatori, non mi ritengo altrettanto fortunato a livello tecnico, ma ognuno di loro mi ha lasciato un insegnamento. Un discorso che estendo anche ai presidenti. Certo, anche con Gaucci sono state croci e dolori, ma pure da un'annata negativa c'è comunque qualcosa da imparare".

#4 - Quale l'aneddoto calcistico più folle, curioso, strano della tua carriera?
"La partita del 2006, Roma-Catania 7 a 0. I giocatori giallorossi non si comportarono bene. Non intendo il punteggio, quello può capitare. Diciamo che non furono dei "signori", l'atteggiamento non sempre determina il risultato ma la persona che sei. Poi, fortunatamente, come tutti gli altri episodi, accade in campo e in campo finisce".

#5 - In carriera chissà con quanti moduli di gioco sarai stato impiegato. Ma qual è il tuo preferito e perché?
"Non mi piace parlare di moduli. L'importante è che il gioco offerto sia propositivo, che i calciatori si prendano rischi e responsabilità, perchè non sempre il tutto è legato al risultato positivo. Purtroppo qua abbiamo ancora la mentalità del "Primo, non prenderle". Dovremmo cambiarla, a partire dai settori giovanili. Mi piacerebbe che questo sistema cambiasse, che magari prendessimo ad esempio quello di altre Nazioni che già fanno meglio. Come mi è capitato di leggere nel libro su Guardiola "Herr Pep": "I medicori rubano, i geni copiano". Dovremmo quindi tirare fuori questa genialità. Quanto al nuovo corso Figc e Lega, purtroppo non sono ottimista. Amo il calcio, è tutta la mia vita, spero nel meglio, ma non mi aspetto nulla di inedito".

#6 - Qual è il gol che avresti voluto segnare nella storia del calcio?
"Il gol non è mai stato il mio pallino. Per me contano i momenti".

#7 - C'è un rimpianto nella tua carriera? Oppure qualcosa che hai fatto ma che se tornassi indietro cambieresti?
"Non mi pento di nulla, tutto ha contribuito alla crescita. Tuttavia, se penso alla mia esperienza con la maglia della Juventus, credo che non rifarei l'errore di snaturarmi, di non essere quello che ero per dimostrare che meritavo di stare in quella squadra. Non ero comunque pronto, neanche sul piano tecnico-tattico, però sarebbe stato giusto avessi ragionato con "Io sono questo, se mi accettate bene, altrimenti pazienza".

#8 - Primo consiglio ai fantallenatori: un portiere su cui puntare questa settimana
"
Allison".

#9 - Secondo consiglio ai fantallenatori: un difensore su cui puntare questa settimana
"Cacciatore".

#10 - Terzo consiglio ai fantallenatori: un centrocampista su cui puntare questa settimana
"Veretout".

#11 - Ultimo consiglio ai fantallenatori: un attaccante su cui puntare questa settimana
"Mertens".