Riassumendo: Ventura, da ieri sera alle 19 circa, non c'è più. L'ormai ex CT è stato esonerato, a Roma, da Tavecchio, in quanto non riteneva di doversi dimettere dopo non aver qualificato la Nazionale ai Mondiali per la prima volta, dopo 60 anni. D'altra parte, nelle sue uniche (e poche) parole dopo la disfatta di San Siro, il tecnico ligure aveva dichiarato di potersi considerare uno dei CT con lo score migliore degli ultimi 40 anni. E, quindi, di meritarsi anche le ultime 7-8 mensilità che gli spettavano, da contratto: già, perché il rinnovo al 2020 formalizzato a luglio scorso è stato annullato, per mezzo di una clausola, dopo il doppio spareggio perso con la Svezia, ma il contratto originario, quello fino a luglio 2018, è ancora in corso. Ergo, la Federazione lo pagherà e lo continuerà a pagare sino al termine. Contestualmente, però, dovrà avere un nuovo selezionatore. Anche perché a marzo 2018 si riscende in campo, per fare da "sparring-partner" (a questo punto, possiamo anche dirlo) a Inghilterra e Argentina (che a differenza nostra al Mondiale ci andranno), ed oltre alla Nations League di settembre 2018 c'è anche un nuovo, rivoluzionario torneo parallelo al Mondiale di cui si parla, in USA. Senza contare che poi, dalla prossima estate, si riprenderà anche a giocare le partite importanti, quelle vere, delle qualificazioni a Euro 2020. Un appuntamento che Carlo Tavecchio, che non si è dimesso - anzi - vuole giocarsi alla grande. Alla grandissima, visto che il suo "modo di sdebitarsi" rispetto alla Nazione ed al CONI si chiama Carlo Ancelotti: l'ha quasi annunciato, in pompa magna, ieri, ai cronisti, ribadendo la sua volontà di non schiodarsi dall'incarico. E' il tecnico di Reggiolo, attualmente libero dopo il licenziamento da parte del Bayern, il candidato forte del nostro 74enne Presidente Federale: con lui i contatti, d'altra parte, erano stati avviati già pochi giorni dopo il suo addio alla Germania. Resta da capire dove la FIGC troverà i soldi per contrattualizzare Carletto, visto che senza allenare guadagna qualcosa come 13 milioni di euro l'anno. E, soprattutto, se alla fine Ancelotti accetterà davvero, visto che tra le sue richieste, pare, ci sia anche quella di avere al suo fianco un uomo di fiducia e di riferimento da inserire nell'organigramma federale, come assistente o team manager. Maldini, ad esempio, che di Milan non ne ha mai voluto sapere, e che con lui ha diviso una 20ina di anni rossoneri (oltre alla stessa Nazionale).

Tutte manovre che imbastirà lo stesso Tavecchio, il Presidente degli "Optì Pobà" e dell'affrettato rinnovo a Ventura, sostenuto da tutte le big di A (compresa la Juventus, che inizialmente non lo voleva), oltre che dalla Lega Nazionale Dilettanti che ha presieduto dal '99 al 2014, prima di candidarsi in Federazione, ad elezioni in cui la stessa LND pesa, politicamente, per circa un terzo dell' "elettorato". Ma anche colui che ha convinto Conte, e che mediante la scelta di un secondo CT di grido prova a fare un atto di forza. Malagò gli ha consigliato di dimettersi (anche perché il CONI non ha il potere né di farlo, né di commissariare la Federazione) ma, dopo la decisione di restare, ha solo, candidamente, ammesso che "Scegliere di rimanere era nelle sue facoltà". 

A Malagò, poco prima, ed anche rispetto al suo "consiglio" a Tavecchio, aveva risposto Renzo Ulivieri (76 anni), presidente dell'AIAC (Associazione Italiana Allenatori Calcio): "Mi aspettavo ben altre cose da un capo come lui. Tanti hanno fatto le loro considerazioni e noi dovevamo farne altre, abbiamo subito una sconfitta pesantissima e abbiamo capito quello che era il pensiero popolare; abbiamo deciso di fare un percorso lineare. Il consiglio federale chiederà la fiducia e se la otterremo potremo andare avanti a lavorare, altrimenti no. Le poltrone contano quindi più di tutto? Per Ventura vale il contratto di un allenatore, come accade per tutti gli allenatori: è stato esonerato e fino al termine del contratto prenderà quello che gli spetta. Per quanto riguarda noi e le nostre poltrone, posso dire che non sono poltrone comode o che ci rendono di più, sono un lavoro e un impegno". Difesa a spada tratta, quindi, anche qui, di Ventura. Oltre che di Tavecchio, ovviamente. Non gli unici, a difendere l'operato del Presidente, visto che poche ore prima sia Gianni Infantino (il Presidente della FIFA, certo non l'ultimo arrivato) che la Lega Pro, mediante Gabriele Gravina, avevano fatto scudo intorno al Pres

Che, forse è opportuno ricordarlo, è stato rieletto solo 6 mesi fa, ottenendo il 54,03 dei consensi contro il suo rivale Abodi (fermo al 45,97 dei voti). Un'elezione passata per molti non addetti ai lavori sotto traccia, che però formalmente gli garantisce di restare in sella fino al 2020. Ovvero, almeno fino agli Europei. 

Contro Tavecchio, le sue mancate dimissioni, e molti altri poteri forti, si è però schierato un affranto Damiano Tommasi, presente ieri a Roma in qualità di numero uno dell'Associazione Italiana Calciatori. Quasi melanconico ed affranto, l'ex mediano della Roma e dell'Italia, mentre era ancora in corso il vertice delle componenti convocato dallo stesso Tavecchio, era riuscito solo a dichiarare che "Carlo Tavecchio ci ha comunicato che non intende dimettersi dalla presidenza della Figc: noi pensiamo che non si possa non ripartire dalle elezioni". Poi, tornato a casa, ha avuto modo e tempo di elaborare quello che, purtroppo, a margine di una giornata come quella di ieri, è il più scomodo, ma purtroppo anche analitico, dei tweet: "Oggi ho avuto la conferma che le panchine sono più scomode delle poltrone".