Chissà quali parole avrà pronunciato e quali corde toccato mister Tedino durante l’intervallo di Palermo-Ascoli. E’ quello che mi sono chiesto dopo aver assistito, incredulo, ad un secondo tempo di straordinaria ferocia, in cui i calciatori con la maglia rosanero sembravano dei vecchi leoni smilzi, ma indomiti e affamati che hanno prima azzannato e poi dilaniato le spavalde zebre bianconere che avevano dimostrato nel primo tempo di potersela giocare.

Serrati i ranghi, Tedino in versione William Wallace, avrà probabilmente fatto leva sull’orgoglio ferito di una squadra partita con i favori del pronostico e che, presa consapevolezza dei propri limiti, ha avuto tremendamente paura di non farcela. Un 2018 che conosceva solo sconfitte e un misero pareggio contro la Pro Vercelli; un contagioso panico. Una quarta consecutiva avrebbe aperto un baratro irreversibile.

Ed allora quando Rispoli si è trovato sulla traiettoria del tiro sporco di Nestorovski e ha scaricato nella porta tutta la frustrazione dei rosanero di non riuscire ad essere se stessi, la partita, e forse anche la stagione del Palermo, è cambiata.

Coronado, rinfrancato, ha ripreso fiducia; i suoi dribbling diventavano fatali per i difensori ascolani che cadevano come birilli; la perla con cui l'ex Trapani ha completato la rimonta è da antologia brasiliana (vedetelo il gol, se non lo avete ancora fatto). Poi ancora Rispoli, vero leader e trascinatore dell’armata Tedino, ha chiuso i conti con un inserimento su calcio d’angolo. Seconda doppietta in rosanero per il terzino di Cava de Tirreni che a Palermo ha lasciato il cuore. Nel finale c’è stata gloria anche per Nestorovski, capitano di una barca sull’orlo del naufragio, che ha calciato con rabbia e potenza una punizione sotto l’incrocio dei pali.

Al di là delle singole marcature, tutta la squadra ha cambiato pelle, dimostrando di poter reggere l’impegnativa etichetta di grande favorita. Struna sembrava il nuovo Barzagli, Szymi?ski l’indimenticato Mattia Cassani, perfino Jajalo appariva lucido e chirurgico alla Liverani e Nino La Gumina in tutta la sua verace generosità ricordava il primo Cavani. Un tuffo al cuore, il ricordo dei fasti di un tempo; o semplicemente un déjà vu brevissimo ma fulminante.

Una prova d’orgoglio, una cruenta ribellione, una reazione d’istinto che da anni non si avvertiva sotto Monte Pellegrino. Un nuovo Palermo che ha tutto da dimostrare ma di cui tutti i tifosi sperano di tornare ad innamorarsi.