La passione viscerale di chi ha indossato la maglia azzurra come una seconda pelle, al di sopra di quella a tinte giallorosse. Del resto sono le uniche due maglie indossate in carriera. L'ultima immagine di Daniele De Rossi in Nazionale, con la reazione in panchina a chi gli chiedeva di scaldarsi, mentre l’apocalisse pareva imminente, ci lascia in eredità quell’istantanea di incredulità, rabbia, ira che ha incarnato il sentimento di tutti gli italiani.

Non poteva venire che da uno come lui che ha chiuso la sua lunga militanza tra le fila azzurre a quota 117 presenze, dietro ai soli Buffon, Fabio Cannavaro e Maldini, dopo aver superato Pirlo proprio nella sciagurata gara di andata del play-off contro la Svezia. Un’avventura iniziata 13 anni fa, allo stadio Renzo Barbera di Palermo, in un match valevole per la qualificazione al Mondiale 2006, contro la Norvegia del gigante Carew. Il centrocampista romanista trova la sua prima rete con la maglia azzurra rispondendo proprio al gol dell’ex compagno di squadra. Un debutto da incorniciare con la vittoria dei suoi grazie alla rete decisiva di Toni.

L’avvio di un percorso con Lippi che lo ha portato a diventare Campione del Mondo: in Germania, nonostante l’espulsione diretta e le quattro giornate di squalifica per la gomitata allo statunitense McBride, De Rossi subentra nella finale di Berlino contro la Francia e realizza con freddezza e potenza il terzo calcio di rigore. A Vienna, Euro 2008, con Donadoni ct, sbaglia invece dal dischetto, sempre alla lotteria, contro Casillas: errore decisivo, insieme a quello di Di Natale, per l’addio degli azzurri dalla competizione giocata con la numero 10 sulle spalle e da migliore in campo nel 2-0 alla Francia, in gol con una punizione deviata dalla barriera.

Dal dischetto contro la Francia a Berlino (Getty images)

+
Nel 2010 in Sudafrica realizza la sua unica rete in una fase finale del Mondiale: sugli sviluppi di angolo pareggia i conti con il Paraguay. La spedizione del Lippi bis si rivela comunque fallimentare. Per il riscatto bisogna aspettare Prandelli e il 2012, con prestazioni maiuscole sia da difensore centrale che in mezzo al campo prima della debacle in finale contro le Furie Rosse nella finale di Kiev. De Rossi è sicuramente tra i migliori anche nella Confederations Cup 2013 in Brasile (la seconda a cui prende parte dopo quella 2009 in Sudafrica con rete agli Stati Uniti), chiusa al terzo posto con un gol all’attivo (nel 4-3 contro il Giappone) e la sconfitta in semifinale contro la Spagna per 7-6 ai calci di rigore. Il ciclo Prandelli finisce con un nuovo disastro e De Rossi infortunato nella sfida decisiva con l’Uruguay ai gironi. Arriva comunque lo sfogo dell’ormai senatore azzurro: “A questa Nazionale servono uomini veri non figurine e personaggi”. Imprescindibile il centrocampista romanista anche per Conte, anche se ancora una volta salta per infortunio il quarto di finale di Euro 2016 contro la Germania.
Il gol al Paraguay (Getty images)

+

Nell’amichevole di Nizza contro l’Uruguay, dello scorso giugno, vinta per 3-0, l’ultimo gol in maglia azzurra con la fascia da capitano al braccio: 21 in totale le realizzazioni, di cui cinque dal dischetto, che ne hanno fatto il marcatore più prolifico in attività. Numeri a cui rendere omaggio che non verranno più incrementati, insieme a Buffon e Barzagli hanno detto addio alla Nazionale, dopo la catastrofe sportiva di San Siro, gli ultimi tre campioni del Mondo (insieme a Zaccardo e Gilardino) che non hanno ancora appeso le scarpette al chiodo.